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SALUTE

​Maria Gabriella Buzzi

Diabete, ansia, depressione i nemici del sonno

Quali sono i farmaci, le bevande, i dolci e le alterazioni fisiche che interagiscono col nostro sonno. Colloquio con Maria Gabriella Buzzi neurologa della Fondazione Santa Lucia IRCCS

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Dott.ssa Buzzi, ci sono malattie neurologiche o metaboliche che impattano sul sonno, provocando sonnolenza o insonnia?

Tra le malattie metaboliche c’è sicuramente il diabete, patologia molto comune. La caduta della glicemia sotto i valori normali, in caso di digiuno o sovradosaggio di insulina, provoca sonnolenza, perché al cervello viene meno l’energia per lavorare. Un altro esempio di malattia dismetabolica che provoca sonnolenza è l'ipotiroidismo. La gotta invece, una malattia metabolica provocata da aumento e deposito di acidi urici, ha l’effetto contrario: provoca insonnia da dolore e calore improvvisi. 

Il dolore è ovviamente un grave elemento di disturbo del sonno. 

Certamente. Pensiamo a chi soffre di mal di testa cronici, che a loro volta possono essere associati ad ansia e depressione. In questi casi abbiamo quadri clinici complessi, nei quali i disturbi del sonno sono la conseguenza di molteplici condizioni. Disturbi della respirazione e quindi del sonno, possono essere causati da disfunzioni del sistema nervoso centrale e non solo dell’apparato respiratorio. Da un punto di vista neurologico è importante anche la corretta esposizione al ciclo giorno-notte. Può succedere perfino in ospedale che un paziente trattenuto a lungo in ambienti privi normalmente di finestre, come le terapie intensive o i reparti di rianimazione, subisca scompensi del ciclo sonno-veglia. Ancora, pensiamo a pazienti con grave cerebrolesione acquisita che presentano quadri di destrutturazione del sonno, come dimostra uno nostro studio di ricerca.

Talvolta può risultare difficile stabilire le cause di un disturbo del sonno. Come distinguere per esempio l’insonnia provocata da un origine di Parkinson piuttosto che dalla sindrome della gambe senza riposo?

La diagnosi di queste patologie è innanzitutto clinica. Il paziente con sindrome delle gambe senza riposo lamenta di non poterle tenere in una posizione rilassata durante il sonno. Il soggetto affetto da Parkinson avverte invece tremore o rigidità del corpo. A questa diagnosi clinica va affiancata l’analisi del sonno. Nel paziente con gambe senza riposo possono verificarsi movimenti involontari che provocano micro-risvegli. Il sonno a questo punto non è più di qualità. Il problema del sonno nella fase più precoce della malattia di Parkinson non è invece legato al movimento, ma alla fase rem. In questa fase il malato di Parkinson può "recitare" quello che sta sognando a causa della sua mancanza di atonia muscolare. È famoso il caso del macellaio che uccise la moglie nel sonno. 
La lamentela che il proprio coniuge è in movimento mentre dorme, è un indizio a cui come medico faccio attenzione, perché può essere collegato allo sviluppo iniziale della malattia. Ovviamente parliamo di manifestazioni eccezionali. Muoversi nel letto e tirare via le coperte al coniuge non è indizio di nulla.

Ci sono anche molti farmaci che, tra le loro controindicazioni, elencano la sonnolenza.

Sono tipicamente farmaci che deprimono alcuni neurotrasmettitori eccitatori. Sedativi, ipnoticiantiepilettici, ansiolitici e alcuni farmaci usati per trattare il dolore cronico.

In questi casi quali precauzioni bisogna adottare.

Vanno assunti senza mai superare i dosaggi prescritti dal medico e bisogna evitare di associarli ad alcolici. La tempistica è un altro dettaglio da curare. Poiché provocano sonnolenza, è opportuno assumerli in un momento della giornata che ci permetta poi di riposare e al contrario bisogna evitare di mettersi alla guida o svolgere attività a rischio sotto il loro effetto. Precauzione ci vuole tuttavia anche nel prescriverli. Un mal di testa da stress, curato genericamente con un ansiolitico, può avere l’unico effetto di procurare sonnolenza. Una diagnosi accurata è sempre importante per una corretta terapia.

The e caffè hanno un ruolo che però cambia da persona a persona. C'è chi non prende sonno se li beve nel pomeriggio. Ad altri bere un caffè a cena non fa niente. Come è possibile?

A the e caffè possiamo aggiungere anche il cioccolato fondente, quando ha percentuali di cacao che arrivano all’80 o 90 per cento. Anche il cacao contiene infatti theobromina e caffeina. La differenza di reazione sta nel fatto che soggetti diversi possono presentare metabolismi diversi. 
Una persona che assorbe lentamente queste sostanze, può bere un caffe alla sera e dormire ugualmente, perché gli effetti della sostanza sul suo organismo si manifesteranno in realtà la mattina dopo. C’entra poi l’abitudine. Io per esempio non bevo quasi mai caffe alla sera. Se mi capita di farlo a una cena con amici, sono sicura che poi non dormirò.

Anche l'alcol ha effetti sul sonno, ma con una curva: sonnolenza prima, sonni agitati poi. E al mattino un grande mal di testa. Per quali meccanismi?

Il primo effetto dell’alcol sul soggetto può in realtà variare tra euforia e depressione. Dipende. È vero però che nel suo ciclo appare strano: sembra che prima abbia un effetto sedativo e poi invece agiti il soggetto. In realtà l’alcol non è nulla di tutto questo e tanto meno un sedativo. La curva che lei descrive si spiega con il fatto che il metabolismo dell’alcol è abbastanza rapido. I nostri ricettori vengono quindi colpiti prima da un bombardamento di sostanza che li intontisce. Quando poi si ripuliscono, è come se si risvegliassero molto sollecitati da un episodio traumatico, e da qui lo stato di agitazione trasmesso al cervello. Non è un’agitazione che necessariamente ci sveglia, ma sicuramente rovina la qualità del sonno.

E il mal di testa al mattino dopo aver alzato troppo il gomito?

Il cosiddetto hangover è una sorta di mal di testa da astinenza. Mi vengono in mente le scene di qualche film, in cui il protagonista si risveglia dopo la sbornia e beve un altro bicchiere per togliersi il mal di testa. Non tutti però sperimentano necessariamente l’hangover. C’è chi invece soffre di emicrania anche dopo aver bevuto molto poco. In questi casi il problema non è però l’alcol in sé, ma il fatto che alcune sostanze contenute nella bevanda possono indurre emicrania in soggetti predisposti.