MONDO
Soldati e famiglie fuggono dai combattimenti
Diario dall’Iraq #3
L’Isis ha catturato centinaia di soldati: li ha torturati e uccisi brutalmente. Quelli che sono riusciti a scappare raccontano la loro disfatta

Le bandiere nere dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante sono a 60 chilometri da Baghdad. Miliziani armati e pronti a tutto: per fermare la loro avanzata non bastano i bombardamenti aerei, perché sul terreno, l’esercito iracheno non regge. L’Isis ha catturato centinaia di soldati: li ha torturati e uccisi brutalmente. Quelli che sono riusciti a scappare raccontano la loro disfatta
Siamo stati abbandonati dai nostri comandanti – dicono – ci hanno lasciati senza ordini davanti algi attacchi. Chi viene da Tal Afar, l’ultima città caduta nelle mani degli estremisti racconta di combattimenti e atrocità.
Li incontriamo al confine con il Kurdistan, mescolati alle famiglie che fuggono dai combattimenti
La difesa di Baghdad è affidata a folle di volontari giovanissimi, che cantano, fanno il segno della vittoria, ma si preparano a un nuovo macello medio orientale. A baquba, un gruppo di uomini armati irrompe in un commissariato, libera i prigionieri e uccide 40 persone.
A Vienna, gli Stati Uniti discutono di cooperazione con l’Iran, preparano bombardamenti aerei con i droni, e inviano una portaerei nel golfo tra le altre opzioni militari: una strategia timida mentre l’Iraq è sull’orlo della disgregazione.
Intanto i civili fuggono dall’Iraq centrale: sono i nuovi profughi, e non sanno che ne sarà del loro paese così tormentato.
Siamo stati abbandonati dai nostri comandanti – dicono – ci hanno lasciati senza ordini davanti algi attacchi. Chi viene da Tal Afar, l’ultima città caduta nelle mani degli estremisti racconta di combattimenti e atrocità.
Li incontriamo al confine con il Kurdistan, mescolati alle famiglie che fuggono dai combattimenti
La difesa di Baghdad è affidata a folle di volontari giovanissimi, che cantano, fanno il segno della vittoria, ma si preparano a un nuovo macello medio orientale. A baquba, un gruppo di uomini armati irrompe in un commissariato, libera i prigionieri e uccide 40 persone.
A Vienna, gli Stati Uniti discutono di cooperazione con l’Iran, preparano bombardamenti aerei con i droni, e inviano una portaerei nel golfo tra le altre opzioni militari: una strategia timida mentre l’Iraq è sull’orlo della disgregazione.
Intanto i civili fuggono dall’Iraq centrale: sono i nuovi profughi, e non sanno che ne sarà del loro paese così tormentato.