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MONDO

26 dicembre 2004 - 26 dicembre 2014

Dieci anni dopo lo Tsunami che sconvolse il Sud-est asiatico

Il sisma raggiunse magnitudo 9.3 e scatenò un maremoto che dall'Indonesia raggiunse in poche ore Thailandia, India, Sri Lanka, fino a lambire le coste dell'Africa orientale. L'onda uccise oltre 230mila persone e interi tratti di costa furono devastati. Oltre alle popolazioni locali, coinvolse molti turisti occidentali che stavano trascorrendo le vacanze di Natale

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di Roberta Rizzo
Sono passati dieci anni da quella terribile mattina del 26 dicembre 2004, quando l'onda provocata da uno dei più forti terremoti della storia a largo dell'isola di Sumatra, nell'Oceano Indiano, trascinò con sè centinaia di migliaia di vite umane. Il sisma raggiunse magnitudo 9.3 e scatenò uno tsunami che in poche ore devastò una vasta area della terra: dall'Indonesia raggiunse in meno di un'ora la Thailandia, l'India, lo Sri Lanka, le Maldive fino a lambire le coste dell'Africa orientale: in tutto quella tragedia colpì 15 Stati.

Un muro d'acqua alto oltre 20 metri
L'onda uccise oltre 230mila persone, interi tratti di costa furono devastati, ma la zona più colpita fu l'isola di Sumatra, la più vicina all'epicentro del terremoto. La provincia di Aceh fu investita da onde alte 20 metri che provocarono circa 180mila vittime. La scossa principale durò un tempo infinito, 8 minuti circa, è venne avvertita da buona parte dei sismografi in attività su tutta la Terra. 

Migliaia di turisti facevano il bango
Quello che è stato uno dei più catastrofici disastri naturali dell'epoca moderna ha avuto la sua origine e il suo sviluppo nell'arco di poche ore. La notizia dell'evento fece il giro del mondo e sconvolse l'opinione pubblica internazionale anche perché, oltre alle popolazioni locali, coinvolse molti occidentali che in quei luoghi stavano trascorrendo le vacanze natalizie. Lo tsunami si abbattè sui resort di lusso di Phuket e Phi Phi Island, in Thailandia. Travolse i villaggi vacanze alle Maldive e sommerse le coste della Sri Lanka mentre la gente, ignara del pericolo, faceva il bagno o prendeva il sole sulla spiaggia. La storia di una famiglia italiana sopravvissuta.

Non esisteva un sistema di allerta
Tra i Paesi colpiti a morte il numero maggiore delle vittime si registrò in Indonesia con 180.000 morti accertati, seguito dallo Sri Lanka con 35.000 vittime, dall'India con più di 10.000 e dalla Thailandia che pianse 5.000 morti. All'epoca, infatti, quei Paesi che affacciavano sull'Oceano Indiano non avevano alcun sistema di allerta per la popolazione che non fu evacuata se non molte ore dopo la tragedia. Non esistevano inoltre sistemi di rivelazione dei maremoti come quello presente invece nel Pacifico. La gente cercò di salvarsi arrampicandosi sulle cime degli alberi, sui tetti delle case o degli alberghi che erano riusciti a reggere l'urto micidiale di tonnellate di acqua e fango. 

Prevenzione
I Paesi colpiti dal disastro hanno creato nuove misure di sicurezza per cercare di limitare al massimo le perdite umane qualora si verificassero calamità naturali simili, primo tra tutti un sistema coordinato di allarme che si avvale di boe collocate nell'Oceano Indiano. Tra gli altri interventi di prevenzione sono state realizzate migliori vie di fuga, piantagioni di mangrovie per frenare l'impatto delle onde e rifugi. Il problema però è che questi sistemi di sicurezza non sono ancora stati testati in situazioni di emergenza. Un centro allerta tsunami è in sperimentazione anche nel Mediterraneo.

L'ondata di solidarietà globale
Ora, 10 anni dopo il disastro, le aree colpite sono state completamente ricostruite, grazie all'intervento di circa 500 organizzazioni non governative che si sono impegnate in un gigantesco sforzo, sostenuto con aiuti complessivi che hanno ragigunto la cifra record di 14 miliardi di dollari. L'esperienza dello tsunami ha segnato uno spartiacque anche nel sistema degli aiuti umanitari: si assistette a una vera e propria gara di solidarietà tanto che il 40% dei fondi raccolti provenì dalla generosità di privati cittadini, fondazioni e imprese. Centinaia di migliaia di case sono state ricostruite e oggi le poche tracce dello tsunami ancora visibili sono quelle lasciate volontariamente per mantenere vivo il ricordo delle vittime.

Le celebrazioni
Dall'Indonesia allo Sri Lanka, dalla Thailandia alla Somalia, decine di migliaia di persone hanno partecipato oggi alle commemorazioni nei 14 Paesi colpiti dallo tsunami. "Lo tsunami ha causato profondo dolore al popolo di Aceh e alle persone che hanno perso i loro cari", ha detto il governatore della Provincia, Zaini Abdullah, alla folla riunita nella grande moschea di Baiturrahman, uno dei pochi edifici sopravvissuti alle onde, ringraziando gli indonesiani e la comunità internazionale per il loro aiuto che ha permesso a Aceh di rialzarsi. Fra le vittime ci furono anche migliaia di turisti stranieri sorpresi dalla catastrofe nelle località balneari dell'Asia, di cui 54 erano italiani. A Banda Aceh, la città principale della provincia indonesiana più colpita dal terremoto di oltre 9 gradi sulla scala Richter che innescò il maremoto, un coro ha aperto la grande commemorazione nel parco principale cantando l'inno nazionale. Migliaia di persone, religiosi musulmani, parenti delle vittime, superstiti e soccorritori, hanno pregato per quanti furono coinvolti nella tragedia.