Il sopralluogo e le indagini
Eitan stabile, chiede dei genitori. Pm: Tadini udì rumori, scrisse il falso
Proseguono le indagini sulla tragedia della funivia del Mottarone. Oggi è il giorno dell'udienza di convalida del fermo, davanti al Gip, per i tre indagati
Il procuratore Olimpia Bossi e il pm Laura Carrera hanno trasmesso al gip Donatella Banci Buonamici, che è anche il presidente dell'ufficio, la richiesta di convalida del fermo di Luigi Nerini (proprietario di Ferrovie del Mottarone), il direttore dell'esercizio Enrico Perocchio e il capo servizio Gabriele Tadini che è pronto ad ammettere domani davanti al gip di Verbania di aver disattivato il sistema frenante con la scelta dei forchettoni per evitare il bloccod ella cabina. "Ho corso il rischio ma l'ultima cosa al mondo che pensavo è che si potesse rompere il cavo traente", avrebbe detto in carcere in un colloquio oggi col suo legale Marcello Perillo. "È pentito", ha aggiunto il difensore preannunciando che chiederà i domiciliari.
I tre fermati per la tragedia della funivia del Mottarone devono restare in carcere perché continuando a lavorare in questo settore potrebbero rimettere in pericolo la sicurezza pubblica e quindi reiterare il reato. Lo si evince dalla richiesta di custodia cautelare firmata dalla Procura di Verbania per Luigi Nerini, Gabriele Tadini e Enrico Perocchio.
Tadini: "Corse senza freni abituali nell'ultimo mese"
L'uso dei cosiddetti 'forchettoni' per inibire il sistema frenante alla funivia del Mottarone era "pressoché abituale".
La cabina numero 3 dell'impianto della funivia Stresa-Mottarone aveva i freni di emergenza disattivati non
solo domenica 23 maggio quando la rottura della fune ha innescato l'incidente in cui hanno perso la vita 14 persone, ma anche il giorno prima, sabato 22 maggio. E, stando a quanto avrebbe detto Tadini, la situazione di emergenza andava avantiu da un mese.
Son dettagli contenuti nella richiesta di convalida del fermo che riporta parte delle dichiarazioni rese da Gabriele Tadini, capo servizio dell'impianto attualmente in carcere a Verbania.
Una scelta legata al fatto che il sistema segnalava in modo costante un problema ai freni, ossia una perdita di pressione che faceva scattare le ganasce quindi fermava la corsa. Tadini dichiara che domenica scorsa "tale scelta di inibire il sistema frenante era stata soltanto sua, senza avvisare nessuno, né il titolare Luigi Nerini, né il direttore di esercizio l'ingegnere Enrico Perocchio", entrambi in stato di fermo, si legge nel documento firmato dal procuratore Olimpia Bossi e dal pm Laura Carrera.
Tadini "Aggiungeva che anche il giorno precedente, sabato 22 maggio, posto che la cabina numero 3 presentava gli stessi problemi, aveva evitato di togliere il 'forchettone', facendola viaggiare tutto il giorno con il sistema frenante inibito. Non aveva, tuttavia, annotato l'evento sul libro giornale, né avvisato nessuno". Un falso che sabato, solo per un caso, non ha fatto vittime.
Pm: "Tadini udì rumori e scrisse il falso quel giorno"
Gabriele Tadini, il responsabile dell'impianto della funivia del Mottarone, annotò il falso "nel registro giornale" parlando di "esito positivo dei controlli" sul funzionamento dei freni, sia il 22 che il 23 maggio, giorno della tragedia, malgrado avesse "sentito provenire dalla cabina un rumore-suono caratteristico riconducibile alla presumibile perdita di pressione del sistema frenante della cabina che si ripeteva ogni due-tre minuti". Lo scrivono i pm nella richiesta di custodia cautelare, contestando al solo Tadini anche il reato di falso.
Fronte delle indagini
L'insegnante di Ingegneria meccanica e aerospaziale al Politecnico di Torino, Giorgio Chiandussi, nominato consulente della Procura, salito nel luogo dell'incidente insieme ai carabinieri per osservare da vicino la fune spezzata e l'attacco dei cavi della cabina precipitata dal Mottarone, dovrà stabilire la causa che ha portato alla rottura del cavo. "È l'oggetto del nostro quesito", precisa il capitano Luca Geminale, comandante della Compagnia dei carabinieri di Stresa che coordina sul campo le attività investigative sull'incidente.
Il cavo tranciato non sembrerebbe presentare anomalie di facile individuazione e non si esclude che verranno presi contatti con il produttore per ulteriori confronti. I controlli di manutenzione risultano in regola e non si sarebbero mai riscontrati problemi in precedenza. Eppure la fune su cui era attaccata la cabina numero 3, che presentava il blocco dei freni, si è spezzata e ora è avvolta dal nastro bianco e rosso che delimita l'area sotto sequestro. Il cosiddetto 'forchettone', la ganascia che blocca i freni di emergenza, è stato coperto con un grande telo su indicazione di Chiandussi, che oltre ad analizzare gli elementi meccanici si è recato nelle varie stazioni della funivia: quelle di partenza, di arrivo e intermedia. Tra le ipotesi c'è la possibilità che la fune si sia sfilacciata a causa dei 'forchettoni' inseriti per non far azionare il freno d'emergenza. "Dobbiamo valutare tutti i dettagli che offre la scena e capire il punto esatto dell'incidente e la causa scatenante la rottura del cavo", ha dichiarato Geminale.
Eitan chiede dei genitori, zia sempre vicino
"Chiede dei suoi genitori" Eitan,il bambino unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, "ma la zia gli resta sempre vicino". Lo rendono noto i sanitari dell'ospedale infantile Regina Margherita di Torino, dove è ricoverato. Le condizioni del piccolo, che "è sveglio" e ha accanto anche la nonna, sono "stabili, ma la prognosi resta riservata". "Il torace è ancora contuso e la situazione addominale non permette ancora di rialimentarlo - precisano -. Per questa ragione il bimbo rimane in Rianimazione ancora qualche giorno".
I Vigili del Fuoco regalano ad Eitan un elmo con il suo nome
''Il dramma della funivia a Stresa ha colpito tutti, vigili del fuoco per primi, segnati da un intervento di soccorso duro dal punto di vista operativo e tremendo sotto quello emotivo. Da domenica il pensiero è rivolto al piccolo Eitan, unico sopravvissuto, con la speranza di tutti che il piccolo possa riprendersi in fretta''. Lo sottolineano gli stessi Vigili del fuoco in una nota. ''Acinque giorni dall'incidente sul Mottarone, oggi una squadra di Vigili del fuoco del comando di Verbania intervenuta domenica, si è recata nell'ospedale Regina Margherita di Torino dove il piccolo è ricoverato, portandogli un segno del loro affetto, un elmo con scritto il suo nome: Eitan - fanno sapere i vigili del fuoco - Il dono è stato consegnato al bambino dal personale sanitario del nosocomio piemontese''.