POLITICA
La riforma domani al voto
Dl Pubblica Amministrazione, il governo pone la fiducia
Tra le novità in commissione Affari Costituzionali il rialzo dell'età pensionabile per professori univeristari e primari

Il governo porrà la questione di fiducia sul decreto legge di riforma della Pubblica Amministrazione. L'indicazione è giunta dalla conferenza dei capigruppo. Domani dalle 21 alla Camera sono previste le dichiarazioni di voto mentre il voto è atteso a partire dalle 23. Non è stata invece raggiunta l'intesa sul voto finale che si deciderà, sempre domani, in un'altra capigruppo. A spingere l'esecutivo verso la fiducia la valanga di oltre mille emendamenti.
Le modifiche della commissione Affari costituzionali
La commissione Affari costituzionali della Camera è tornata sulla modifica inserita venerdì scorso nel dl. Con i nuovi interventi professori universitari e primari non potranno essere mandati in pensione prima dei 68 anni. Si alza così la soglia d'età prevista per le uscite 'obbligate' che fissava l'età per i cosiddetti 'baroni' a 65 anni. Ora questo limite resterebbe solo per i medici, mentre i ricercatori sono stati equiparati al resto dei dipendenti pubblici, per cui il tetto stabilito è di 62 anni.
A riscrivere la regola sul pensionamento d'ufficio è un emendamento presentato dal relatore al dl, Emanuele Fiano (Pd), che però precisa come per ogni professore comandato a riposo si debba procedere all'assunzione di almeno un nuovo docente o ricercatore. Insomma se da una parte la misura che punta a rottamare la Pa viene indebolita, aumentando di tre anni il limite per l'uscita, dall'altra viene imposto un turnover al 100%, almeno per gli istituti accademici.
Dalla regola restano invece esclusi i magistrati, per cui è stato anche arduo abolire il trattenimento in servizio, tanto da rendere necessaria una proroga di oltre un anno (dall'ottobre del 2014 al dicembre del 2015). Slittamento che però è saltato per gli avvocati dello stato. Tra gli altri emendamenti presentati dal relatore c'è una modifica che consente di sostituire i presidi con i vicepresidi, esonerati dall'insegnamento e rimpiazzati da supplenti, nel caso in cui le graduatorie siano esaurite, evitando così di far scattare il meccanismo della reggenza, per cui una sola persona si ritrovava a guidare più scuole. E ancora una novità interessa i componenti degli organi elettivi di ordini e collegi professionali: saranno fatti salvi dalla regola che esclude il conferimento di incarichi per chi è in pensione.
La commissione Bilancio della Camera ha verificato le coperture, dando parere favorevole anche quando quello della ragioneria di stato era contrario, come su quota '96, che sblocca 4mila pensionamenti nella scuola, e sulle uscite d'ufficio dei professori universitari.
Le modifiche della commissione Affari costituzionali
La commissione Affari costituzionali della Camera è tornata sulla modifica inserita venerdì scorso nel dl. Con i nuovi interventi professori universitari e primari non potranno essere mandati in pensione prima dei 68 anni. Si alza così la soglia d'età prevista per le uscite 'obbligate' che fissava l'età per i cosiddetti 'baroni' a 65 anni. Ora questo limite resterebbe solo per i medici, mentre i ricercatori sono stati equiparati al resto dei dipendenti pubblici, per cui il tetto stabilito è di 62 anni.
A riscrivere la regola sul pensionamento d'ufficio è un emendamento presentato dal relatore al dl, Emanuele Fiano (Pd), che però precisa come per ogni professore comandato a riposo si debba procedere all'assunzione di almeno un nuovo docente o ricercatore. Insomma se da una parte la misura che punta a rottamare la Pa viene indebolita, aumentando di tre anni il limite per l'uscita, dall'altra viene imposto un turnover al 100%, almeno per gli istituti accademici.
Dalla regola restano invece esclusi i magistrati, per cui è stato anche arduo abolire il trattenimento in servizio, tanto da rendere necessaria una proroga di oltre un anno (dall'ottobre del 2014 al dicembre del 2015). Slittamento che però è saltato per gli avvocati dello stato. Tra gli altri emendamenti presentati dal relatore c'è una modifica che consente di sostituire i presidi con i vicepresidi, esonerati dall'insegnamento e rimpiazzati da supplenti, nel caso in cui le graduatorie siano esaurite, evitando così di far scattare il meccanismo della reggenza, per cui una sola persona si ritrovava a guidare più scuole. E ancora una novità interessa i componenti degli organi elettivi di ordini e collegi professionali: saranno fatti salvi dalla regola che esclude il conferimento di incarichi per chi è in pensione.
La commissione Bilancio della Camera ha verificato le coperture, dando parere favorevole anche quando quello della ragioneria di stato era contrario, come su quota '96, che sblocca 4mila pensionamenti nella scuola, e sulle uscite d'ufficio dei professori universitari.