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POLITICA

Palazzo Madama

Dl elezioni, via libera definitivo del Senato con 145 sì alla fiducia

Sarà Election day, quindi, per amministrative e referendum. Il weekend a cui guarda il Governo è quello del 20/21 settembre, la decisione ufficiale, viene assicurato, arriverà "a brevissimo". L'opposizione non ha votato. Stamane maggioranza salva per 2 voti e bagarre in aula

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L'Aula del Senato ha approvato la fiducia chiesta dal Governo sul decreto legge sulle consultazioni elettorali del 2020 con 145 sì e 2 no (Emma Bonino,+Europa, e Matteo Richetti, Azione). Viene così dato il timbro definitivo sul provvedimento nel testo già approvato dalla Camera. I senatori presenti erano 149 e votanti 147.

Le disposizioni sono volte a posticipare i termini ordinari per lo svolgimento delle consultazioni elettorali previste nel 2020; estendere l'applicazione del principio  dell'accorpamento delle consultazioni ai fini dello svolgimento del referendum sul testo di legge costituzionale  circa la riduzione del numero dei parlamentari; ridurre il  numero minimo di sottoscrizioni richieste per la  presentazione di liste e candidature nelle elezioni comunali  o regionali (salva diversa determinazione della Regione  interessata) dell'anno 2020.

Sarà election day, quindi, per amministrative e referendum. Il weekend a cui guarda il Governo è quello del 20/21 settembre, la decisione ufficiale, viene assicurato, arriverà "a brevissimo".

L'opposizione non ha partecipato al voto
I senatori di Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia hanno disertato il voto. Ad annunciare in Aula questa volontà era stato il capogruppo di FdI Luca Ciriani, per protesta contro le modalità di esame del decreto. Ma all'iniziativa di FdI si sono evidentemente aggiunti anche i senatori di Fi e Lega. Compatti, hanno lasciato l'aula.

Governo salvo per 2 voti, stamane bagarre in Aula
Stamane, bagarre di stamane alla fine della discussione generale sul decreto. Il leghista Roberto Calderoli aveva chiesto il voto per non avviare  subito l'esame dell'articolato del decreto. E  con alzata di mano era stato approvato il rinvio. Ma  la controprova, con voto elettronico, ha dato esito opposto: bocciata la richiesta di Calderoli per 2 soli voti (favorevoli 102, contrari 104). 

Da qui la bagarre in Aula. Diversi senatori di opposizione hanno attaccato chiedendo la verifica delle votazioni. E la presidente di Palazzo Madama ha quindi deciso di sospendere la seduta per verificare l'accaduto. Da Forza Italia è arrivata anche la richiesta di monitorare le immagini del circuito chiuso per controllare chi fosse effettivamente presente al momento del primo voto.

Sulla base della verifica dei video interni al Senato e delle testimonianze degli assistenti parlamentari, è risultato che "nessun senatore è entrato nell'Aula" o nelle postazioni delle "tribune", dopo che erano state chiuse le porte per procedere alla votazione elettronica di controprova. Lo ha comunicato all'Aula la presidente Elisabetta Casellati, al termine della verifica.

"Nel corso della seduta dell'Aula alle ore 12.15 circa, il presidente ha dichiarato aperta la controprova richiesta dopo una votazione per alzata di mano e ha successivamente ordinato la chiusura delle porte", riferisce in Aula Casellati, leggendo l'esito della verifica condotta dai Questori. "Gli assistenti parlamentari hanno provveduto subito alla chiusura delle porte, non solo dell'emiciclo ma di tutte le tribune, dopo di allora in base alle testimonianze degli assistenti parlamentari nessun senatore risulta essere entrato. Ha fatto ingresso in alcune tribune solo il personale dell'amministrazione per consegnare i tablet necessari per la votazione ad alcuni senatori che ne erano privi, ma che si trovavano già all'interno, accalcati nei pressi della porta chiusa per farseli consegnare e nel momento più concitato hanno lasciato vuoti i posti nelle tribune. Risultano essere rimasti fuori dall'Aula e non hanno potuto votare", spiega ancora Casellati leggendo l'elenco dei senatori, tra cui anche diversi capigruppo come Marcucci (Pd), Bernini (FI) e Romeo (Lega)."La senatrice Drago", del Movimento 5 stelle, "ha dichiarato di aver votato per errore pur essendo rimasta fuori dalla tribuna. Pertanto il risultato è che il Senato non approva" la proposta di Calderoli "con 104 voti contrari e 102 favorevoli".

La proposta, se fosse stata approvata, avrebbe fatto sì che l'Aula non passasse al voto sul decreto, impedendo di fatto al governo di porre la fiducia, facendo di fatto decadere il testo, in scadenza domani.

Il Governo pone la fiducia in Senato
"A nome del governo e autorizzato dal consiglio dei Ministri  pongo la questione di fiducia nel testo identico approvato alla Camera dei deputati" ha affermato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà, prendendo la parola in aula al Senato e ponendo la fiducia al decreto elezioni.