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MONDO

La polemica

Trump "chiude" a immigrazione da Africa e Haiti: "Basta accogliere gente da questo cesso di paesi"

Un'espressione volgare quella di 'shithole countries' usata dal presidente e che subito ha scatenato furiose polemiche.Trump si sarebbe spinto anche oltre: gli Stati Uniti dovrebbero attirare più immigrati da paesi come la Norvegia

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Sono parole che assomigliano a uno schiaffo in piena faccia. In un incontro nello studio ovale con alcuni membri del congresso, Donald Trump ricorre a un'espressione inedita (e inaudita) contro gli immigrati. A parlamentari e senatori che gli chiedevano di riconsiderare la decisione di togliere lo status di protezione a migliaia di immigrati da Haiti, El Salvador e da alcuni paesi africani, Donald Trump ha risposto: "Perché gli Stati Uniti dovrebbero avere tutta questa gente che arriva da questo cesso di paesi?". Un'espressione volgare quella di 'shithole countries' usata dal presidente e che subito ha scatenato polemiche.

No agli "shithole countries". Sì alla Norvegia
Trump si sarebbe spinto anche oltre: gli Stati Uniti dovrebbero attirare piu' immigrati da paesi come la Norvegia. I presenti all'incontro - secondo indiscrezioni riportate dai media americani - sarebbero rimasti spiazzati dal duro attacco del presidente. Il senatore repubblicano Lindsay Graham e quello democratico Richard Durbin sono rimasti gelati: solo pochi minuti prima, avevano proposto di tagliare del 50% la lotteria per i visti di ingresso negli Usa continuando a tutelare gli immigrati già residenti nel paese con lo status di protezione. Status accordatogli in quanto costretti a lasciare i loro paesi di origine per sfuggire alle conseguenze di catastrofi come i devastanti terremoti che negli anni passati hanno colpito El Salvador o Haiti.




Trump si corregge, non voglio migranti da paesi messi male
"Il cosiddetto accordo bipartisan sul Deferred Action for Childhood Arrivals (sui dreamer) che ieri è stato presentato a me e ad un gruppo di senatori e membri del Congresso repubblicani è stato un grande passo indietro". Lo twitta Donald Trump, correggendo il tiro, dopo la bufera, sulla frase che gli era stata attribuita ieri sera secondo la quale avrebbe parlato di 'paesi cessi'. "Gli Usa - aggiunge il presidente - sarebbero costretti a prendere un gran numero di persone da paesi ad alta criminalità e messi male. Voglio un sistema di immigrazione basato sul merito e persone che contribuiscano a migliorare il nostro paese".  "Il linguaggio che ho usato al meeting sull'accordo Daca (sui dreamer) è stato duro", ma "non ho usato quel linguaggio". Così Trump. "Quello che è stato veramente duro è stato ricevere una proposta così stravagante", ha aggiunto.

L'offesa e lo sconcerto internazionale
Le parole pronunciate da Trump incontrando alcuni membri del congresso nell'ambito delle trattative per sciogliere il nodo dei dreamer fanno eco a quelle che il presidente avrebbe pronunciato nei mesi scorsi. Lo scorso giugno avrebbe infatti detto che i 15.000 haitiani arrivati negli Stati Uniti nel 2017 "hanno tutti l'Aids". Non se la sono cavata meglio i 40.000 nigeriani giunti negli Usa lo scorso anno: "Non torneranno più nelle loro capanne".




ONU, Guterres: dignità immigrati va sempre rispettata
La risposta alle affermazioni del presidente Usa sugli immigrati "è nell'ultimo discorso sull'immigrazione del segretario generale Antonio Guterres, in cui ha ripetuto molto chiaramente che la dignità, i diritti umani e l'uguaglianza dei migranti deve essere rispettata ovunque". Lo ha detto il portavoce dell'onu, Stephane Dujarric, ai giornalisti che chiedevano un commento sulle parole di Trump. "Abbiamo visto le notizie su queste affermazioni e la smentita della persona accusata di averle fatte", ha precisato. Altra condanna delle parole del presidente Usa dal portavoce dell'ufficio Onu per i diritti umani Rupert Colville: Se confermati, sono "vergognosi e scioccanti", ha affermato Colville, sottolineando che tali commenti potrebbero mettere in pericolo vite umane fomentando la xenofobia. 

Unione Africana, presidente deve scusarsi per offese
In una dichiarazione diffusa ieri sera, l'Unione Africana,l'organizzazione internazionale comprendente tutti gli Stati africani, ha chiesto che il presidente Usa si scusi dopo aver definito alcuni Paesi 'cessi' (shithole countries) da dove provengono gli immigrati. "La missione dell'Unione Africana desidera esprimere la sua irritazione, delusione e indignazione per lo spiacevole commento fatto da Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, che sottolinea il disonore per il famoso credo americano e il rispetto per la diversità e la dignità umana", si legge nel comunicato. Nel condannare fermamente il linguaggio, il gruppo chiede che Trump ritragga le frasi e che si scusi "non solo con gli africani, ma con tutte le persone di discendenza africana nel mondo". 

Ambasciatore Usa di Panama si dimette
L'ambasciatore statunitense a Panama, John Freeley, si è dimesso, perché non sente più di poter servire sotto Trump. La sua decisione è stata resa nota al dipartimento di Stato prima degli insulti del presidente statunitense agli Stati centroamericani e africani, definiti "Paesi merdosi". Insulti che Trump ha negato, ma che sono stati confermati dal senatore democratico Dick Durbin, presente all'incontro alla Casa Bianca sull'immigrazione. "Ho giurato di servire fedelmente il presidente e la sua amministrazione in modo apolitico, anche in caso di disaccordo con alcune politiche", ha spiegato Freeley nella sua lettera di dimissioni. "Mi hanno detto che se avessi creduto di non poterlo fare, sarei stato obbligato a dimettermi. Quel momento è arrivato".

"Con Kim? Un rapporto molto buono"
Ma Trump stupisce anche su un altro fronte: la Corea del Nord. A sorpresa in un'intervista al Wall Street Journal afferma di "avere probabilmente un rapporto molto buon con Kim Jong Un". Il presidente non entra nel dettaglio e non chiarisce se ci siano stati contatti diretti. alla domanda su possibili colloqui fra Trump e Kim, il presidente risponde: "Non commento. non voglio dire se l'ho fatto o meno. Non voglio commentare".




E il presidente accusa un agente FBI di alto tradimento
Il presidente Donald Trump ha inoltre accusato di "tradimento" l'agente dell'Fbi rimosso dal team di Robert Mueller, il procuratore speciale che indaga sul Russiagate, ovvero sulle interferenze di Mosca nelle presidenziali Usa e sulle possibili collusione tra la campagna del miliardario e il Cremlino. L'accusa di Trump è stata lanciata in un'intervista al Wall Street Journal dove il presidente ha ribadito che non c'è stata alcuna collusione. Il presidente si riferiva a Peter Strzok, lo 007 rimosso la scorsa estate dopo che sono emersi suoi scambi di messaggi anti Trump con un avvocato dell'Fbi , sempre del team di Mueller. In base alla legge americana il tradimento si configura quando si è nemici degli Stati Uniti d'America. Aitan Goelman, uno degli avvicati di Strzok, ha definito l'accusa "assurda".