MONDO
Retroscena
Dopo 23 anni Gorbaciov rivela i dettagli dello scioglimento dell’URSS
L’ex presidente dell’Unione Sovietica, Mikhail Gorbaciov, nella ricorrenza dello scioglimento dell’URSS, che avvenne dopo la firma degli accordi di Belovezhije (da parte del presidente russo Boris Eltsin, ucraino Leonid Kravciuk e bielorusso Stanislav Shushkevic), ha raccontato alla stampa i retroscena di quei giorni.

Gorbaciov non sarebbe stato informato che Eltsin si stava recando in Bielorussia per un incontro bilaterale con il leader bielorusso, il quale su sua richiesta avrebbe invitato anche il presidente ucraino a partecipare al vertice. L’accordo trilaterale sullo scioglimento dell’URSS sarebbe poi stato firmato in segreto.
I più oltranzisti, secondo Gorbaciov, si erano dimostrati gli ucraini, i quali rivendicarono la propria indipendenza, affermando che l’Unione Sovietica aveva esaurito il proprio potenziale.
L'ex presidente ha dato un significato nuovo all’abbreviazione CSI, la Comunità degli Stati Indipendenti (in russo SNG) che lui 'decifra' come fosse l'acronimo di “un mezzo per infastidire Gorbaciov" (Sposob Nasolit Gorbachovu), da sempre contrario alla liquidazione dell’Unione Sovietica.
L’Armata Rossa sostenne i presidenti russo, ucraino e bielorusso, pretendendo lo scioglimento dell’URSS. L’ex ministro della Difesa sovietico maresciallo Shaposhnikov ha detto al futuro premio Nobel che le forze armate erano favorevoli alla liquidazione L'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.
Allora Gorbaciov fece un passo indietro per evitare il bagno di sangue in un paese che, secondo le sue affermazioni, si trovava sull’orlo di una guerra civile.
L'uomo della Perestrojka ha anche accusato il leader di allora e attuale segretario del Partito Comunista Russa, Ghennadij Ziuganov, il quale da sempre accusa Gorbaciov della disgregazione dell’URSS e ha chiesto di giudicarlo per alto tradimento, per essere invece stato uno dei fautori della fine dell’Unione Sovietica.
Gli accordi di Belovezhije prevedevano la ratifica del Trattato sulla costituzione della CSI da parte dei parlamenti nazionali. I comunisti avevano la maggioranza nel Consiglio Supremo della Russia e avrebbero potuto bloccare la ratifica.
Su richiesta dell’allora presidente del Consiglio Supremo Ruslan Khasbulatov (uno dei leader del fallito golpe contro il presidente Eltsin nell’ottobre del 1993), il leader dei comunisti russi Ziuganov avrebbe fatto pressioni sui deputati comunisti per votare a favore della liquidazione dell’URSS. Di conseguenza i comunisti hanno votato all’unanimità, scartando l’esito del referendum nel marzo del 1991, quando il 78% ha votato a favore della conservazione dell’Unione Sovietica.
È curioso ricordare che l’unico deputato del parlamento bielorusso che ha votato contro la liquidazione dell’URSS è stato l’attuale presidente della Bielorussia Aleksandr Lukascenko. Tuttora il leader bielorusso è fiero di quel suo gesto di 23 anni fa.
I più oltranzisti, secondo Gorbaciov, si erano dimostrati gli ucraini, i quali rivendicarono la propria indipendenza, affermando che l’Unione Sovietica aveva esaurito il proprio potenziale.
L'ex presidente ha dato un significato nuovo all’abbreviazione CSI, la Comunità degli Stati Indipendenti (in russo SNG) che lui 'decifra' come fosse l'acronimo di “un mezzo per infastidire Gorbaciov" (Sposob Nasolit Gorbachovu), da sempre contrario alla liquidazione dell’Unione Sovietica.
L’Armata Rossa sostenne i presidenti russo, ucraino e bielorusso, pretendendo lo scioglimento dell’URSS. L’ex ministro della Difesa sovietico maresciallo Shaposhnikov ha detto al futuro premio Nobel che le forze armate erano favorevoli alla liquidazione L'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.
Allora Gorbaciov fece un passo indietro per evitare il bagno di sangue in un paese che, secondo le sue affermazioni, si trovava sull’orlo di una guerra civile.
L'uomo della Perestrojka ha anche accusato il leader di allora e attuale segretario del Partito Comunista Russa, Ghennadij Ziuganov, il quale da sempre accusa Gorbaciov della disgregazione dell’URSS e ha chiesto di giudicarlo per alto tradimento, per essere invece stato uno dei fautori della fine dell’Unione Sovietica.
Gli accordi di Belovezhije prevedevano la ratifica del Trattato sulla costituzione della CSI da parte dei parlamenti nazionali. I comunisti avevano la maggioranza nel Consiglio Supremo della Russia e avrebbero potuto bloccare la ratifica.
Su richiesta dell’allora presidente del Consiglio Supremo Ruslan Khasbulatov (uno dei leader del fallito golpe contro il presidente Eltsin nell’ottobre del 1993), il leader dei comunisti russi Ziuganov avrebbe fatto pressioni sui deputati comunisti per votare a favore della liquidazione dell’URSS. Di conseguenza i comunisti hanno votato all’unanimità, scartando l’esito del referendum nel marzo del 1991, quando il 78% ha votato a favore della conservazione dell’Unione Sovietica.
È curioso ricordare che l’unico deputato del parlamento bielorusso che ha votato contro la liquidazione dell’URSS è stato l’attuale presidente della Bielorussia Aleksandr Lukascenko. Tuttora il leader bielorusso è fiero di quel suo gesto di 23 anni fa.