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ECONOMIA

La strada stretta del banchiere centrale

Cosa potrebbe fare Draghi e cosa non farà

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di di Luca Gaballo
La Banca centrale europea è un'istituzione governata da regole. Non saremo noi a staccare la spina alla Grecia. Sono due frasi ripetute molte volte da Mario Draghi durante la crisi, che, da domani, potrebbero essere molto difficili da conciliare. Il banchiere centrale è stato finora attento a conservare un profilo di arbitro durante la trattativa, insistendo sul fatto che la Banca Centrale non può e non deve sostituirsi alla politica. Specialmente in una fase così complessa e controversa in cui, per altro, due protagonisti assoluti Angela Merkel e Francoise Hollande stanno giocando su fronti opposti. E lo hanno dimostrato le dichiarazioni dei ministri dello sviluppo economico dei due paesi. Il francese Macron  ha chiesto una immediata ripresa delle trattative e ha evocato gli "errori del trattato di Versailles", il vice cancelliere (socialdemocratico) Gabriel ha invece detto che "Tsipras ha distrutto l'ultimo ponte verso il compromesso". In questo contesto politico ancora incerto, specie se il vertice di domani tra Merkel e Hollande non darà i risultati sperati, la BCE sarà chiamata molto presto a decidere se continuare a sostenere il sistema bancario greco, fornendo liquidità di emergenza. Draghi non ha voluto ritirarla (non saremo noi a staccare la spina) ma non ha potuto neppure incrementarla (siamo una istituzione governata da regole), nonostante il fatto che le banche greche hanno un disperato bisogno di liquidi freschi. Le regole parlano chiaro. La BCE può autorizzare un aumento della liquidità solo se vi sia la fondata impressione che la Grecia e i creditori sono incamminati verso un accordo. Se così non fosse i titoli greci, dati come collaterale, a fronte della concessione di liquidità di emergenza, varrebbero una frazione del valore finora accettato dalla BCE, si imporrebbero tagli haircut sul capitale delle banche che le forzerebbero alla bancarotta. 
Se la banca di Atene cominciasse a stampare una "valuta parallela" sarebbe de facto fuori dall'euro, si sarebbe così verificato quell'"incidente tecnico" che, in mancanza di una procedura ordinata per l'uscita di un paese dalla zona euro, la determinerebbe di fatto con modalità improvvisate ed esiti imprevedibili.
Davanti a noi ci sono 48 ore. Domani BCE e Bruxelles group si riuniranno. Per tutta la giornata i leader europei intrecceranno negoziati. A sera, a Parigi, Angela Merkel e Francoise Hollande tireranno le fila, martedì l'eurogruppo cercherà una sintesi tecnico-politica. 48 ore durante le quali le banche greche andranno molto vicino alla bancarotta. A complicare il quadro c'è la consapevolezza che il negoziato fin qui faticosamente portato avanti ha perso di significato. Il Fondo Monetario Internazionale, che è parte in causa, ritiene che il debito greco vada ristrutturato perché insostenibile e che la cattiva gestione economica Tsipras e Varoufakis ha scavato un altro buco di 60 miliardi che va colmato.