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ECONOMIA

Domani il consiglio direttivo della Bce a Cipro

Draghi: "Il quantitative easing da solo non basta per la crescita. Ognuno faccia la sua parte"

Il numero uno dell'Eurotower ha spiegato che "l'obiettivo della Bce è salvaguardare la stabilità dell'euro e tutti devono fare la loro parte per questo". Draghi ha poi aggiunto che il piano di salvataggio per Cipro "ha dato risultati" e il Paese è "sulla strada giusta per uscire dal programma anticipatamente"

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Mario Draghi
Nicosia (Cipro)
L'Eurozona deve crescere, ma il "quantitative easing" da solo non basta. Mario Draghi ne è convinto da tempo e lo ribadisce alla Tv cipriota a Nicosia, dove si trova insieme agli altri banchieri centrali di Eurolandia per la cena che tradizionalmente precede il Consiglio direttivo. Il numero uno dell'Eurotower ha spiegato che "l'obiettivo della Bce è salvaguardare la stabilità dell'euro e tutti devono fare la loro parte per questo". Draghi ha poi aggiunto che il piano di salvataggio per Cipro "ha dato risultati" e il Paese è "sulla strada giusta per uscire dal programma anticipatamente".

L'avvio del programma di acquisto dei titoli di Stato da pèarte della Bce è stato chiamato il 'bazooka', l'arma letale contro la deflazione, il più grande passo verso l'integrazione europea dopo l'introduzione
dell'euro. Eppure del quantitative easing annunciato da  Draghi a gennaio mancano ancora molti dettagli. Ecco gli elementi conosciuti e i nodi ancora da sciogliere degli acquisti di titoli da parte della banca centrale europea, il cui board tornerà a discuterne proprio domani nella riunione di Cipro. Il programma dovrebbe partire questo mese. Di fatto, gli acquisti di titoli nell'ambito del quantitative easing, si si fa eccezione per i prestiti cartolarizzati e le obbligazioni garantite che facevano parte del precedente programma, non sono ancora partiti. La Bce si riunisce domani e ne discuterà. Ma è escluso che le banche centrali nazionali, che saranno il suo 'braccio operativo' nel quantitative easing, partano subito dopo. Se ne parlerà almeno la settimana prossima: manca infatti ancora la pubblicazione dell'atto legale che ne rappresenta il presupposto giuridico.

Il programma di acquisti
Draghi ha annunciato un programma di acquisti di titoli per 60 miliardi al mese "almeno fino a settembre 2016", equivalente ad almeno 1140 miliardi di euro. Specificando però che in ogni caso proseguiranno "finché il consiglio direttivo non riscontri un aggiustamento durevole del profilo d'inflazione" coerente con l'obiettivo vicino al 2%. L'inflazione viaggia a -0,3% e le stime della Bce la danno sotto il 2% anche per il prossimo anno: non è chiaro cosa Draghi intenda con l'espressione "aggiustamento durevole". L'intero ammontare, poi, include anche acquisti di titoli di agenzie dell'Eurozona (come la Banca europea degli investimenti) e istituzioni europee (come i fondi di salvataggio Ue). Al netto di queste attività, gli acquisti di titoli di Stato potrebbero totalizzare circa 850 miliardi di euro.

I rischi e le quote di ogni Paese
L'80% dei rischi resteranno in capo alle banche centrali nazionali: per l'Italia, la Banca d'Italia. Gli aspetti legali di questa ripartizione dei rischi potrebbero dover essere chiariti ulteriormente, così come la distribuzione dei 'redditi monetari' che deriveranno dagli interessi pagati sui titoli acquistati ed eventuali plusvalenze. I governatori dovrebbero discutere anche di quanta autonomia godranno le banche centrali nazionali nel decidere quali titoli comprare, quali scadenze (il qe prevede da due a trent'anni) e a quali prezzi. Un nodo rilevante visto che i bond di molti paesi dell'Eurozona già scambiano a rendimenti inferiori allo zero: visto che il QE dovrebbe far salire l'inflazione, salirebbero anche i tassi con un deprezzamento dei titoli e il potenziale per minusvalenze.

All'esame dei banchieri centrali ci sarà anche la questione della Grecia. E il problema dei rifinanziamenti al suo sistema bancario, mentre Atene è riuscita a ottenere qualche settimana di respiro con un accordo per la proroga di quattro mesi al piano di aiuti europeo. Attualmente le banche elleniche possono contare sul canale di finaziamento di emergenza "Ela" fino ad un massimo di circa 68 miliardi di euro.