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ECONOMIA

L'intervento al Parlamento europeo in occasione del rapporto annuale della Bce

Draghi:a marzo "riconsiderare la politica monetaria" perché le condizioni economiche "sono cambiate"

A marzo "sarà necessario riesaminare ed eventualmente riconsiderare la nostra linea di politica monetaria" ha anticipato Draghi perché da dicembre, le condizioni economiche dell'area euro "sono nuovamente cambiate". Ancorare il "Regno Unito nell'Ue, spingerebbe la fiducia"

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Il presidente della Bce, Mario Draghi
Bruxelles
Il presidente della Bce Mario Draghi, nel suo intervento al Parlamento europeo in occasione del rapporto annuale della Banca centrale europea, ha ribadito che a marzo "sarà necessario riesaminare ed eventualmente riconsiderare la nostra linea di politica monetaria, quando saranno disponibili le nuove previsioni economiche dei nostri tecnici". Questo perché Draghi ha rilevato che dalle ultime decisioni del Consiglio direttivo, di dicembre, le condizioni economiche dell'area euro "sono nuovamente cambiate".

Inoltre nell'area euro prosegue una moderata ripresa economica ma "i rischi di rallentamento sono nuovamente aumentati - ha detto - tra l'accresciuta incertezza sulle prospettive di crescita dei mercati delle economie emergenti, la volatilità dei mercati e delle materie prime e i rischi geopolitici. Le dinamiche dell'inflazione - ha aggiunto - sono anche tangibilmente più deboli di quanto ci attendessimo a dicembre".

C'è ancora "incertezza politica sul progetto europeo. Questo è vero nel contesto più ampio dell'Unione. Una soluzione che ancori fermamente il Regno Unito nell'Ue, permettendo nel contempo un'integrazione ulteriore dell'area euro, spingerebbe la fiducia".

Inoltre il presidente Draghi ha rivendicato l'efficacia delle misure straordinarie messe in campo finora dalla politica monetaria. "In loro assenza - ha affermato davanti al Parlamento europeo - lo scorso anno l'area euro sarebbe finita in una deflazione piena e i prezzi quest'anno sarebbero calati ad un ritmo anche più forte". "La crescita - ha proseguito Draghi - sarebbe stata significativamente più debole".

"Mentre la più recente ondata di disinflazione è principalmente dovuta a una nuova caduta dei prezzi del petrolio, la crescita salariale più di debole di quanto anticipata con il calo delle aspettative di inflazione richiedono un'analisi attenta dei canali attraverso i quali sorprese sull'inflazione possono influenzare i prezzi futuri e la determinazione dei salari". Un fattore di fiducia dall'Eurozona, questo il ragionamento di Draghi, verrebbe dal completamento dell'unione bancaria a fronte di diversi episodi di stress nella seconda metà del 2015. Due le necessità: attuare in modo coerente le disposizioni del meccanismo unico di supervisione e di risoluzione, quali pilastri dell'unione bancaria; attuare coerentemente le regole del bail-in.

Il Presidente della Bce ha sottolineato come "la riduzione dei rischi bancari e misure di condivisione dei rischi sono due lati della stessa moneta e dovrebbero essere affrontati in parallelo: sono entrambi essenziali per proteggere la stabilità del settore bancario europeo". Così Draghi ha rinnovato l'appello ai governi ad assicurare "un salvagente finanziario comune per il Fondo unico di risoluzione (backstop)" e a creare un sistema europeo di assicurazione dei depositi per "assicurare che la fiducia nella garanzia dei depositi siano ugualmente alta in tutti gli stati della zona euro".

 Per Draghi "le politiche di bilancio dovrebbero contribuire alla ripresa. Allo stesso tempo, dovrebbero rispettare pienamente i requisiti del Patto di stabilità. Questo è importante per mantenere la fiducia nel quadro di regole Ue" e "i Paesi dovrebbero beneficiare di politiche di bilancio più amiche della crescita'", qualcosa che si può ottenere attraverso "una maggiore efficienza dei servizi del settore pubblico e muovendo verso un sistema fiscale più orientato alla crescita".