Secondo loro è la principale causa dei divorzi
Due divorziate russe chiedono a Putin di abolire la parola “matrimonio”

Due donne siberiane, residenti a Krasnoyarsk, hanno lanciato un appello pubblico al presidente Vladimir Putin, chiedendo di vietare l’uso della parola “matrimonio”. Una delle due donne è già divorziata per due volte, mentre l’altra è in procinto di divorziare.
Le donne affermano che la parola “matrimonio” (in russo “brak”) ha una carica negativa perché il significato “matrimonio” è solo secondo o terzo (dipende dal dizionario), mentre il senso principale è “difetto” o “scarto”.
Non è chiara l’etimologia della parola poiché in russo antico “brak” proveniva dal verbo “brati”, prendere, ossia “prendere in moglie”. In tal senso la parola conterebbe secoli d’uso. Non era però il termine legale e come tale è stato imposto circa 300 anni fa dallo zar Pietro il Grande, il quale, copiando gli usi e costumi occidentali, voleva codificare l’istituto del matrimonio, rendendolo laico.
Nell’epoca moderna però, in seguito anche all’industrializzazione, è prevalso il significato, tratto dalla parola polacca “brak” che è appunto “difetto di produzione, fabbricazione” (in polacco, come in ucraino il termine legale per “matrimonio” è “ślub”).
Secondo le due donne divorziate russe, la principale causa dei divorzi in Russia è dovuta appunto alla “bomba a orologeria” contenuta nel significato semantico della parola “matrimonio/brak” che porta male alla famiglia. Le due donne, che nel frattempo hanno raccolto adesioni di massa al loro appello, propongono di introdurre il termine “unione familiare”, tra l’altro già usato dai funzionari degli uffici anagrafici proprio a Krasnoyarsk durante le cerimonie nuziali.
I burocrati sono assolutamente contrari all’iniziativa: richiederebbe la sostituzione di milioni di documenti con la vecchia dicitura “matrimonio” con un’ingente spesa pubblica.
I sociologi si oppongono all’iniziativa per un motivo ben diverso: secondo loro, i divorzi in Russia avvengono a causa di povertà e disoccupazione, soprattutto tra i giovani.