ITALIA
In Campania
Due operazioni contro la camorra, accusati di traffico di droga in 27
Sono 19 le persone coinvolte nell’operazione sul territorio di Maddaloni, contro il Clan Belforte, e 8 gli scissionisti del clan Mallardo sotto accusa nel napoletano

De operazioni contro la camorra in queste ore in Campania, in particolare nel territorio di Maddaloni, in provincia di Caserta e a Castello di Cisterna, nel napoletano, per un totale di 27 arresti. In entrambi i casi si parla di associazione e delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, e si tratta di misure cautelari eseguite nei confronti di persone già in carcere. Le attività di spaccio coinvolgevano intere famiglie, con una rete capillare che vendeva sostanze come cocaina, crack e hashish.
A Maddaloni 19 coinvolti
Per quanto riguarda l’operazione del casertano, la Squadra Mobile della Questura della città campana sta procedendo all'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dall'Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, nei confronti di 19 persone, legate al “Clan Belforte - fazione Maddaloni". Sono indagate in relazione al delitto di associazione a delinquere finalizzata al traffico e alla commercializzazione di stupefacenti aggravata dal metodo mafioso. Le indagini hanno svelato infatti l'estensione sul territorio maddalonese di una lucrosa e capillare attività di spaccio. In particolare, le attività investigative, oltre a delineare il ruolo di ognuno degli indagati, hanno consentito di individuare le maggiori piazze di spaccio maddalonesi e ricostruire le modalità di funzionamento della commercializzazione al dettaglio delle droghe.
Colpiti 8 sciccionisti nel napoletano
L’altra operazione, a Castello di Cisterna, è stata eseguita dai locali Carabinieri nei confronti di 8 uomini del gruppo criminale dei "Catuogno-Di Biase", scissionisti del clan "Mallardo" attivo a Giugliano e comuni confinanti. L'indagine ha fatto luce su come il gruppo criminale traesse profitti illeciti dalla gestione di piazze di spaccio a Giugliano e nei comuni vicini. affari che erano iniziati senza il placet del capoclan Francesco Mallardo e che andarono avanti fino a quando il "boss" uscì dal carcere nel 2014 e impose il divieto di proseguire. Il mancato rispetto del divieto portò allo scontro armato tra le due famiglie nel corso del quale vennero assassinati Michele Di Biase, detto "paparella", e uno spacciatore di origini algerine rimasto ucciso durante l'agguato ad Aniello Di biase, figlio di Michele.
A Maddaloni 19 coinvolti
Per quanto riguarda l’operazione del casertano, la Squadra Mobile della Questura della città campana sta procedendo all'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dall'Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, nei confronti di 19 persone, legate al “Clan Belforte - fazione Maddaloni". Sono indagate in relazione al delitto di associazione a delinquere finalizzata al traffico e alla commercializzazione di stupefacenti aggravata dal metodo mafioso. Le indagini hanno svelato infatti l'estensione sul territorio maddalonese di una lucrosa e capillare attività di spaccio. In particolare, le attività investigative, oltre a delineare il ruolo di ognuno degli indagati, hanno consentito di individuare le maggiori piazze di spaccio maddalonesi e ricostruire le modalità di funzionamento della commercializzazione al dettaglio delle droghe.
Colpiti 8 sciccionisti nel napoletano
L’altra operazione, a Castello di Cisterna, è stata eseguita dai locali Carabinieri nei confronti di 8 uomini del gruppo criminale dei "Catuogno-Di Biase", scissionisti del clan "Mallardo" attivo a Giugliano e comuni confinanti. L'indagine ha fatto luce su come il gruppo criminale traesse profitti illeciti dalla gestione di piazze di spaccio a Giugliano e nei comuni vicini. affari che erano iniziati senza il placet del capoclan Francesco Mallardo e che andarono avanti fino a quando il "boss" uscì dal carcere nel 2014 e impose il divieto di proseguire. Il mancato rispetto del divieto portò allo scontro armato tra le due famiglie nel corso del quale vennero assassinati Michele Di Biase, detto "paparella", e uno spacciatore di origini algerine rimasto ucciso durante l'agguato ad Aniello Di biase, figlio di Michele.