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CULTURA

Dopo il premio

Dylan, Osservatore Romano: grande stella estranea a show business

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"Alcune sue liriche sono bellissime, di un'intensità di cui solo i veri artisti sono capaci. Altri testi riescono a pungere, destinati come erano a scuotere le coscienze assopite e così distratte da non percepire i grandi cambiamenti in atto negli anni Sessanta".

L'Osservatore Romano descrive così la poetica di Bob Dylan, salutando con soddisfazione il Premio Nobel assegnato oggi al grande cantautore statunitense che incontrò San Giovanni Paolo II a Bologna nel 1997 in occasione del Congresso Eucaristico Nazionale. "Una delle poche rock star - dà atto l'Osservatore - a non tingersi i capelli, ha sottratto i suoi brani più famosi ai riti corali dei concerti, sconvolgendone la metrica. Un invito a non conformarsi. E a pensare con la propria testa".

A conferma della sua analisi, Il quotidiano diretto da Giovanni Maria Vian riporta la motivazione del premio. "Questo Nobel - commenta dunque l'Osservatore - è una sorta di premio alla carriera, che certamente riconosce il grandissimo talento dylaniano nella scrittura dei testi" di Dylan che sono "a volte bellissimi, in grado di influenzare intere generazioni di cantautori, molti dei quali davvero noiosi". "Il suo merito maggiore - conclude l'articolo - forse, va rinvenuto nella sua ferrea volontà di restare estraneo alla logica dello show business, pur rimanendo una stella di prima grandezza".