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MONDO

19 morti tra attentati e manifestazioni

Cairo in fiamme, dopo le bombe gli scontri

Alla vigilia dal terzo anniversario della rivolta di piazza Tahrir, tre bombe esplodono a Il Cairo. Subito dopo, duemila pro Morsi si scontrano con le forze di polizia: 250 arresti. Nel pomeriggio, un'altra bomba esplode nella capitale: vittima anche una bambina di 7 anni

Oltre 250 "sostenitori del deposto
presidente Mohamed Morsi" sono stati arrestati ieri in Egitto,
nel corso degli scontri con le forze di sicurezza e i
filo-governativi in tutto il Paese. Lo riferisce l'agenzia di
Stato Mena, citando un comunicato del ministero dell'Interno. Il
bilancio degli scontri, si aggiunge, è di 14 morti e 77 feriti,

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Il luogo della prima esplosione
Il Cairo
Prima la raffica di attentati, poi gli scontri tra le forze di polizia e i pro Morsi. Il venerd' del Cairo, a ridosso del terzo anniversario dalla rivolta di piazza Tahrir (che cade il 25 gennaio) è stato un'escalation di violenze. Almeno 19 i morti, tra loro anche una bambina di sette anni. 

Le bombe in mattinata 
A firmare la prima esplosione è stato un kamikaze, che si è lanciato contro il dipartimento di sicurezza. Quattro i morti e gravi danni al centro islamico che sorge nei pressi. La seconda deflagrazione è avvenuta vicino ad una stazione della metro, a Dokki: una la vittima. Il terzo attentato, infine, a Giza, nei pressi di un commissariato lungo la strada che porta alle Piramidi. È massima allerta nella capitale: rafforzate le misure di sicurezza all'aeroporto internazionale della capitale, al ministero dell'Interno, in tutto il distretto di Giza e davanti alle ambasciate britannica e statunitense. Proprio quest'ultima aveva diramato un alert ai cittadini Usa già ieri, evocando il rischio di scontri e possibili attentati al Cairo. Invece l'ambasciata d'Italia al Cairo invita i connazionali "alla massima prudenza", a causa "della tensione crescente oggi e domani nelle principali città" e del "pericolo scontri e attentati". 

Gli scontri al Cairo
Dopo i tre attentati, la situazione è degenerata. Circa duemila sostenitori dell'ex presidente, l'islamista Mohamed Morsi deposto da un golpe il 3 luglio scorso, si sono scontrati con le forze di sicurezza. La giornata si è conclusa con 250 arresti. Violenti scontri tra dimostranti pro-Morsi e forze di sicurezza anche a Giza, la megalopoli che abbraccia parte del Cairo, ad Alessandria, Minya e Beheira. Le forze dell'ordine hanno sparato gas lacrimogeni per disperdere la folla. Si registrano in tutto dodici morti, lo annuncia il ministero della Sanità. Quattro di loro sono stati uccisi a Beni Suef e uno a Damietta. Scontri anche a Fayum, sobborgo a sud del Cairo: tre i morti, tra loro anche una bambina di sette anni. 

Condanna Usa
L'ambasciata statunitense al Cairo ha condannato "gli atroci attacchi di questa mattina" nella capitale egiziana: "Sosteniamo pienamente il governo egiziano nei suoi sforzi per portare i responsabili di questi crimini davanti alla giustizia", si legge in una nota pubblicata sul sito web della sede diplomatica, in cui si esprimono le condoglianze alle vittime.