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MONDO

Dopo la tragedia del Mottarone

Eitan, nonna materna in Israele: "Non è un rapimento, casa sua è qui"

Zii paterni dicono: "Attendiamo con speranza udienza di giovedì, c'è Convenzione Aja " sui rapimenti internazionali di minori e ribadiscono: "E' stato rapimento"

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di Tiziana Di Giovannandrea
"La sua casa è qui, in Israele, l'ebraismo. Questo è quello che conosce. Questa è la sua vita. La vita di Eitan in Israele è una grande festa, se loro (gli zii paterni Biran, ndr) vogliono prendere parte, sono tutti invitati". Così si è espressa Ether (Etty) Peleg, la nonna materna di Eitan, il piccolo sopravvissuto alla strage del Mottarone e portato in Israele dal nonno materno Shmuel Peleg, intervistata dalla tv israeliana Channel 13 News.

La donna nel contempo ha ribadito: "Non si è trattato di un rapimento". "Un giorno cercherà su Google e gli dirò: 'Eitan, sei il centro del nostro mondo. I tuoi genitori sono sepolti qui, anche tuo fratello. Tutta la tua famiglia  è qui. Tu sei nato qui, era in programma che tornassi qui. Questa è la guerra che nonno, nonna e i tuoi zii hanno condotto perché tu fossi qui", ha aggiunto. La nonna materna  racconta di come il piccolo Eitan, riportato dal nonno materno in Israele togliendolo alla zia paterna Aya cui era affidato, sia attualmente "felice, è così contento.... siamo tutti qui per Eitan, questo è quello che conta".

Zii paterni, confidiamo nei giudici, è stato rapimento
"Attendiamo con speranza l'udienza e confidiamo nei giudici e che decidano sulla base della Convenzione dell'Aja" sui rapimenti internazionali di minori. Così gli zii paterni di Eitan, Or e Aya, che è anche la sua tutrice legale, stanno vivendo, come riferito all'Ansa, l'attesa per l'udienza di giovedì a Tel Aviv, fissata dopo l'istanza della zia che ha chiesto l'immediato rientro in Italia del bambino di 6 anni. Or potrebbe essere presente con Aya all'udienza. La nonna materna Etty e anche la zia materna Gali, che ha pure chiesto di potere adottare in Israele il bimbo, continuano a ripetere nelle varie interviste rilasciate in questi giorni e in queste ore che il piccolo deve rimanere "in Israele, da ebreo, in una scuola israeliana e in un ambiente israeliano".

Gli zii paterni non vogliono alimentare questo scontro "sulla pelle del bambino". Un bimbo, ripetono gli zii paterni, che ha già subìto "traumi e una gravissima tragedia" nella sua breve vita e che deve essere soltanto "curato e seguito al meglio".  Aya ha avuto modo di parlare col bambino in questi giorni al telefono e con videochiamate e anche Or dovrebbe riuscire ad essere presente all'udienza di giovedì. Sul contrasto religioso che si è creato attorno all'educazione del bambino, sia gli zii paterni che alcuni amici della famiglia hanno raccontato a più riprese che gli stessi genitori di Eitan (morti a maggio nel disastro della funivia assieme al fratello e ai bisnonni del piccolo) già nel gennaio del 2020 avevano deciso di iscrivere il bimbo alla scuola cattolica a Pavia, dove lunedì scorso avrebbe dovuto iniziare le elementari. 

Tragedia funivia, proseguono le indagini sulla fune spezzata
Proseguono le indagini per far luce sulle cause, e le eventuali responsabilità dello schianto che il 23 maggio scorso costò la vita a 24 persone. I periti nominati dal Gip di Verbania Elena Ceriotti e i consulenti di parte si sono ritrovato oggi alla stazione intermedia dell'Alpino per fotografare i due segmenti del cavo traente, la fune della cabina che lo scorso 23 maggio è precipitata causando la morte di quattordici persone e il ferimento di Eitan, ora al centro della contesa familiare per l'affidamento. Sono centinaia le immagini scattate ai due segmenti della fune, di circa 15 metri l'uno, prelevati la scorsa settimana, uno dei quali la prossima settimana sarà sottoposto alle analisi del caso con il microscopio elettronico.

Lo scopo resta quello di stabilire perché la fune, composta da 114 fili d'acciaio, si è spezzata. Una circostanza rarissima che, proprio per questo motivo, desta ancora più interesse ed è fondamentale per accertare tutte le responsabilità, oltre a quella di chi ha sistemato i 'forchettoni' sui freni per disabilitarli, che ha provocato la caduta nel vuoto della cabina n.3. Domani invece gli avvocati delle 53 parti offese e delle persone e delle società sotto inchiesta si ritrovano in Procura, a Verbania, potranno fare copia dei documenti sequestrati dai carabinieri. Per martedì prossimo, invece, è fissata infine l'udienza al Tribunale del Riesame di Torino per il ricorso avanzato dalla procuratrice di Verbania Olimpia Bossi. Un'istanza per ottenere la riforma della decisione del Gip sui tre fermi decisi due giorni dopo il disastro del Mottarone.