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MONDO

Rotta dei Balcani

Emergenza immigrazione, Serbia e Macedonia chiedono intervento Ue; in migliaia arrivano in Ungheria

Da Vienna dove è in corso il vertice sull'immigrazione arriva l'appello di Serbia e Macedonia: "Fino a quando non ci sarà risposta europea, la crisi non si risolverà". In migliaia arrivati in Ungheria, superando il filo spinato; il paese rafforza la sicurezza al confine

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Frontiera serbo-ungherese
I ministri degli Esteri di Serbia e Macedonia hanno chiesto un'azione dell'Ue per risolvere la crisi dei migranti. L'appello è arrivato da Vienna, dove è in corso un vertice con i leader dei Balcani occidentali, cui partecipano anche il cancelliere tedesco Angela Merkel e il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni.

"Fino a che non avremo una risposta europea a questa crisi... nessuno dovrà farsi l'illusione che si risolverà" ha detto il ministro macedone, Nikola Poposki; e la collega serba, Iviva Dacic, gli ha fatto eco chiedendo un "piano d'azione" dell'Ue. Entrambi i Paesi sono terreno di transito delle decine di migliaia di migranti che cercano di raggiungere l'Ue.

La rotta balcanica è la più battuta nelle ultime settimane. Dalla Grecia e dalla Macedonia attraverso la Serbia i migranti cercano di raggiungere l'Ungheria, da cui prendere poi per il nord Europa. Nelle ultime 24 ore tremila migranti hanno attraversato il confine, 700 sono bambini. Si tratta del numero maggiore di arrivi in un solo giorno in Ungheria, dove dall'inizio dell'anno sono entrati 140 mila migranti della rotta balcanica, più del doppio rispetto all'intero 2014.  

Nonostante la decisione di Budapest di erigere la barriera metallica lungo il confine con la Serbia, i migranti riescono comunque ad oltrepassare il confine a Roszke, uno dei pochi punti di passaggio ancora liberi. Le autorità per cercare di bloccare il flusso di migranti hanno disposto l'invio di ulteriori 2.100 poliziotti alla frontiera, con cani, cavalli e l'appoggio degli elicotteri. Il partito del premier Viktor Orban intende inoltre chiedere al Parlamento l'autorizzazione all'invio dell'esercito per bloccare l'enorme flusso migratorio.