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POLITICA

Bologna

Emilia Romagna, alle primarie Pd vince Bonaccini. Affluenza ai minimi storici

Stefano Bonaccini ha vinto le primarie del centrosinistra sarà lui il candidato alla presidenza della Regione alle elezioni del 23 novembre. Ha vinto con il 61%, contro il 39% dell'altro candidato Roberto Balzani

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Bologna
Stefano Bonaccini, segretario uscente del Pd, è il vincitore delle primarie del centrosinistra per la scelta del candidato alla presidenza della Regione Emilia Romagna. Il consenso di Bonaccini è arrivato al 65,5% mentre il suo avversario, Roberto Balzani, si è fermato al 39%. 

Bassa l'affluenza: gli elettori non hanno superato i 55mila. Un fortissimo calo rispetto alle ultime primarie e comunque addirittura meno al numero degli iscritti al Pd. In Emilia Romagna, alle primarie nazionali, hanno votato sempre almeno 400mila persone e in regione gli iscritti del Pd sono circa 75mila. La spiegazione può essere rinvenuta nel fatto che il nome di Bonaccini, fino a poco più di un anno fa, era noto praticamente solo a chi seguiva la politica emiliano-romagnola.

Modenese, classe '67, Stefano Bonaccini era un consigliere regionale, sposato con Sandra e con due figlie, Maria Vittoria e Virginia. Una vita nel partito e nell'amministrazione locale: cinque anni da assessore nel suo paese d'origine, Campogalliano; sette anni a Modena prima dell'arrivo in assemblea legislativa. Dal 25 ottobre del 2009 era segretario regionale del Pd, dopo aver vinto le primarie (lo votarono in 200mila), in occasione dello stesso voto che portò Pierluigi Bersani alla guida del partito nazionale.

E' infatti da bersaniano che si è mosso anche alle primarie successive, quelle che fecero del piacentino il candidato del centrosinistra alle politiche. Un rapporto, quello con l'ex segretario, che si andrà via via allentando dopo la non-vittoria del 2013 fino al punto di non ritorno quando - nei convulsi giorni della scelta del presidente della Repubblica - il suo grido su twitter, "Fermatevi", fu tra gli ingredienti che portarono al tramonto di quel Pd. 
 
Da Bersani a Renzi, quindi. Un passaggio non indolore tra ex compagni di strada che borbottavano al tradimento e rottamatori pronti a rinfacciare il suo essere renziano 'della seconda ora'. A stabilire il suo grado di renzismo, ci pensò da lì a poco lo stesso ex sindaco di Firenze scegliendolo come coordinatore della campagna per le primarie che lo portarono alla guida del partito. Bonaccini sarà anche membro della prima segreteria Renzi (responsabile enti locali). Di lui si parlava come candidato a sindaco di Modena. Ma - dopo una fase di incertezza -proprio dopo il ruolo nazionale nel partito - si sfilò.

Fase di incertezza che ha regnato a lungo anche dopo che le dimissioni di Vasco Errani hanno accelerato la corsa a Viale Aldo Moro. Una sua candidatura era nell'aria (anche in questo caso in ballottaggio con un ruolo di rilievo nel partito nazionale: per lui sembrava pronta la delega all'organizzazione). Ma le riserve furono sciolte solo dopo il fallimento di una candidatura unitaria alle primarie di coalizione. In campo c'erano già Roberto Balzani e, soprattutto, Matteo Richetti. Poi, vennero le notizie dell'indagine a carico suo e dello stesso Richetti (che lasciò) per le spese da consiglieri. Bonaccini ha resistito. Ha chiesto di essere ascoltato dai magistrati fino alla richiesta di archiviazione.