ECONOMIA
L'intervento
Euro, Savona: pronti a ogni evenienza, anche a uscita
Alla sua prima uscita ufficiale come ministro degli Affari europei, dinanzi alle commissioni di Camera e Senato, Paolo Savona si è tolto un po' di sassolini dalle scarpe. "Dato che ero stato delegittimato dai media, ho cercato la legittimazione democratica ed è per questo che finora non mi sono mosso. Dopo questa audizione vedrò Draghi". E che cosa gli dirà? Spiegherà che l'Italia "potrebbe trovarsi in una situazione nella quale non saremo noi a decidere, ma saranno altri. Per questo dobbiamo essere pronti a ogni evenienza". E' il famoso Piano B per l'uscita dall'euro. "Una delle mie case, la Banca d'Italia", ha spiegato, "mi ha insegnato che non ci si deve preparare a gestire la normalità, ma l'arrivo del cigno nero, lo shock". Secondo Savona per far sopravvivere l'euro serve crescita ma, sottolinea, "dobbiamo essere pronti a ogni evento". Servirebbe "un Pil in aumento del 4%, non dell'1% quindi politiche più aggressive", ha aggiunto. "Mi dicono: 'tu vuoi uscire dall'euro?' Badate che noi potremmo ritrovarci nella situazione in cui sono altri a decidere. Per questo dobbiamo essere pronti a ogni evento". In particolare, "vi è la necessità di una stretta connessione tra architettura istituzionale dell'Ue e politiche di crescita se si vuole che l'euro sopravviva".
Detto questo, ha ripetuto che "l'Italia non intende uscire dall'euro e intende rispettare gli impegni fiscali". Affermazioni che "hanno rassicurato i mercati, ma lo spread resta elevato per via del nostro debito pubblico, ma anche per come il governo intende realizzare il programma, soprattutto flat tax, reddito di cittadinanza e Fornero".
I mercati temono che la realizzazione del programma illustrato dal premier Giuseppe Conte faccia aumentare il debito pubblico e di queste preoccupazioni, sottolinea il ministro, "il governo ne deve tenere conto". La soluzione "di politica economica è questa: rilanciare gli investimenti per la crescita" e quindi aumentare il Pil senza che "Parlamento e governo mostrino fretta sul lato della
spesa corrente". Vuol dire che il risanamento può aspettare e nel frattempo serve lavorare sull'architettura dell'euro per renderlo più flessibile. La riforma passa dalla ridefinizione dei compiti della Bce nell'ambito di un processo di stretta connessione tra l'architettura istituzionale europea e le politiche economiche. La Banca centrale deve avere "pieni compiti e poteri sul cambio" altrimenti la crescita economica è determinata da fatti e decisioni esterni all'area euro.
Alla Bce, inoltre, deve essere affidato "pieno e autonomo esercizio di prestatore di ultima istanza. E' una lacuna che si riflette nello spread". In sintesi la Bce, secondo il governo italiano, dovrebbe avere uno statuto simile a quello delle altre principali banche centrali. Poi avverte il problema non è "se attuare o meno le promesse" fatte all'elettorato, "cosa indispensabile", ma piuttosto "quali siano i modi, e tra questi i tempi" in cui farlo, senza fretta di far crescere la spesa corrente.
"La politica è la seguente - suggerisce Savona - rilanciare gli investimenti in misura tale da avere una crescita del Pil che consenta di diminuire il rapporto debito pubblico-Pil, sincronizzando il ritmo di spesa corrente necessaria per l'attuazione dei provvedimenti indicati al ritmo con cui cresce il gettito fiscale". Ciò "tecnicamente è possibile se governo e Parlamento non mostrano fretta di crescere dal lato della spesa corrente prima che gli investimenti manifestino gli effetti attesi", sostiene il ministro.
Detto questo, ha ripetuto che "l'Italia non intende uscire dall'euro e intende rispettare gli impegni fiscali". Affermazioni che "hanno rassicurato i mercati, ma lo spread resta elevato per via del nostro debito pubblico, ma anche per come il governo intende realizzare il programma, soprattutto flat tax, reddito di cittadinanza e Fornero".
I mercati temono che la realizzazione del programma illustrato dal premier Giuseppe Conte faccia aumentare il debito pubblico e di queste preoccupazioni, sottolinea il ministro, "il governo ne deve tenere conto". La soluzione "di politica economica è questa: rilanciare gli investimenti per la crescita" e quindi aumentare il Pil senza che "Parlamento e governo mostrino fretta sul lato della
spesa corrente". Vuol dire che il risanamento può aspettare e nel frattempo serve lavorare sull'architettura dell'euro per renderlo più flessibile. La riforma passa dalla ridefinizione dei compiti della Bce nell'ambito di un processo di stretta connessione tra l'architettura istituzionale europea e le politiche economiche. La Banca centrale deve avere "pieni compiti e poteri sul cambio" altrimenti la crescita economica è determinata da fatti e decisioni esterni all'area euro.
Alla Bce, inoltre, deve essere affidato "pieno e autonomo esercizio di prestatore di ultima istanza. E' una lacuna che si riflette nello spread". In sintesi la Bce, secondo il governo italiano, dovrebbe avere uno statuto simile a quello delle altre principali banche centrali. Poi avverte il problema non è "se attuare o meno le promesse" fatte all'elettorato, "cosa indispensabile", ma piuttosto "quali siano i modi, e tra questi i tempi" in cui farlo, senza fretta di far crescere la spesa corrente.
"La politica è la seguente - suggerisce Savona - rilanciare gli investimenti in misura tale da avere una crescita del Pil che consenta di diminuire il rapporto debito pubblico-Pil, sincronizzando il ritmo di spesa corrente necessaria per l'attuazione dei provvedimenti indicati al ritmo con cui cresce il gettito fiscale". Ciò "tecnicamente è possibile se governo e Parlamento non mostrano fretta di crescere dal lato della spesa corrente prima che gli investimenti manifestino gli effetti attesi", sostiene il ministro.