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SALUTE

Europa a rischio Ebola? L'infettivologo: "Niente allarmismi inutili"

Stato di emergenza in Sierra Leone. La Liberia chiude scuole e uffici. In allarme diversi paesi Ue. Il ministero della Salute rassicura: "In Italia il rischio è remoto". Per saperne di più sul terribile virus Ebola abbiamo intervistato il Prof. Evangelista Sagnelli, Ordinario di Malattie Infettive Seconda Università di Napoli

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Prof. Evangelista Sagnelli
di Maurizio RighettiRoma
In gran Bretagna è stato lanciato l’allarme, quali sono i rischi reali?
Il contagio interumano è il principale rischio per la diffusione della malattia e il contatto col sangue e/o altri liquidi biologici di soggetti infetti è la più frequente via di trasmissione dell’infezione all’uomo. Si contagiano più frequentemente i familiari e conviventi con un’elevata frequenza di contatti coi soggetti infetti. La diffusione dell’infezione avviene tuttavia anche per contatto con oggetti o superfici contaminati. Durante le epidemie sono stati frequenti i casi di trasmissione al personale sanitario di assistenza, che per prevenire l’acquisizione della infezione deve sempre utilizzare misure di elevata protezione individuale nella cura dei pazienti (occhiali, visiere, camici, mascherine e gambali monouso), nel maneggiare il materiale biologico (sangue, altri fluidi, tessuti etc.) e nella cura dello strumentario. Un importante fattore di rischio è la riutilizzazione di aghi infetti. Data l’elevata mortalità della malattia (nell’epidemia attuale 1201 casi di cui 672 morti al 27-07-2014) anche il contatto con i cadaveri dei pazienti deceduti può rappresentare una via di diffusione.

La situazione in Italia come è e come ci si deve regolare in caso di esplosione del virus?
La situazione in Italia è quella di una attiva sorveglianza nei punti di ingresso nella nostra nazione. L’Italia è dotata di importanti sistemi di sorveglianza e di protezione e di una vasta rete di Unità di ricovero per Malattie Infettive. I casi sospetti vanno immediatamente posti in stretto isolamento ed osservati.

I'insorgere delle epidemie di Ebola è ricorrente, per quale ragione? Il cambio del clima facilita la diffusione delle malattie infettive?
Non è stato ancora chiarito come si originino gli episodi epidemici. Vi sono evidenze che consentono di ritenere come 'primum movens' la trasmissione da un serbatoio animale all’uomo, di solito da una scimmia come il macaco, ma altri animali sono sospettati come serbatoio di infezione, porcospini antilopi ed in particolare i pipistrelli. Per questi ultimi, lo stato di portatore del virus non comporta mortalità e ciò fa loro attribuire un ruolo rilevante nel mantenimento dell’infezione.
I periodici episodi epidemici si potrebbero interpretare sulla base di diverse evenienze, i ritmi di vita e di procreazione di questi animali, le forti escursioni climatiche con l’alternanza dei periodi di siccità e dei periodi delle piogge, le cicliche abitudini di vita degli uomini nelle aree geografiche interessate.


Esistono medicina e metodi curativi di contrasto?
Non esistono terapie o rimedi efficaci. I pazienti debbono ricevere una efficace terapia di supporto che preveda attenzione all’equilibrio idro-elettrolitico con infusione di liquidi, al mantenimento dei livelli di ossigenazione, all’equilibrio della pressione arteriosa, alla prevenzione delle complicanze e delle sovrainfezioni.


E’ il caso di allarmarsi oltre misura?
Il livello di allarme è notevole nelle nazioni africane colpite. Nelle nazioni non interessate dall’epidemia deve essere notevole il livello di sorveglianza nei punti di ingresso, senza creare allarmismi ingiustificati.


Si sono registrati casi precedenti in Europa? 
Non si conoscono casi insorti nell’Europa occidentale, sia perché i precedenti episodi epidemici sono stati meno estesi di quello attuale e si sono autolimitati, sia perché nella epidemia attuale sono state attuate severe strategie di controllo agli ingressi di numerose nazioni. 


Come prepararsi, se possibile, a nuovi tipi di virus che dovessero presentarsi nel futuro?
Si è sempre temuta l’insorgenza di epidemie da patogeni di recente identificazione, per la ovvia difficoltà a combattere questi agenti infettivi e per la difficoltà ad affrontare la diffusione di malattie contagiose in un’epoca di globalizzazione. E’ tuttavia utile ricordare che l’estesa ed intensa collaborazione tra ricercatori di tutto il mondo e quella tra le istituzioni sanitarie delle diverse nazioni, favorite da un’attiva coordinazione di Istituzioni internazionali sanitarie e politiche, hanno recentemente confinato sul nascere epidemie da nuovi virus influenzali e da virus della SARS, virus fortemente contagiosi.