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ITALIA

Interrogatori

Expo, Maltauro: "Tangenti per 1 milione 200 mila euro"

L'imprenditore vicentino ha sostenuto di aver dovuto fare parte del sistema ricostruito dai pm per poter lavorare

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Milano
L'interrogatorio dell'imprenditore vicentino Enrico Maltauro conferma i dettagli dell'architettura del caso Expo in cui la "cupola" sarebbe responsabile degli appalti pilotati e del giro di mazzette per i lavori dell'Esposizione, di Sogin, di parecchi ospedali lombardi e perfino per il progetto della Città della Salute.

Gli interrogatori
Maltauro è stato arrestato giovedì scorso assieme all'ex esponente della Dc Gianstefano Frigerio, all'ex funzionario del Pci Primo Greganti, all'ex senatore del Pdl Luigi Grillo, all'ex esponente ligure dell'Udc Sergio Cattozzo e all'ex manager, appena dimessosi, di Expo Angelo Paris. Ieri è stato interrogato dai pm per circa nove ore.

Ore in cui Maltauro e Sergio Cattozzo - ex capogruppo ligure dell'Udc -  con le loro spiegazioni e i loro chiarimenti hanno consolidato l'impianto accusatorio che gli altri coindagati, eccetto Paris, hanno negato. Maltauro nel verbale - che è stato secretato - mette nero su bianco i dettagli del sistema della 'cupola degli appalti', sostenendo di aver dovuto fare parte del sistema ricostruito dai pm per poter lavorare

"Un milione e 200 mila euro"
In linea con il suo interrogatorio anche quello dell'ex esponente dell'Udc Cattozzo, sentito per circa quattro ore. Maltauro ha sostenuto di aver dovuto fare parte del sistema ricostruito dai pm per poter lavorare. Tangenti, date o promesse, per un milione e 200 mila euro in relazione ad appalti Expo e Sogin.

Scontro in Procura
Continua la tensione in Procura a Milano tra il Procuratore Capo, Edmondo Bruti Liberati, e il Procuratore Aggiunto Alfredo Robledo. Continuano le accuse reciproche. Sulla vicenda già oggi potrebbe esprimersi la Prima Commissione del Csm, che con la Settima, sta gestendo la questione. A loro il vice presidente del Csm ha rivolto l'invito a chiudere il caso "rapidissimamente" perchè "di tutto ha bisogno il sistema giudiziario, tranne che di delegittimazione". E lo stesso ministro della Giustizia Andrea Orlando frena sull'ipotesi di un suo intervento, spiegando che attenderà la pronuncia del Csm.