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ITALIA

Sul caso indaga la Procura di Roma

Fa intervento di riduzione dello stomaco e muore per una lacerazione dell'aorta

Una donna di 43 anni, Chiara Grelli, è morta il 10 novembre scorso a Roma. Era ricoverata al Campus Biomedico in seguito a una complicanza insorta dopo l'operazione. La famiglia ha sporto denuncia

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di Tullia Fabiani
Ci aveva pensato a lungo. Ne aveva parlato con la famiglia, con gli amici più stretti. Aveva fatto visite, consulti, tutto il percorso necessario per prendere con certezza la decisione. Per Chiara Grelli, 43 anni, agente di viaggi in un importante tour operator romano, l'intervento di riduzione dello stomaco rappresentava l'inizio di una nuova vita. Un sogno di libertà dalla schiavitù dei chili di troppo, che nel tempo l'avevano appesantita, creandole diversi disagi e difficoltà quotidiane. Con questo spirito il 10 settembre scorso ha affrontato il ricovero e l'intervento in una struttura d'eccellenza della città in cui viveva, il Campus Biomedico a Roma. L'operazione riesce alla perfezione, dicono i medici alla famiglia. Lei, felice, lascia l'ospedale un paio di giorni dopo.

 Inizia la convalescenza: il riposo a casa dei suoi, a Castel Madama; la dieta seguita scrupolosamente; i controlli di routine. Tutto fila liscio per qualche settimana, anche se raccontano i famigliari "aveva sempre una leggera febbre". Ma lei non si preoccupa più di tanto, almeno fino a quando  – passato più di un mese - dovrebbe cominciare a poter mangiare qualcosa di più di una minestra e non ci riesce. Cerca di capire perché, chiede informazioni ai dottori che la seguono, le dicono che è normale, deve magari sforzarsi un po'.

Ci prova, con difficoltà. I primi di novembre va in ospedale per un controllo programmato. Lì, per la prima volta, si accorgono che è insorta una complicanza: le fanno delle lastre, riscontrano una fistola che ha provocato una piccola lacerazione nella parte alta dello stomaco. Decidono di intervenire, inserendo una placca di titanio nell'esofago. Ma Chiara non sta bene. Lamenta dolori alla schiena, nausea, non riesce a mangiare più niente. Le danno morfina per sedare i dolori e riuscire a dormire. E qualche giorno dopo, il 10 novembre scorso, - esattamente due mesi dopo l'intervento - a seguito di una terribile emorragia muore. I medici, raccontano i parenti, "parlano di lacerazione aortica", anche per loro un evento – dicono – imprevedibile e inspiegabile; i famigliari non ci vedono chiaro e sporgono denuncia alla polizia. Il pm titolare del fascicolo, Vittorio Pilla, sequestra la cartella clinica, dispone l'autopsia e avvia le indagini per omicidio colposo. Molti gli interrogativi che per i legali della famiglia - Francesca Romana Codazzo e Sandro Alimonti - devono avere risposta: perché la fistola non è stata diagnosticata prima? Cosa può aver provocato la lacerazione dell'aorta? La sintomatologia lamentata da Chiara è stata sottovalutata?

Se ci sono state responsabilità circa la sua morte improvvisa lo accerterà la magistratura. Quello che è certo è che Chiara era una donna bella, solare, curiosa, amante dei viaggi, degli animali, appassionata del suo lavoro. E un sogno di vita come il suo, e come quello di tante altre persone, non deve trasformarsi in un drammatico incubo.