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ECONOMIA

Landini: "Nel Paese rischio tenuta democratica"

Fiat, Termini Imerese si ferma a sostegno delle tute blu

Operai, sindacati, cittadini, sindaci e parroci in piazza a Termini Imerese per chiedere al governo risposte sul futuro dei 1.200 operai della Fiat e delle aziende dell'indotto in cassa integrazione fino a giugno

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Stabilimento Fiat (foto archivio)
Termini Imerese
Cinquemila in corteo a Termini Imerese, secondo i sindacati, per chiedere la reindustrializzazione del sito abbandonato da Fiat oltre due anni fa. Operai, sindacati, cittadini, famiglie, sindaci e parroci di vari Comuni della provincia, insieme per ottenere uno sforzo reale da parte del governo nazionale a favore del futuro occupazionale delle tute blu della fabbrica in cassa integrazione e dei lavoratori dell'indotto senza più paracadute e per molti dei quali sono già scattate le procedure di licenziamento.

Il lungo serpentone di gente, partito dalla parte bassa della cittadina, è giunto a piazza Duomo da cui viene scandito a più voci che "dopo la Fiat può esserci ancora e solo la Fiat. Per questo serve un impegno diretto della Presidenza del Consiglio". Una grande prova di partecipazione e unità alla vigilia del tavolo al ministero dello Sviluppo economico al quale prenderà parte anche un rappresentante della Presidenza del Consiglio. Ma non basta ai sindacati e ai manifestanti, che chiedono di spostare la vertenza a Palazzo Chigi perché si abbia la forza necessaria per spingere Fiat a tornare a Termini. Perché il rischio sociale è altissimo, come ha spiegato la Chiesa locale invitando tutti al massimo coinvolgimento anche oggi: "Cresce la sofferenza e il disagio che rendono la situazione esplosiva", è il senso dell'appello lanciato.

"E' una grande mobilitazione - commenta il segretario provinciale della Uilm Vincenzo Comella - di cui il governo nazionale non potrà non tenere conto. Sindacati, cittadini, Chiesa e parti sociali uniti per chiedere di proteggere il destino economico di una comunità vasta. Domani saremo presenti al tavolo, ma non è sufficiente".
L'obiettivo è che il tavolo "si sposti a Palazzo Chigi dove è partita anni fa questa avventura che si è rivelata un fallimento. Si riparta dunque da lì per dire in modo autorevole a Fiat che deve tornare a investire su questo territorio. L'impianto è pronto e pronti sono anche gli operai. Le proposte sin qui individuate, infatti, sono deboli e serviranno anni percheé vadano a regime. Non c'è dunque alcuna alternativa credibile a Fiat".
 

Saracinesche abbassate in solidarietà con i lavoratori
A Termini Imerese un bel po' di saracinesche dei negozi sono abbassate, alcune lo sono da tempo perché non hanno retto al peso della crisi, altre lo sono oggi per manifestare solidarietà agli operai della Fiat e dell'indotto, scesi in piazza alla vigilia della riunione al
ministero dello Sviluppo economico. Per lo stabilimento siciliano, chiuso nel novembre 2011, non si intravedono ancora prospettive e gli ex operai sono in cig fino al 30 giugno.

I parroci di Termini Imerese, la politica dia soluzioni
"Ci aspettiamo che chi può dare soluzioni a questo territorio lo faccia". Così l'arciprete di
Termini Imerese, Francesco Anfuso, che sta partecipando alla mobilitazione generale organizzata da Fim, Fiom e Uilm per chiedere risposte sul futuro del 1.200 operai della Fiat e delle aziende dell'indotto in cassa integrazione fino a giugno. "Chi ha avuto il  mandato dal popolo faccia qualcosa, chi ha avuto il dono di fare politica faccia qualcosa non solo per Termini Imerese, ma per tutta la Sicilia. Sul mondo del lavoro sono calate le tenebre - aggiunge -. Gli operai sono rimasti senza nulla in mano".

Nei giorni scorsi i parroci del comprensorio madonita hanno inviato una lettera al premier
Enrico Letta - sottoscritta anche dai sindacati e dal sindaco di Termini Imerese - e una ai fedeli, per invitarli a partecipare alla mobilitazione generale organizzata da Fim, Fiom e Uilm.  

Anche il parroco della Chiesa Maria Santissima del Carmelo, Michele Albanese, è sceso in piazza per manifestare solidarietà agli operai: "La chiesa - dice padre Michele - è  sempre al fianco di chi ha bisogno. Il lavoro è fonte di dignità. Questa gente è privata della propria vita quotidiana. A Termini Imerese, rispetto allo scorso anno, sono raddoppiate le famiglie che si rivolgono al banco alimentare; c'è chi non riesce a
pagare i propri debiti e si rivolge agli usurai. Noi proviamo ad aiutare i bisognosi come possiamo, ma la crisi ha colpito anche noi, anche le parrocchie si sono impoverite".

 Landini, nel Paese rischio tenuta democratica
 "Non so cosa succederà se cambia il governo. Siamo di fronte a una situazione drammatica, siamo a rischio tenuta democratica nel nostro Paese; in passato i
momenti di crisi dell'occupazione in Italia hanno messo a rischio la democrazia". Lo ha detto il leader della Fiom, Maurizio Landini a Termini Imerese. "Sulle politiche industriali
in questi 20 anni con il centrosinistra e con il centrodestra non è cambiato nulla. Senza investimenti pubblici e privati non si crea lavoro, come dimostra Termini Imerese".