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SALUTE

Figli a perdere

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C’è la storia della piccola Chiara, abbandonata appena data alla luce a Torino, perché affetta da mielomeningoncele, un difetto di saldatura degli archi vertebrali posteriori che comporta la fuoriuscita delle meningi e del midollo spinale. I genitori non sapevano della profilassi con l’acido folico, durante la gravidanza, che riduce questo ed il rischio della spina bifida. Non avevano neppure fatto una ecografia, da cui si sarebbe visto che la bambina aveva questo problema. L’hanno affidata all’equipe di medici che non si sono dati per vinti, e stanno impiegando sofisticate e mai sperimentate tecniche, per provare a farla sopravvivere, impiegando membrane amniotiche per ricostituire la cute mancante.

E poi ci sono le storie dei 56 neonati non riconosciuti, lo scorso anno: più della metà da madri straniere , nel 37,5% da mamme italiane.

Di loro si è occupata la Società Italiana di Neonatologia, in collaborazione con “Ninna ho”, un progetto a tutela dell'infanzia abbandonata promosso da Fondazione Francesca Rava Onlus e dal Network KPMG in Italia, stilando un rapporto che è stato presentato al Ministero della Salute.
La metà delle donne che non hanno riconosciuto il figlio non erano sposate, e solo il 12% aveva un lavoro. Sui motivi che le hanno spinte a lasciare in una culla d’ospedale il bambino, innanzitutto il disagio psichico e sociale (37,5%), seguito dalla paura di perdere il lavoro o più in generale dai problemi economici (19,6%). La paura di essere espulse o di dover crescere un figlio da sole in un Paese straniero è un motivo scatenante per il 12,5% delle donne immigrate. C’è poi la coercizione per il 7,1%, la giovane età (5,4%), la solitudine (5,4%) e la violenza (1,8%). 

Peggio è andata ai 243 bambini uccisi negli ultimi dieci anni, morti per mano degli stessi genitori. 130 erano bambine.

Raptus, conflitti tra i genitori per le separazioni, situazioni di disagio, le principali motivazioni di questi orrori tra le mura domestiche.