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SCIENZA

Ieri l'annuncio della Nasa

"Finalmente un pianeta come la Terra, ma se ospitasse una civiltà sarebbe impossibile comunicare"

La scoperta di Kepler-186F, il primo pianeta simile alla Terra individuato nelle profondità dello spazio, emoziona gli esperti. Raffaele Gratton, ricercatore dell'Inaf: "Potrebbe essere adatto ad ospitare la vita, ma è lontanissimo. Nei prossimi anni speriamo di trovarne di più vicini"

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Un'illustrazione di Kepler-186f (Nasa)
di Andrea BettiniPadova
“Gli astronomi aspettavano questo momento dal 1995, da quando fu scoperto il primo pianeta fuori dal Sistema Solare”. Raffaele Gratton, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, sintetizza così l’importanza dell’annuncio dato ieri dalla Nasa. Kepler-186F, il primo pianeta simile alla Terra individuato nelle profondità dello spazio, apre nuove prospettive e conferma che nell’universo ci sono altri luoghi che potrebbero ospitare la vita.
 
Dottor Gratton, perché si cercava con tanto interesse un pianeta come questo?
L’idea di fondo è che i pianeti con le caratteristiche della Terra siano i più adatti ad ospitare la vita. Da tempo se ne cercava uno di dimensioni simili al nostro mondo – quindi con ogni probabilità roccioso – e a una distanza dalla propria stella che permetta temperature superficiali tali da consentire la presenza di acqua liquida.
 
Si tratta di ipotesi o abbiamo già la certezza che vi sia dell’acqua allo stato liquido?
Per il momento sono ipotesi. La temperatura del pianeta dipende anche dalla composizione dell’atmosfera e da quanto è efficiente l’effetto serra. Venere ad esempio ha un irraggiamento pari a circa due volte quello della Terra, quindi in teoria ci potrebbe essere acqua liquida, ma sulla sua superficie ci sono più di 500 gradi centigradi. Per avere la certezza di cosa si trovi su Kepler-186F bisognerebbe studiare in dettaglio i gas che lo circondano, ma questo è molto difficile perché è molto piccolo e molto lontano, a circa 500 anni luce da noi.
 
Kepler-186F è un caso unico o si pensa che ci siano molti pianeti simili?
Dovrebbero essere abbastanza numerosi. Gli studi più recenti stimano che in un raggio di 30 anni luce dalla Terra ce ne sia almeno uno. Nei prossimi anni si spera di avviare nuove missioni spaziali più adatte a individuare pianeti più vicini alla Terra.
 
Qual è il contributo italiano a questo tipo di ricerche?
Il nostro Paese è partito un po’ tardi ma sta recuperando terreno e partecipa a molti progetti importanti. L'Italia ad esempio è coinvolta, tra le altre, nelle missioni Plato e Cheops, che puntano a scoprire pianeti extrasolari a distanze più ravvicinate.
 
L’annuncio della Nasa fa sognare molti appassionati di fantascienza. Prima o poi sarà possibile raggiungere Kepler-186F?
Andarci è impossibile: è troppo distante. Anche comunicare con un’eventuale civiltà inviando dei messaggi radio sarebbe impraticabile: per arrivare a destinazione impiegherebbero 500 anni, quindi avremmo una risposta solo a 1000 anni di distanza. In realtà “pianeta abitabile” non significa “pianeta abitato da forme di vita intelligenti”. Basta pensare alla storia della Terra. Esiste da miliardi di anni, ma è popolata da forme di vita intelligenti da poche migliaia di anni e da forme di vita capaci di comunicare via radio solo da un secolo. Le probabilità di trovare proprio in questo momento qualcuno con cui comunicare sono molto basse.