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ECONOMIA

Milano

Fisco, dopo Apple nel mirino Amazon e Google

Sulle attività del gigante dell'e-commerce Amazon è stato aperto un fascicolo d'inchiesta, al momento a carico di ignoti e senza ipotesi di reato. E' in fase di definizione, inoltre, un accordo tra Google Italia e l'Agenzia delle Entrate per chiudere il contenzioso su una presunta evasione fiscale da quasi un miliardo di euro da parte delle multinazionale californiana, realizzata con uno schema analogo a quello di Apple

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Potrebbe fare da "apripista" verso la soluzione di contenziosi tributari nell'era di internet, con protagonisti colossi della web economy, l'accordo tra l'Agenzia delle Entrate e Apple Italia, che ha versato nelle casse dello Stato 318 milioni di euro nell'ambito del procedimento con al centro una presunta evasione fiscale di circa 879 milioni di euro.

Un "risultato importante", sottolineano fonti della Procura di Milano, che costituisce un precedente internazionale "aprendo la strada per la regolarizzazione dei rapporti tra l'Italia e le multinazionali" del settore. E un "modello da esportare" in altri Paesi europei, che si inserisce nel dibattito sulla 'web tax' e sull'omologazione delle regole comunitarie sul trattamento fiscale per contrastare il fenomeno dell'esterovestizione. Sarebbe la prima volta, infatti, che in casi analoghi la società fondata da Steve Jobs nella Silicon Valley chiude un contenzioso fiscale in uno dei Paesi in cui opera versando un maxi-risarcimento.

L'intesa raggiunta con Apple, quindi, potrebbe portare a uno sblocco degli altri fronti aperti, che riguardano attività di giganti come Amazon, Google e Western Digital, finite sotto la  lente d'ingrandimento del pool Criminalità economica della Procura di Milano, coordinato dal procuratore aggiunto Francesco Greco, competente in quanto le filiali italiane di numerose multinazionali hanno sede legale nel capoluogo lombardo. Secondo quanto è emerso dall'inchiesta, coordinata dal pm Adriano Scudieri, i profitti realizzati in Italia da Apple sarebbero stati contabilizzati dalla società che ha sede in Irlanda, dove la pressione fiscale è più favorevole, con un mancato versamento dell'Ires per un totale di circa 879 milioni di euro in 5 anni, dal 2008 al 2013.

Oltre al pagamento di 318 milioni di euro, l'accordo tra l'Agenzia delle Entrate e il colosso di Cupertino prevede una procedura di ruling internazionale valida per i prossimi 5 anni che determinerà la percentuale delle imposte da versare in Italia e in Irlanda. Nonostante sia stato risolto il contenzioso tributario, resta in piedi il procedimento penale parallelo a carico di tre manager - l'ad di Apple Italia, Enzo Biagini, il
direttore finanziario Mauro Cardaio, e il manager della irlandese Apple Sales International, Michael Thomas O'Sullivan accusati di omessa dichiarazione. E proseguono gli accertamenti su altre multinazionali del settore della web economy.

Sulle attività del gigante dell'e-commerce Amazon è stato aperto un fascicolo d'inchiesta, al momento a carico di ignoti e senza ipotesi di reato. E' in fase di definizione, inoltre, un accordo tra Google Italia e l'Agenzia delle Entrate per chiudere il contenzioso su una presunta evasione fiscale da quasi un miliardo di euro da parte delle multinazionale californiana, realizzata con uno schema analogo a quello di Apple. L'accordo con Mountain View dovrebbe aggirarsi intorno ai 150 milioni di euro. Nella 'lista' compare poi la statunitense Western Digital, tra le aziende leader nella tecnologia per hard disk. Anche in questo caso sono in corso trattative con il Fisco, mentre sul fronte penale sono state chiuse recentemente le indagini a carico di uno dei vertici della società. Sono finiti al centro di accertamenti della Procura di Milano, inoltre, diversi big di altri settori, come Prada e Armani.

Dopo il raggiungimento dell'accordo con Apple c'è massimo riserbo nel quartier generale dell'Agenzia delle Entrate, che si trincera dietro un no comment, anche se traspare una certa soddisfazione per la chiusura di un'operazione complessa. Sul fronte della politica, il presidente della Commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia, padre della 'web tax', sottolinea che "le OTT hanno iniziato a capire che le tasse si devono pagare nei Paesi in cui fanno profitti". Secondo il presidente della Commissione di vigilanza sull'Anagrafe tributaria, Giacomo Portas (Pd), infine, l'intesa raggiunta "ha anche un forte valore educativo".