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ITALIA

L'ultimo saluto

Fo: camera ardente al teatro Strehler. Lo sfogo del figlio: "Ora lo celebrano, ma l'hanno censurato

Folla silenziosa alla camera rdente per omaggiare il premio Nobel. "Io penso che abbia dato più di quanto ha ricevuto da Milano", ha detto il sindaco Sala. Sabato il lutto cittadino

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E' aperta al pubblico da questa mattina la camera ardente di Dario Fo, il premio Nobel scomparso ieri a 90 anni. La salma dell'artista si trova in una sala del foyer del teatro Strehler. L'area attorno al teatro è stata transennata. La bara di legno chiaro è chiusa, alle sue spalle c'è il palco: sopra c'è una foto dell'artista che sorride, con una mano sfiora il mento mentre nell'altra ha un pennello  appoggiato sopra la fronte. Accanto alla foto di Dario Fo, adagiata su un cavalletto da pittore, c'è uno sgabello con le tempere, i colori acrilici, i pennelli dentro ad un barattolo, gli stracci sporchi di colore. La camera ardente chiuderà a mezzanotte e domani il lutto cittadino, una cerimonia laica nel cuore della città, a piazza Duomo, poi la sepoltura nel Famedio del Cimitero monumentale, Pantheon delle personalità illustri.

Lo sfogo
Intanto il figlio di Fo, Jacopo, posta su Facebook il suo sfogo: "Si, adesso sono tutti a celebrare Dario. Dopo una vita che han fatto di tutto per censurarlo e colpirlo in tutti i modi. Vaffanculo. Onore a Brunetta che ha detto che mio padre non gli è mai piaciuto".




Il sindaco
"Io penso che abbia dato più di quanto ha ricevuto da Milano - ha detto il sindaco - non ci sono grandi segni di omaggio a lui e cercheremo di rimediare. Oggi è una giornata piovosa, tipica milanese ma io in mente la sua risata". I milanesi "possono essere diversi ma si  stanno unendo", in questi giorni.

Gli ultimi giorni
Dario Fo aveva da anni una malattia ai polmoni che, inesorabilmente, è peggiorata, anche se lui fino all'ultimo ha avuto "una capacita' respiratoria impressionate" secondo Delfino Luigi Legnani il direttore del reparto di pneumologia, dove è stato ricoverato 12 giorni. E anche lì non ha smesso di lavorare, a informarsi. Accanto a lui "sempre" il figlio Jacopo, e una serie di collaboratori che gli leggeva i giornali e con cui discuteva. D'altronde nel salotto del suo appartamento milanese, su una porta, il premio Nobel aveva appeso un foglio con una citazione di Matisse in francese: "Non si può evitare di invecchiare, ma si può evitare di diventare vecchio", una massima a cui si è sempre attenuto. "Lui - ha raccontato il figlio - ha recitato il primo agosto davanti a tremila persone e con un gravissimo problema polmonare è riuscito a cantare. Il primario ci ha detto: 'io sono ateo ma adesso credo ai miracoli".