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MONDO

11-13 giugno

G7 in Cornovaglia, il primo in presenza dopo la pandemia. Giornalisti tenuti a distanza

Il corrispondente da Londra rievoca i vertici G7 che ha seguito

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di Marco Varvello
Del mio primo G7, Napoli 1994, ho due ricordi molto vivi. Quello delle coppie presidenziali mano nella mano a Piazza Plebiscito: Bill e Hillary Clinton, Silvio e Veronica Berlusconi. Per il Regno Unito era presente uno sbiadito John Major, per la Germania un monumento di storia contemporanea come Helmut Kohl. Per me, giovanissimo giornalista della redazione Esteri del TG1, era un mondo incredibile, che stavo solo allora imparando ad osservare e raccontare. Secondo ricordo: mi avvio per la diretta del TG1 serale. Castel dell’Ovo blindatissimo. Sbaglio percorso, apro una porta per orientarmi e vedo nella stanza i governanti seduti al tavolo della discussione. Proprio loro, tutti quanti. Oggi non sarebbe possibile. Stanza senza guardie alla porta. Sguardi interrogativi degli agenti di sicurezza all’interno, pronti ad intervenire. Mi salvò il Badge rosso con cui potevo circolare anche nelle zone “off limits”. Arrivai alla postazione della diretta un po’ scosso.

Il mio secondo G7 fu in realtà un G8, quello di Birmingham nel 1998, allargato anche alla Russia. Ero sempre Junior, giovane Corrispondente. Lavorai a supporto di volti noti della RAI come Fabrizio Del Noce e Antonio Caprarica. Ma respirare di nuovo l’aria di un grande evento internazionale mi diede il senso di una crescita professionale e personale. Ricordo flash: la pinta di birra che gustarono insieme, come due vecchi amici, Clinton e il padrone di casa Tony Blair. Bellissima giornata di maggio, in piedi fuori da un pub, in barba alle norme di sicurezza che sconsigliavano ovviamente di essere così esposti. Guardie del corpo nervose. 

Il mio terzo G7, anzi ancora G8,  di fatto non ci fu. Scozia, 2005. Eravamo tutti a Edimburgo in attesa dei pullman navetta che ci avrebbero portato al Centro stampa. La riunione si svolgeva in un hotel con campi da golf, Gleaneagles, nella campagna della contea di Perth.  Per fortuna non ci eravamo ancora mossi: cominciarono ad arrivare da Londra le drammatiche notizie di attentati nella metropolitana. Con il collega Caprarica ci precipitammo all’aeroporto. Ritardi e caos per rientrare nella capitale. Riuscimmo ad arrivare per i TG della sera. Il terribile attacco a tre metropolitane ed un autobus, 56 morti, travolse per giorni e giorni ogni altra notizia.  

Il mio quarto G8 fu quello di Heiligendamm, estremo nord della Germania. Bellissimo albergo sul Baltico. Il molo fu passerella per le foto di gruppo, dalla Merkel a Putin, da Bush junior a Blair, da Prodi a Sarkozy. In quella occasione, come Corrispondente da Berlino, seguii all’esterno le manifestazioni No Global. Polizia tedesca efficientissima. Decine di migliaia di dimostranti, compresi centinaia di temuti Black bloc, furono dispersi nella campagna. Impossibile avvicinarsi alla sede del vertice. Dopo gli incidenti di Genova 2001 e la tragica morte di Carlo Giuliani tutti i Paesi organizzatori scelgono ormai posti isolati. Certo fu curioso, rientrando a Berlino a fine vertice, vedere giovani antagonisti, Black bloc, gruppuscoli anti-sistema, chiacchierare, ridere e socializzare con poliziotti nei bar degli autogrill. Forse i sospetti su infiltrati tra i movimenti estremisti non erano poi così balzani.

Ed ora eccomi al mio quinto vertice. Ancora a presidenza britannica e tornato G7, dopo l’esclusione della Russia causa invasione della Crimea e sanzioni seguite alla disputa con l’Ucraina. La sede è un meraviglioso angolo di Cornovaglia, sulla sperduta punta occidentale dell’isola britannica. Anche qui un Hotel, quello di Carbis Bay, fiore all’occhiello del turismo costiero. Questa volta non solo i dimostranti faranno fatica ad avvicinarsi. Anche i giornalisti sono tenuti a debita distanza. Il Media centre relegato a una sessantina di chilometri, nella cittadina di Falmouth. Un’ora di auto lungo le strette strade della Cornovaglia. Così il primo vertice in presenza del dopo pandemia per noi giornalisti rimarrà molto virtuale. Speriamo che da Biden a Johnson, da Draghi a Macron e Merkel tutti concordino nel dare risposte concrete ai due temi chiave. Primo: vaccinazioni per tutti i Paesi, non solo quelli ricchi. Secondo: rilancio della lotta ai cambiamenti climatici. Il cambio alla Casa Bianca crea sicuramente un clima più proficuo alla collaborazione tra i maggior Paesi industrializzati.