Original qstring:  | /dl/archivio-rainews/articoli/Gambia-arrestati-due-pescatori-italiani-armatore-temiamo-per-la-loro-vita-e90d8904-3b8b-45ce-a8a7-11bfbba91575.html | rainews/live/ | true
MONDO

Appello al governo di una delle mogli

Gambia, arrestati due pescatori italiani. L'armatore: temiamo per la loro vita

Due italiani, un abruzzese e un marchigiano, arrestati per la presunta violazione delle dimensioni delle maglie di una rete. Secondo l'armatore sono senza cibo da giorni

Condividi
Mappa del Gambia (da Google Maps)
Banjul (Gambia)
Senza cibo da giorni e senza poter comunicare con l’Italia. Sarebbero queste, secondo la società armatrice della barca su cui lavoravano, le condizioni di due pescatori italiani finiti in carcere in Gambia. “Mio marito rischia di morire”, ha detto la moglie di uno dei due, appellandosi al governo affinché intervenga.

 
Presunta violazione delle dimensioni delle maglie di una rete
La vicenda si è aperta più di due settimane fa. Gli italiani coinvolti sono il capitano della nave Idra Q., Sandro De Simone, e il direttore di macchina, Massimo Liberati, rispettivamente di Silvi (Teramo) e di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno). L'imbarcazione è finita sotto sequestro per la presunta violazione delle dimensioni delle maglie di una rete. Dopo una decina di giorni in stato di fermo, lunedì sono stati arrestati, a conclusione di quella che la società armatrice Italfish definisce una "udienza sommaria".

"Non sappiamo neanche se siano ancora vivi" 
"Sono senza cibo da lunedì – ha denunciato l’Italfish - Non abbiamo modo di parlarci, non sappiamo neanche se siano ancora vivi e temiamo per ciò che potrebbe accadere andando avanti così". L'unico che è riuscito a incontrarli, giovedì, è stato il console onorario in Gambia, secondo cui i marinai "non sono in buone condizioni né fisiche né mentali".

L'appello della moglie del capitano 
Gianna, la moglie di Sandro De Simone, ha chiesto l’intervento da parte del governo. "Ogni giorno in più in quel carcere è un giorno di vita in meno – ha dichiarato - Mio marito rischia di morire, quel posto è come un lager: sono senza servizi igienici e senza cibo, neanche l'assassino più feroce viene trattato così. Sto male solo all'idea che lui stia subendo queste cose da tanti giorni. Chiediamo l'aiuto di Renzi e del ministro degli Esteri, affinché intervengano".