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MONDO

Terzo giorno di proteste dopo la scelta di Trump

Gerusalemme, scontri in Cisgiordania e a Gaza: 4 morti. La Lega Araba chiede l'intervento dell'Onu

Alle violenze sul terreno (centinaia i feriti) si accompagna una situazione politico-diplomatica tesissima. Il presidente palestinese, Abu Mazen, ha fatto sapere che non riceverà il vicepresidente americano, Mike Pence. Nel frattempo, la leadership palestinese si riunisce per decidere contro-misure. E dal Cairo appello della Lega Araba alla comunità internazionale perché riconosca lo stato di Palestina con Gerusalemme Est come capitale

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Il segretario generale della Lega Araba Ahmed Aboul Gheit ha lanciato un appello alla comunità internazionale perché riconosca lo stato di Palestina con Gerusalemme Est come capitale. Aprendo la riunione dei ministri degli Esteri della Lega Araba al Cairo, Aboul Gheit ha dichiarato che la decisione di Donald Trump di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele "equivale a legalizzare l'occupazione" israeliana. Gheit ha aggiunto che adesso c'è un punto interrogativo sul ruolo di Washington come mediatore di pace, non soltanto in Medio Oriente, ma nel mondo intero. Il ministro degli Esteri palestinese Ryad Al Maliki ha invitato la Lega Araba a istruire i suoi inviati alle Nazioni Unite perché presentino una bozza di risoluzione in Consiglio di Sicurezza che condanni la decisione di Trump.

Terzo giorno di tensioni e violenze in Cisgiordania e Gaza
Il bilancio complessivo è arrivato a quattro morti e oltre 750 feriti. Almeno due palestinesi sono rimasti uccisi nei due raid condotti dall'aviazione israeliana sulle postazioni militari di Hamas nel nord della Striscia di Gaza, in risposta al lancio di razzi da parte palestinese. I due morti si aggiungono alle due vittime di venerdì durante gli scontri tra palestinesi e militari israeliani nei Territori palestinesi.

La situazione politico-diplomatica è tesissima. Abu Mazen non riceve Pence
Alle violenze sul terreno si accompagna una situazione politico-diplomatica tesissima. Il presidente palestinese, Abu Mazen, ha fatto sapere che non riceverà il vicepresidente americano, Mike Pence. "Non ci sarà alcun incontro con Pence, gli Stati Uniti hanno passato una linea rossa che non avrebbero dovuto attraversare", ha detto il consigliere diplomatico presidenziale Majdi Al Khalidi alla radio palestinese. Giovedi scorso, il leader del movimento nazionalista Fatah, Jibril Rajoub, aveva annunciato che Pence non sarebbe stato ben accolto in Palestina e anche se aveva già sollevato la possibilità di non riceverlo, l'annuncio non era stato ufficializzato fino ad oggi.

Vertice a Ramallah
La leadership palestinese sta valutando la sua risposta: in queste ore è in corso un vertice a Ramallah per definire le misure da adottare in risposta alla dichiarazione Trump, tra cui la possibilità di rivedere gli accordi di Oslo, dare per concluso il ruolo di mediazione degli Stati Uniti nel processo di pace, rafforzare la riconciliazione palestinese e chiedere all'ONU di delimitare i confini di Gerusalemme. Pence avrebbe dovuto incontrare il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e poi trasferirsi in territorio palestinese per fare lo stesso con Abu Mazen, le due visite solitamente fatte dai rappresentanti statunitensi quando arrivano nella regione.

Erdogan-Macron in pressing su Trump: "Cambi idea"
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il presidente francese Emmanuel Macron hanno concordato una "stretta cooperazione" sulla crisi di Gerusalemme e faranno pressione su Donald Trump affinche' riconsideri la sua decisione. Lo riferisce l'agenzia Anadolu citando una fonte della presidenza turca. Nel corso di un colloquio telefonico, Erdogan e Macron hanno condiviso la "preoccupazione per l'intera regione" per la scelta degli Stati Uniti di riconoscere Gerusalemme come capitale israeliana. Erdogan ha sottolineato che e' dovere di tutta l'umanita' preservare lo status di Gerusalemme e ha aggiunto che un passo sbagliato potrebbe avere un impatto negativo su tutta la regione, compreso Israele. I due presidenti hanno concordato di continuare gli sforzi per convincere gli Stati Uniti a riconsiderare la sua decisione. Anadolu aggiunge che Erdogan ha anche discusso della questione Gerusalemme con i presidenti Nursultan Nazarbayev, Ilham Aliyev e Michel Aoun, del Kazakistan, dell'Azerbaijan e del Libano. Il presidente turco ha ribadito che 'la pace e la stabilita' regionali possono essere garantite solo attraverso uno stato indipendente e sovrano palestinese entro i confini del 1967 e con Gerusalemme Est come capitale'. Riferendosi al vertice straordinario dell'Organizzazione di cooperazione islamica (OIC) che si terra' a Istanbul il 13 dicembre, Erdogan ha aggiunto che il summit sara' l'occasione per mostrare l'unita' del mondo islamico su Gerusalemme, una citta' santa per musulmani, ebrei e cristiani.

Gli Usa nel frattempo non arretrano
"Pensiamo che la decisione di riconoscere la realtà di riconoscere Gerusalemme capitale d'Israele sia la decisione giusta" ha detto il vice portavoce della Casa Bianca, Raj Shah, parlando con i giornalisti sull'Air Force One diretto in Florida. "Il presidente Trump ha invitato alla calma e alla moderazione e speriamo che le voci a favore della tolleranza prevalgano sui fomentatori d'odio. Il presidente rimane impegnato per il raggiungimento di una pace duratura tra israeliani e palestinesi", ha aggiunto il portavoce. Ma che la decisione su Gerusalemme non goda del consenso unanime dell'intera amministrazione è abbastanza evidente. Uno dei principali consiglieri di Trump sulla politica mediorientale, la vice consigliere per la sicurezza nazionale, Dina Powell, ha annunciato che lascerà l'amministrazione all'inizio del prossimo anno. La portavoce della Casa Bianca, Sarah Huckabee Sanders ha insistito sul fatto che Powell aveva comunque programmato di lasciare il suo incarico dopo un anno. Ma i tempi della sua uscita sollevano interrogativi su come alcuni, all'interno dello staff della Casa Bianca, abbiano preso la decisione di Trump su Gerusalemme.