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MONDO

Nei violenti scontri tra maggio e giugno 2013 morirono 9 persone

Gezi Park, 244 condanne per gli scontri di piazza Taksim a Istanbul

Le pene comminate dal tribunale variano da 2 mesi e 15 giorni a 1 anno 2 mesi e 16 giorni

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Un tribunale di Istanbul ha condannato 244 dei 255 manifestanti imputati nel principale processo per gli scontri legati alle proteste di Gezi Park tra maggio e giugno 2013. Le pene comminate dal tribunale variano da 2 mesi e 15 giorni a 1 anno 2 mesi e 16 giorni. 

I capi di imputazione contro i manifestanti andavano dal "danneggiamento di proprietà pubbliche" alla "partecipazione a manifestazioni illegali", dalla "interruzione di pubblico servizio" al "danneggiamento di luoghi di culto", fino alla "protezione di criminali". L'accusa aveva chiesto pene da un anno a 11 anni e sei mesi di carcere.  Sette dei 255 imputati sono stati assolti, mentre per altri quattro verrà aperto un nuovo processo.

Condannati a dieci mesi di carcere anche quattro medici che durante le proteste avevano soccorso i manifestanti feriti e intossicati dal gas. L'accusa è di aver "macchiato un luogo di culto", nello specifico la moschea Dolmabahçe dove venivano portati i feriti. Altri due imputati dovranno scontare due anni e due mesi di prigione per aver indossato il camice dei medici. In questi due casi il tribunale ha deciso per la sospensione dell'esecuzione delle sentenze. 

Gli eventi 
La miccia si accende quando il 28 maggio 2013 a piazza Taksim un sit-in di una cinquantina di ambientalisti manifesta contro la costruzione di un edificio destinato a un centro commerciale e appartamenti di lusso. A farne le spese sarebbe stato il parco di Gezi, uno dei pochi spazi verdi della capitale turca. I manifestanti pacificamente si accampano con decine di tende, la polizia di Erdogan risponde con violenza schierando le squadre antisommossa.

Presto la protesta diventa una bandiera per chi non apprezza l'operato del governo. La piazza diventa un simbolo: gli animi si accendono sui social e Gezi Park accoglie centinaia di persone. Da Kadıköy, la parte asiatica della città, in migliaia attraversano a piedi il ponte sul Bosforo per raggiungere i manifestanti dopo che la polizia aveva tantato di bloccare l'accesso.

In parallelo partono movimenti di protesta in tutto il paese repressi con violenza dalle forze dell'ordine: lacrimogeni, spray al peperoncino su persone inermi e l'aggiunta di urticanti all'acqua dei camion muniti di idranti. Le stesse scene si ripetono anche nella capitale Ankara e nelle città di Antalya e Smirne. 

Le immagini della repressione fanno il giro del mondo: Unione europea, ONU e Stati Uniti condannano le violenze e fioriscono numerose manifestazioni contro l'allora primo ministro turco. Erdogan lascia il paese per tre giorni, alla televisione dirà: "quando loro riuniscono 20 persone, io ne chiamerò 200.000. Quando loro ne portano 100.000, io ne avrò un milione". 

Il bilancio di quei giorni fu di 9 morti e oltre 8.163 feriti. Numerosissimi anche gli arresti, con blitz per arrestare avvocati e medici che assistevano i manifestanti. Secondo fonti governative, più di 900 persone furono prese in custodia in più di 90 manifestazioni in 48 province. La sentenza di oggi giunge a poco più di una settimana dalle elezioni anticipate in Turchia.