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MONDO

Il rapporto "Per ogni bambino la giusta opportunità"

Giornata Infanzia e adolescenza, l'Unicef: "250 milioni di bambini vivono in zone di guerra"

In occasione del 26esimo anniversario dell'approvazione della Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e adolescenza, la fotografia dell'Unicef sulle condizioni di vita e le violazioni ai diritti dei bambini nel mondo

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“I minorenni rappresentano quasi la metà dei poveri del mondo, quasi 250 milioni di bambini vivono in paesi devastati dai conflitti e oltre 200mila di loro hanno rischiato la vita quest'anno cercando rifugio in Europa": è l'allarme lanciato dal direttore generale dell'Unicef, Anthony Lake, che ha presentato oggi, in occasione della Giornata dell'infanzia e dell'adolescenza, il nuovo rapporto "Per ogni bambino la giusta opportunità". Sono quasi 14 milioni i bambini e adolescenti in Siria, Iraq e in Afghanistan, coinvolti in conflitti e ingiustizie ogni giorno, alimentando l’attuale crisi europea di migranti e rifugiati. 

Il rapporto racconta di come i bambini delle famiglie più povere abbiano quasi il doppio delle probabilità di morire prima di cinque anni rispetto a quelli provenienti da famiglie più ricche, e cinque volte più probabilità di essere esclusi dall’istruzione.
Oltre 2,4 miliardi di persone non hanno ancora servizi igienici adeguati. Di queste il 40% vive in Asia meridionale; e più di 660 milioni non ha ancora accesso all'acqua potabile - quasi la metà dei quali vive nell’Africa subsahariana. Circa la metà dei 159 milioni di bambini con ritardi nella crescita vive in Asia meridionale e un terzo in Africa.

Nel rapporto emergono anche alcuni dati positivi: "In poco più di una generazione, il mondo ha dimezzato il tasso di mortalità infantile, fatto iscrivere più del 90% dei bambini alla scuola primaria e aumentato di 2,6 miliardi il numero di persone che hanno accesso all'acqua potabile". 

Bambini lasciati indietro
Nel 2012, 4 bambini ogni 10 neonati non sono stati registrati alle autorità competenti. Entro la fine del 2015, circa 6 milioni di bambini sotto i 5 anni moriranno per cause prevenibili. 124 milioni di bambini tra i 6 e i 15 anni non sono mai andati o hanno abbandonato la scuole, secondo i dati del 2013. Nel 2013, un quarto dei bambini del mondo, sotto i 5 anni, hanno avuto ritardi nello sviluppo. Ogni 10 minuti, in qualsiasi parte del mondo, un adolescente muore a causa di violenze.

A livello mondiale, 230 milioni di bambini sotto i cinque anni non sono stati registrati alla nascita. Più della metà di loro vive in Asia, mentre 82 milioni vivono nei paesi meno sviluppati. Se gli attuali livelli di registrazione delle nascite e di crescita della popolazione persistono, il numero di bambini non registrati raddoppierà in Africa occidentale e centrale, mentre in Africa orientale e meridionale aumenterà da 44 milioni attuali a 68 milioni entro il 2050.
 
Equità e Violenza
 Secondo uno studio compiuto su 62 tra paesi e regioni, quattro bambini su cinque di età compresa tra i 2 e i 14 anni sono soggetti, in casa, a qualche tipo di punizione violenta. La violenza ha anche implicazioni finanziarie. Secondo una stima, le conseguenze della violenza fisica, psicologica e sessuale ai danni dei bambini possono avere, a livello globale, un impatto economico pari a 7.000 miliardi di dollari USA. Nel 2012 tra le vittime di omicidio figuravano 95.000 giovani sotto i 20 anni, pari a quasi un omicidio su cinque quell’anno. Quasi un quarto delle ragazze tra i 15 e i 19 anni riferisce di aver subito violenze dall’età di 15 anni.
Circa tre adulti su dieci in tutto il mondo ritengono che la punizione corporale sia necessaria per crescere ed educare un bambino. Circa una ragazza sotto i 20 anni su dieci è stata violentata o costretta a compiere atti sessuali. Quasi uno studente su tre di età compresa tra i 13 e i 15 anni dice di essere stato coinvolto in uno o più scontri fisici negli ultimi 12 mesi. A livello globale solo l'8% dei bambini vive in paesi che legalmente li proteggono dalle punizioni corporali.
 
Equità e povertà
Nel mondo, quasi un miliardo di persone vive in condizioni di povertà estrema. Quasi la metà sono minorenni. Negli ultimi 15 anni, si sono registrati grandi progressi nella riduzione della povertà estrema. Tuttavia, molti bambini vivono ancora con meno di 1,25 dollari USA al giorno. Alla fine della recessione cominciata nel 2008, nei paesi ricchi si sono registrati 2,6 milioni di bambini in più in famiglie povere rispetto all’inizio della crisi. Nel 2011, in situazioni complesse o di conflitto, il 42,7% delle popolazioni ha dovuto affrontare condizioni di estrema povertà.
Sebbene costituiscano un terzo della popolazione mondiale, i bambini rappresentano quasi la metà delle persone che vivono in condizioni di povertà estrema.
I bambini delle famiglie a basso reddito hanno 1,5 probabilità in più di essere malnutriti rispetto a quelli in famiglie che appartengono al 60% più alto dei redditi.
I bambini nati nelle famiglie più povere hanno probabilità quasi doppie di morire prima del loro quinto compleanno rispetto a quelli delle famiglie più ricche. I bambini più poveri hanno probabilità cinque volte maggiori di non frequentare la scuola rispetto a quelli più ricchi. In base a un’analisi compiuta su 54 paesi, i divari nelle percentuali di ritardo della crescita tra ricchi e poveri stanno aumentando nei paesi a basso reddito. I bambini che vivono nelle famiglie più povere hanno probabilità fino a 10 volte inferiori di frequentare corsi di istruzione della prima infanzia rispetto a quelli provenienti dalle famiglie più ricche.

Equità e sopravvivenza infantile
Nel 2015, quasi sei milioni di bambini saranno morti prima del loro quinto compleanno. Nel 2012, un milione di neonati è deceduto nel giorno della nascita.
Le donne del quintile più ricco hanno probabilità quasi tre volte superiori di avere un assistente qualificato al parto rispetto alle donne del quintile più povero.
Meno della metà dei bambini sotto i sei mesi vengono allattati esclusivamente al seno. I bambini le cui madri non sono andate a scuola hanno in media probabilità circa due volte e mezzo superiori di morire prima del quinto compleanno rispetto ai bambini le cui madri hanno ricevuto un’istruzione secondaria o di grado più elevato.
Quasi la metà di tutti i decessi sotto i cinque anni è attribuibile alla denutrizione.
Nel 2015, 9 bambini con disturbi della crescita su 10 vivono in paesi a reddito basso e medio-basso. I bambini di zone rurali hanno il doppio delle probabilità di subire ritardi nella crescita rispetto a quelli di zone urbane. 
Se noi, come società umana, non intensifichiamo il nostro impegno, 68 milioni di altri bambini sotto i cinque anni moriranno nei prossimi 15 anni per cause in gran parte prevenibili. In media, il rischio di morire prima dei cinque anni di età raddoppia per i bambini nati nelle famiglie più povere, in confronto a quelli nati nelle famiglie più ricche. I divari nella mortalità sotto i cinque anni tra le famiglie più povere e quelle più ricche si stanno riducendo nella maggior parte delle regioni, pur rimanendo ampi.
Secondo le stime, in tutto il mondo 2,4 miliardi di persone utilizzano servizi igienici inadeguati. I bambini che vivono in zone rurali e quelli residenti in paesi a reddito basso e medio-basso soffrono più spesso di ritardo della crescita. Il rischio di morte a causa della diarrea è 4,6 volte maggiore per un bambino che soffre di disturbi della crescita. Tra il 1990 e il 2014, il tasso globale di malnutrizione e malnutrizione cronica tra i bambini sotto i cinque anni è sceso del 40%.
Un quarto della popolazione mondiale con un’età inferiore ai cinque anni, ovvero 159 milioni di bambini, ha ritardi nello sviluppo. Dal 2000 al 2014, il numero di bambini sotto i cinque anni che sono in sovrappeso è aumentato da 31 a 41 milioni. I bambini delle famiglie più povere hanno più del doppio delle probabilità di avere ritardi nello sviluppo rispetto a quelli delle famiglie più ricche. Senza un progresso rapido, entro il 2030, quasi 120 milioni di bambini avranno ritardi nello sviluppo.
 
 Equità e Adolescenza

Nel 2013 circa il 35% delle nuove infezioni da HIV a livello globale si sono registrate in giovani tra i 15 e i 24 anni. Le ragazze risultano colpite in misura sproporzionata. In alcuni paesi, le adolescenti hanno probabilità doppie o triple di essere infettate rispetto ai maschi dello stesso gruppo di età. 
•     Ci sono quasi 1,2 miliardi di adolescenti nel mondo; quasi il 90% di loro vive in paesi in via di sviluppo.
•     Almeno il 70% dei decessi prematuri di adulti sono la conseguenza di devianze iniziate durante l’adolescenza.
•     65 milioni di bambini e adolescenti in età di scuola secondaria inferiore, in genere tra i 12 e i 15 anni di età, non frequentano la scuola.
•     Quasi un quarto delle bambine tra i 15 e i 19 anni denuncia di aver subito violenze fisiche sin dall’età di 15 anni.
•     Nel 2013, le ragazze costituivano quasi i due terzi delle nuove infezioni da HIV tra gli adolescenti di età compresa tra i 15 e i 19 anni.
•     47,5 milioni di adolescenti tra i 15 e i 19 anni sono coinvolti in lavori pericolosi, e 38,7 milioni di loro sono di sesso maschile.
•     Tra il 2001 e il 2013 i decessi collegati all’AIDS sono diminuiti rapidamente in tutti i gruppi di età, tranne in quello formato dagli adolescenti tra i 10 e i 19 anni.
 
Equità e finanziamenti
Secondo rapporti del Copenhagen Consensus Center, aumentare il tasso d’iscrizione prescolare nell’Africa sub-sahariana dal 18% al 59% offre un dividendo pari a 33 dollari USA per ogni dollaro speso. La prevenzione della malnutrizione nella prima infanzia produce aumenti di almeno il 20% nelle retribuzioni orarie e di almeno il 48% nei tassi salariali. Sempre secondo i rapporti del Copenhagen Consensus Center, i tentativi di ridurre le azioni violente contro i bambini prevedono, secondo le stime, un utile di 17 dollari USA sul capitale investito.
Ogni ulteriore anno di istruzione è associato a un aumento medio del 18% nel PIL pro capite. Secondo calcoli eseguiti in 139 paesi, in media ogni anno di istruzione corrisponde a un aumento del 10% nel reddito individuale in tutto il mondo.
Una riduzione dei decessi infantili pari a 4,25 per mille bambini nati da madri con bassi livelli di istruzione può determinare, in dieci anni, un aumento del PIL pro capite pari quasi all’8%. 

Equità e crisi umanitarie
Secondo le stime dell’UNICEF, circa 230 milioni di bambini vivono in nazioni e regioni colpite da conflitti armati. Alla fine del 2014, i conflitti hanno colpito: più di 8 milioni di bambini provenienti dalla Repubblica Araba di Siria e da tutta la subregione. 2,2 milioni di persone, per metà bambini, sfollate a causa dell’esplosione di violenza in Iraq. 2,4 milioni di bambini nella Repubblica Centrafricana. 235.000 bambini che, secondo le stime, sono stati colpiti da malnutrizione acuta grave, soprattutto negli stati interessati dai conflitti nel Sud Sudan.
Nel 2012, il 36% dei bambini che non andavano a scuola si trovava in paesi e regioni colpite da conflitti. Nel 2014, il conflitto nel Sud Sudan ha provocato lo sfollamento di quasi 750.000 bambini, ha determinato in 235.000 bambini condizioni di malnutrizione acuta grave, ha esposto i bambini a un’epidemia di colera con più di 6.000 casi e 167 decessi, ha interrotto la frequenza scolastica per 400.000 bambini e ha causato il reclutamento di 12.000 bambini da parte di forze e gruppi armati.
Nei paesi colpiti dell’Africa Occidentale, l’epidemia di ebola ha avuto effetti su quasi 10 milioni di bambini e giovani sotto i vent’anni. Nel 2014, 15 milioni di bambini sono stati coinvolti in violenti conflitti in Iraq, Repubblica Centrafricana, Sud Sudan, Stato di Palestina, Repubblica Araba di Siria e Ucraina. Nel 2013 si sono registrati 51,2 milioni di sfollati interni, la metà dei quali rappresentata da bambini. 

Equità e istruzione
Nel 2012 circa il 36% dei bambini non scolarizzati proveniva da paesi colpiti da conflitti. Nelle varie regioni, i bambini provenienti dalle famiglie più ricche hanno probabilità di gran lunga superiori di raggiungere standard minimi di apprendimento rispetto a quelli delle famiglie più povere. I livelli di apprendimento risultano bassi persino tra i bambini più poveri di alcuni dei paesi più ricchi. Secondo dati provenienti da sondaggi condotti in 13 paesi a basso e medio reddito, i ragazzi e le ragazze con disabilità dai 6 ai 17 anni di età hanno, in confronto ai loro coetanei non disabili, probabilità significativamente inferiori di essere iscritti a scuola.

Se nei paesi a basso reddito tutti gli studenti acquisissero le competenze di base per la lettura, 171 milioni di persone in meno vivrebbero in condizioni di povertà assoluta.
Per gli Stati, a ogni anno in più nel numero medio di anni di istruzione può corrispondere un aumento fino al 18% del PIL pro capite. Dal 1970 al 2009, la metà della riduzione nella mortalità sotto i cinque anni di età può essere ricondotta ad aumenti nel numero medio degli anni di scuola delle giovani madri. Nel 2013, 124 milioni di bambini e adolescenti di età compresa tra i 6 e i 15 anni non avevano mai cominciato la scuola o l’avevano abbandonata. Se perdureranno le attuali tendenze, i 24 milioni di bambini attualmente fuori dalla scuola non la frequenteranno mai.
Circa 130 milioni di bambini non hanno appreso le basi dell’alfabetizzazione linguistica e matematica pur avendo frequentato la scuola per quattro anni.

In molti paesi, i bambini del quintile più ricco beneficiano di investimenti nell’istruzione pubblica da cinque a 10 volte più elevati rispetto ai bambini del quintile più povero. Secondo sondaggi svolti in 139 paesi, ogni anno di istruzione corrisponde, in media, a un aumento del 10% nel reddito individuale. Più di un terzo dei bambini che non hanno accesso all’istruzione vive in paesi in conflitto. A livello globale, due terzi dei bambini che hanno raggiunto l’età dell’istruzione secondaria sono iscritti a scuola. Nei paesi meno sviluppati, sono solo un terzo.
 
Equità e Genere
A livello globale, circa una giovane donna dai 20 ai 24 anni su quattro si è sposata prima dei 18 anni, e l’8% di loro lo ha fatto prima dei 15 anni. Nel 2013, le ragazze hanno fatto registrare quasi i due terzi di tutte le nuove infezioni da HIV tra gli adolescenti dai 15 ai 19 anni. In due terzi dei paesi in cui esiste una disparità di genere nell’istruzione secondaria inferiore, sono le ragazze a rimetterci.
Nel 2015 si prevede ancora che il 57% dei giovani analfabeti tra i 15 e i 24 anni sia costituito da ragazze. A livello globale, il 69% dei paesi che dispongono di dati in merito ha raggiunto la parità di genere nell’istruzione primaria, mentre il 48% l’ha raggiunta in quella secondaria. Nel 2012, il 17% delle donne si era sposato tra i 15 e i 19 anni di età. Nell’Africa sub-sahariana, il completamento universale della scuola primaria per i ragazzi più poveri non è previsto fino al 2069, e addirittura fino al 2086 per le ragazze più povere. Solo il 17% delle giovani donne provenienti dalle famiglie più povere dispone di una conoscenza esaustiva sull’HIV.
Secondo le stime, mezzo miliardo di donne e di bambine non dispone di strutture adeguate per soddisfare le necessità igieniche legate al ciclo mestruale con dignità e in condizioni di privacy e di sicurezza. 

Equità e cambiamento climatico
Negli ultimi vent’anni, alcuni dei maggiori disastri naturali registrati hanno stravolto la vita di più di 4,4 miliardi di persone. Di solito, circa il 50-60% della popolazione colpita da disastri è costituito da bambini. Secondo le stime, ogni anno 175 milioni di bambini rischiano di essere colpiti da disastri naturali. La maggior parte di loro deve far fronte allo sconvolgimento della propria formazione scolastica. Nel 2013, secondo le stime, 22 milioni di persone sono state strappate alle loro case e costrette a sfollare a causa di disastri provocati da pericoli naturali. Il clima è responsabile del 75% di tutti i disastri. 

Acqua potabile
Circa 2,6 miliardi di persone hanno ottenuto l’accesso all'acqua potabile a partire dal 1990. Persistono grandi disparità nell’accesso all'acqua tra le aree urbane e rurali: 8 persone su 10, che non hanno questa possibilità, sono abitanti delle zone rurali.
Nei paesi meno sviluppati, solo il 17% delle famiglie ha accesso alla rete idrica.
Più di 660 milioni di persone - circa il 10% della popolazione mondiale - non hanno ancora accesso all'acqua potabile. Quasi la metà di loro vive in Africa sub sahariana.