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MONDO

Il presidente russo da Mosca

Giorno della memoria, Putin: "Inamissibile riscrivere la storia". Poi fa riferimento all'Ucraina

Grande assente alle celebrazioni ufficiali che si sono svolte ad Auschwitz, Putin si è recato al museo ebraico di Mosca. Le parole di Putin sono legate alla politica attuale

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I tentativi di "distorcere o riscrivere la storia" e di "far passare sotto silenzio" la tragedia dell'Olocausto sono "inammissibili e immorali". Lo ha detto oggi il presidente russo Vladimir Putin al museo ebraico di Mosca nel Giorno della Memoria. Putin, dopo aver ricordato il ruolo predominante dei soldati russi nell'Armata Rossa che 70 anni fa liberò Auschwitz, ha quindi notato come invece i nazionalisti ucraini di Bandera e i filo nazisti dei Paesi baltici si siano macchiati dello sterminio degli ebrei.  Le parole di Putin sono legate alla politica attuale. Mosca e i separatisti del sud-est ucraino, infatti, chiamano 'banderovtsy' i sostenitori del governo di Kiev.

L'assenza di Putin dalle celebrazioni ufficiali di Auschwitz, inoltre, ha sollevato non poche polemiche. Formalmente il presidente russo ha detto di non aver ricevuto alcun invito ufficiale, anche se solitamente non vengono inviati per eventi di questo tipo. Sullo sfondo, ci sarebbero invece le tensioni con il governo di Varsavia per le posizioni assunte da quest'ultimo in merito alla crisi in Ucraina. 

Bandera e l'Armata Insurrezionale Ucraina
Stepan Bandera e gli uomini della sua Armata Insurrezionale Ucraina (Upa) durante la Seconda guerra mondiale lottarono in una certa fase sia contro le forze tedesche sia contro quelle sovietiche cercando di creare uno Stato ucraino indipendente, ma furono inizialmente collaborazionisti degli occupanti nazisti e tornarono ad esserlo dal 1944 in poi. Sono inoltre accusati di aver fatto strage di ebrei e polacchi. Bandera è però considerato oggi un eroe dai gruppi nazionalisti ucraini delle regioni occidentali del Paese. Nel 1941 il comandante dell'Upa fu nominato governatore dello stato d'Ucraina proclamato a Leopoli durante l'occupazione nazista, ma senza nessuna consultazione con gli occupanti, che a un certo punto anzi lo imprigionarono. Venne tuttavia liberato dalle autorità tedesche nel settembre del 1944 e fino al '45 riprese la lotta contro l'Armata Rossa sovietica foraggiato dal Terzo Reich. Rimasto in Germania ovest al termine della II guerra mondiale, il leader nazionalista della Galizia ucraina fu ucciso infine il 15 ottobre 1959 a Monaco di Baviera da agenti del Kgb in una delle ultime operazioni speciali di questo tipo riconosciute più tardi dai servizi segreti dell'Urss.