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MONDO

Usa

Giudice Hawaii blocca nuovo 'bando' immigrazione. Trump: "Abuso". Promette di andare Corte Suprema

Prima famiglia profughi Iraq sbarcata in Usa

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Nuovo smacco e pesantissimo per il presidente degli Stati Uniti Donald Trump che vede un giudice federale delle Hawaii bloccare temporaneamente su base nazionale anche il secondo 'bando' sull'immigrazione, la versione 'rivista e corretta' del controverso provvedimento, a poche ore dalla sua prevista entrata in vigore.

Il giudice Derrick Watson ha giudicato il testo discriminatorio sulla base della nazionalità affermando che danneggerebbe i cittadini dello Stato in quanto impedirebbe loro di ricevere visite da parenti provenienti dai sei Paesi a maggioranza musulmani interessati dal provvedimento. Si imputa inoltre al 'bando' un possibile danno al settore turistico per le Hawaii e limiti nella possibilità di accogliere studenti e lavoratori stranieri.

Il presidente Donald Trump è furioso e promette questa volta di andare fino in fondo, fino alla Corte Suprema.

"Il pericolo è chiaro, la legge è chiara, il bisogno per il mio ordine esecutivo è chiaro. Lotteremo e vinceremo" ha reagito durante un comizio a Nashville, in Tennessee, definendo la decisione del giudice un "abuso senza precedenti". Fino a lasciare intendere di preferire comunque il primo ordine esecutivo "quello che volevo. Questa non è altro che una versione annacquata", ha detto.

Il nuovo testo era stato presentato dall'amministrazione Trump lo scorso 6 marzo dopo che l'ordine esecutivo firmato il 27 gennaio scorso - un venerdì - scatenando il caos in molti degli aeroporti del Paese e innescando la protesta immediata, era stato sfidato in tribunale, impugnato da una manciata di stati prima, poi bloccato da un giudice federale di Seattle, in fine bocciato anche da una corte d'appello federale in California.

A quel punto Trump aveva d'impulso minacciato di andare fino in fondo ("Ci vediamo in tribunale" twittò subito), ovvero fino alla Corte Suprema. E non manco' di scagliarsi contro i giudici accusandoli di essere politicizzati. Ma smaltita la rabbia per lo smacco aveva poi poi prevalso la scelta di rivedere il testo, riscrivendo le parti considerate più controverse e promettendo a quel punto che nulla si sarebbe trovato più da obiettare. Così però non è stato, non per ora.

Nonostante il 'nuovo bando' riduca da sette a sei i paesi a maggioranza musulmana interessati, cancellando dalla lista l'Iraq in risposta alle preoccupazioni espresse dal Pentagono circa le possibili ripercussioni nel rapporto con il governo iracheno in particolare per il suo impegno nella lotta all'Isis.

La nuova versione inoltre non prevede più lo stop all'ingresso negli Usa per coloro in possesso di carta verde e visto. Eliminata anche la parte in cui si garantiva un particolare trattamento per i cristiani.

Prima famiglia profughi Iraq sbarcata in Usa
Una famiglia di profughi iracheni ha fatto ingresso in Usa poche ore dopo lo stop decretato da un giudice delle Hawaii al 'bando' sugli ingressi nel Paese voluto dal presidente Donald Trump. La famiglia ha atteso 4 anni per ottenere il visto per entrare in Usa.

Giudice federale, presidente ha autorità su 'bando'
Il presidente Donald Trump ha l'autorità per bloccare gli ingressi di stranieri negli Stati Uniti e i tribunali devono far riferimento al suo giudizio nella decisione su chi può entrare negli Usa. E' quanto ha sottolineato il giudice federale Jay Bybee della corte d'appello del nono circuito (nominato da George W. Bush), che ha presentato nelle scorse ore un documento in cui afferma che i suoi colleghi hanno commesso un errore quando, in corte d'appello, hanno rifiutato di disporre il reintegro immediato del bando originario dopo il blocco temporaneo scaturito dalla decisione di un giudice federale di Seattle. Secondo Bybee infatti, i giudici non possono indagare sulle motivazioni del provvedimento emanato dal presidente se quest'ultimo fornisce una ragione legittima e in buona fede ed è ciò che, a suo avviso, Trump ha fatto.