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MONDO

Fiamme negli scali di Duesseldorf e Miami

Rogo Fiumicino, in passato altri aeroporti nel mondo danneggiati da incendi

Il primo episodio risale al lontano 1996, quando un isolante in polistirene prese fuoco. L'altro al 2011, quando un incendio divampò in alcuni depositi di carburante

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Secondo una prima ricostruzione, sarebbe stato un corto circuito a far divampare l'incendio, poco dopo la mezzanotte, al terminal 3 dell'Aeroporto Intercontinentale Leonardo da Vinci di Fiumicino.  

Se le cause di questo incidente non sono ancora provate, le dinamiche di altri incendi, divampati in alcuni tra i più importanti aeroporti del mondo, sono già state chiarite. 

Aeroporto internazionale di Duesseldorf, 1996 
Intorno alle 3 di pomeriggo del lontano 11 aprile 1996, un incendio divampò nel terminal passeggeri dell'aeroporto di Duesseldorf, a quel tempo il secondo scalo della Germania. Il bilancio fu di 17 morti e 62 feriti. Secondo un rapporto redatto dal Dipartimento investigativo sugli incendi della National Fire Protection Association (Nfpa), si trattò del peggiore incendio strutturale mai scoppiato all'interno di un aeroporto, per la grossa perdita di vite e per gli ingenti danni, e dimostrò la pericolosità del polistirene in quanto materiale facilmente infiammabile. 

In quell'occasione, 1000 vigili del fuoco furono impegnati contemporaneamente per spegnere le fiamme e l'enorme incendio fu dichiarato sotto controllo solo alle 7:20, 4 ore dopo la prima richiesta di intervento. L'aeroporto rimase chiuso per tre giorni e mezzo. Le autorità tedesce, si legge nel resoconto dell'Nfpa, hanno stabilito che l'incendio scoppiò quando, durante un lavoro di saldatura, alcune gocce di metallo fuso incendiarono un isolante in polistirene, utilizzato per riempire il vuoto sopra il soffito del primo livello. A quel punto il fumo e le fiamme si propagarono al primo e al secondo piano, ma provocarono danni anche al terzo e al quarto. All'epoca, l'intera area era sprovvista di sistemi antincendio automatici e le fessure delle scale mobili e degli ascensori permisero alle fiamme di diffondersi in verticale. 

Aeroporto internazionale di Miami, 2011
Nella notte del 23 marzo 2011, alcuni serbatoi di carburante dell'Aeroporto di Miami presero fuoco. Nessuno rimase ferito, ma il giorno successivo, stando alle dichiarazioni che un portavoce dello scalo americano Mark Henderson rilasciò alla Cnn, 83 voli furono cancellati o subirono forti ritardi a causa dell'incendio. E nelle ore successive i funzionari aeroportuali rifornirono gli aerei usando delle autobotti, fino al ritorno alla normalità.

Subito dopo l'accaduto, le fiamme erano così alte che furono impiegati più di 30 vigili del fuoco per domarle. Solo intorno all'una e trenta di notte la situazione si stabilizzò. L'allora capo dei vigili del fuoco, Eric Baum, secondo quanto riportato dal quotidiano online Cbs Miami, all'epoca spiegò: "L'incendio era potenzialmente disastroso. Fortunatamente siamo riusciti ad evitare che gli altri serbatoi prendessero fuoco".  

Le autorità esclusero da subito un attentato terroristico e un'indagine preliminare sulle cause rivelò che il malfunzionamento di una conduttura di carburante poteva aver provocato l'incendio. I terminal non furono comunque danneggiati e l'aeroporto si risollevò molto velocemente dopo la distruzione della pompa nord, introducendo un nuovo sistema di pompaggio integrato tra i più avanzati della nazione.