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ITALIA

Misura sostenuta da Orlando

Il Governo verso la cancellazione del reato di clandestinità. Maroni: "Prepariamoci all'invasione"

L'Ncd di Angelino Alfano promette battaglia, Salvini un referendum. Il provvedimento è voluto dal ministro Orlando e sostenuto dal procuratore nazionale Antimafia

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Sbarchi (guardia costiera - ansa)

Sarebbe già pronto il decreto con cui dovrebbe essere cancellato, dopo sette anni, il reato di clandestinità. Dovrebbe restare invece il provvedimento di espulsione deciso dal prefetto e non si aggiungerà una sanzione pecuniaria dalla dubbia efficacia, novità principale dell’intervento in agenda per il Consiglio dei ministri della prossima settimana. Si tratta di una misura fortemente sostenuta dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando. Ma la soppressione del reato, previsto dall’articolo 10 bis del Testo unico sull’immigrazione- inserito nel 2009 per volontà dell’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni- non è destinata a passare in maniera indolore nella maggioranza.

A novembre l'esecutivo aveva scelto di riservare un percorso ad hoc, prevedendo un parere delle Commissioni Giustizia di Camera e Senato.

L'Ncd di Angelino Alfano promette battaglia e anche per questo il via libera al decreto, già pronto, slitterebbe alla prossima settimana. Forti le reazioni dei leghisti: "La Lega farà le barricate, in Parlamento e poi nelle piazze con un referendum, contro questa vergogna", scrive su Facebook il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini; e il presidente della Lombardia, Roberto Maroni, su Twitter sostiene "prepariamoci all'invasione, cose da matti". 

Sull'abolizione del reato di clandestinità interviene anche il procuratore nazionale Antimafia, Franco Roberti, per il quale con una depenalizzazione sarebbe più facile colpire i trafficanti. il reato di immigrazione clandestina è  "un ostacolo alle indagini", e "i dati ci dicono che non ha avuto finora una funzione dissuasiva". Il nodo sono "le regole da seguire per raccogliere le dichiarazioni dei migranti, a seconda se i migranti debbano essere esaminati come indagati di immigrazione clandestina, quindi con le necessarie garanzie difensive, oppure se devono essere considerate persone informate sui fatti, se non addirittura delle vittime di tratta", ha spiegato Roberti.   

"Il differente trattamento può determinare conseguenze per l' uso delle dichiarazioni, che sono fondamentali per ricostruire le reti del traffico. Se viene sentito come imputato, l'immigrato può tacere trincerandosi dietro la facoltà di non rispondere o peggio depistare le indagini". In caso di reato "l'eventuale pena irrogata non viene quasi mai eseguita perché ovviamente il migrante non ha la possibilità di pagare", ha osservato il procuratore, secondo cui "sarebbe piu' utile, dopo aver trasformato l'immigrazione clandestina in un illecito amministrativo, conservare il rilievo penale solo per chi viola gli eventuali provvedimenti amministrativi di espulsione. Tenendo conto che spesso, in un secondo momento, ai migranti puo' essere riconosciuto lo status di rifugiato".