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SPORT

Diretta Tv domenica alle 22.50 su Raidue

Formula Uno, verso il Gran Premio del Canada. Sulla pista che consacrò la classe di Schumacher

Dopo le emozioni e le sorprese di Montecarlo il Circo si sposta in Québec

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di Marco Franzelli
Anche i droni, pur di rubare una foto, carpire un'immagine, cogliere un frammento dell'esistenza di Schumi, di quello che è adesso dopo la crudeltà di un incidente assurdo. Sabine Khem, la sua portavoce, la manager che lo segue come una sorella, fa sapere che quando il tempo è bello Schumi viene portato all'aperto, nel parco della sua villa in Svizzera, a godersi il tepore della primavera, con i suoi profumi e i suoi colori. Ma i droni con la macchina fotografica incorporata sono in agguato, volteggiano nell'aria, come avvoltoi. Così, scattano barriere, si dispiegano tende, si protegge in qualsiasi modo la libertà di non volersi mostrare di un uomo che nella sua vita ha fatto della riservatezza una regola assoluta. Impossibile non pensare a Schumi, alla sua assenza forte come una presenza, quando si avvicina il gran premio del Canada. Il pilota Schumi a Montreal ha dato il meglio di sé, sette vittorie, una nel 1994 con la Benetton, le altre 6 con la Ferrari. Una a caso, vale anche per tutte le altre. Non c'erano ancora i droni ad inseguirlo nel 1998 mentre in motocicletta, solo lui e la moglie Corinna, viaggiavano tra il Texas e l'Arizona, prima di partire per il Canada. Persino quelli della Ferrari ne avevano perso le tracce. Fuori rotta, fuori da tutto. Vacanza. Relax. Ma soprattutto fuga. Fuga dalla notorietà, dagli autografi, dalle strette di mano. Oggi, diremmo fuga dai selfie. Professionista esemplare Schumi, in pista, dentro il circuito, mai in ritardo a una conferenza stampa, disponibile con i tifosi, attento alle pubbliche relazioni che il mestiere, gli sponsor, l'ingaggio richiedevano. Ma con la tuta da pilota indosso. Senza tuta, Schumi, era uno che cercava di passare inosservato. Fare cose semplici. Calcio. Birra. Moto. Come tanti. Come tutti gli sconosciuti. Per questo se ne andava in giro negli Stati Uniti, dove se dicevi Schumacher ti guardavano interrogativi. Quel giro in moto, lo stupore del bambino sognante e dell'adulto incredulo. Schumi spiega che gli è servito a ricaricare le batterie. E a prepararsi per affrontare Hakkinen. Già, Mika Hakkinen, il finlandese gentiluomo della Mc Laren. Il 7 giugno 1998 a Montreal c’è chi lo considera già sicuro campione del mondo. Non c’è rassegnazione in casa Ferrari, ma qualcosa che alla rassegnazione somiglia. Il senso di inferiorità. Difficile da capovolgere. Ci vorrebbe una scossa. Una vittoria. Come quella di Marco Pantani al Giro d'Italia. La maglia rosa. I meccanici della Ferrari si erano organizzati per seguirlo in televisione. A Schumi il ciclismo piace, ammira Pantani. Ai giornalisti dice: "Vado in bicicletta per curare il fisico, qualche volta sono uscito assieme allo svizzero Rominger, ma uno scalatore come Pantani non l'avevo mai visto in azione". Ai canadesi invece Schumi non piace per niente. Anzi, non lo sopportano. Se la sono legata al dito, quella manovra contro Jacques Villeneuve qualche mese prima a Jerez, nel tentativo di buttarlo fuori pista e vincere il mondiale. I fischi contro Schumi si sprecano. E raddoppiano quando c’è una collisione tra la sua Ferrari e la Williams di Frenzen. Che aspetta la giuria a far scattare la squalifica? Quando i commissari decidono che non ci sono gli estremi per quel provvedimento, i fischi si triplicano. Ma Schumi li zittisce e li fa diventare applausi, quando vince alla sua maniera. Da fuoriclasse. Il campionato si riapre, quelli della Ferrari si ringalluzziscono, Hakkinen comincia a preoccuparsi. Schumi sarà poi adottato dalla gente del Québec. Gli antichi dissapori dimenticati. Stringe il cuore pensarlo alle prese con i droni invadenti e oltraggiosi. Un tempo li "avrebbe distrutti con la fantasia”, come dice una famosa canzone di De Gregori. Ora si difende. Lo devono difendere. Ma Schumi è li. Combatte. Ne siamo sicuri. Come quel giorno a Montreal. Ecco, pensate anche a Schumi, davanti alla tv, domenica su Rai 2 alle 22.50 quando partirà il gran premio del Canada.