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ITALIA

L'inchiesta

Grandi Opere, Incalza resta in carcere

Il gip di Firenze respinge l'istanza di scarcerazione per l'ex capo struttura di missione del Ministero delle Infrastrutture, indagato per corruzione

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Ercole Incalza, l'ex capo struttura di missione del Ministero delle Infrastrutture, resta in carcere. Lo ha deciso il gip di Firenze, respingendo la richiesta di scarcerazione avanzata dai difensori di Incalza durante l'interrogatorio di garanzia. Incalza è stato arrestato la scorsa settimana nell'indagine sui Grandi Appalti, avviata dalla Procura di Firenze, con l'accusa di corruzione.

Tra gli atti dell'indagine, diverse telefonate tra l'alto funzionario e l'ex ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi (non indagato), nelle quali l'esponente di Ncd gli chiedeva di interessarsi del percorso professionale del figlio. Telefonate che hanno indotto l'ex ministro alla dimissioni. 

Le motivazioni del provvedimento
In base a quanto si apprende il gip Angelo Pezzuti avrebbe riscontrato la permanenza elle esigenze cautelari e dei motivi che hanno portato alla scelta dell'arresto. Incalza è stato arrestato lunedì 16 marzo insieme all'imprenditore Stefano Perotti. Ai domiciliari sono invece finiti il collaboratore di Incalza, Sandro Pacella e un altro imprenditore, Francesco Cavallo. Il gip di Firenze deve ancora decidere sulla richiesta di scarcerazione di Perotti.

I soldi nascosti tra i libri
Due buste nascoste dietro alcuni libri, contenenti denaro contante e un appunto dal quale emergerebbero dei versamenti per Incalza e Pacella, sono state trovate durante la perquisizione della Green Field, società che secondo gli inquirenti veniva utilizzata per far arrivare i soldi delle commesse pubbliche a Incalza. Le buste, scrive il Gip di Firenze nell'ordinanza con la quale ha respinto la richiesta di scarcerazione per Incalza, sono state trovate nell'ufficio di Salvatore Adorisio, socio della Green Field e indagato dalla procura fiorentina. "All'esito della perquisizione - afferma il giudice - sono state rinvenute, occultate dietro ad alcuni libri, in una libreria posta nell'ufficio" di Adorisio, "due buste contenenti complessivamente la somma di 2.110 euro in contanti". All'interno di una delle due buste, inoltre, "insieme al denaro, è stato rinvenuto un foglio con dei calcoli numerici manoscritti, da cui si evince che la somma di denaro inizialmente ammontava a 53mila euro, da cui sono detratte alcune somme, per un totale di 50.890 euro". "Deve pertanto ritenersi - prosegue il gip - che il denaro contante rinvenuto nella busta sia la residua parte della somma sopra indicata". Inoltre, sempre nell'appunto, "si legge di sottrazioni ripetute per importi analoghi: in particolare due sottrazioni di 13mila euro e due sottrazioni di 9mila euro". Somme che, conclude il Gip, "sembrano corrispondere ai duplici versamenti reiteratamente fatti in favore di Ercole Incalza (quelli di maggiore entità) e di Sandro Pacella (quelli di minore entità)".