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ECONOMIA

L'intervista

Grecia, l'ex premier Papandreou: se al referendum vince il "no" sarà un disastro

"Io ovviamente spero vinca il sì e che subito dopo si vada a un governo di unità nazionale da Syriza fino a Nea Demokratia per approvare in Parlamento il compromesso" ha detto Papandreou che, dopo l'uscita dal Pasok, alle elezioni del gennaio scorso si è presentato alla guida di un nuovo partito  

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Se al referendum di domenica vince il no "finiamo su una strada pericolosissima. Con l'economia asfissiata, senza soldi nelle banche, i cittadini che non pagano più le tasse e l'economia a picco. Il governo sarebbe costretto a emettere una valuta parallela o tornare alla dracma. Una catastrofe. Nessuno ci butterebbe fuori dall'Europa. Scivoleremmo fuori noi da soli senza neanche accorgercene, un passo alla volta. E a pagare il conto più salato sarebbero i più deboli". Intervistato da Repubblica, l'ex premier ellenico George Papandreou riflette così sul referendum in programma domenica.

"Io ovviamente spero vinca il sì e che subito dopo si vada a un governo di unità nazionale da Syriza fino a Nea Demokratia per approvare in Parlamento il compromesso. Poi in autunno, riaperti i finanziamenti e le banche e con il paese rimesso in rotta, si potrebbe andare a elezioni".

L' ex premier ammette che al referendum "la partita è molto incerta. Non esiste un paradiso e un inferno. Entrambe sono scelte al ribasso". E poi "i negoziati sono stati gestiti male da entrambe le parti". Torna poi sul referendum da lui proposto nel 2011: "avevo trattato un' intesa e l' avevo raggiunta. Quando ho convocato il referendum per dare la parola ai greci, Merkel mi ha perfino personalmente incoraggiato. Ma poi la Francia di Sarkozy mi ha scavato il terreno sotto i piedi. Era però una guerra al referendum, non contro di me. Oggi è diverso. Tsipras ha perso molta della sua credibilità". "Non può dire di essere ricattato dalla Bce quando sapeva benissimo che dal 30 giugno non avrebbe più potuto dargli crediti d' emergenza".