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ECONOMIA

Francoforte

Grecia, la Bce conferma la liquidità ma chiede più garanzie

Francoforte ha apportato una correzione in forma di un aumento dello sconto (haircut) sul valore dei titoli greci portati in garanzia dalle banche per avere la liquidità di emergenza. Con questa correzione le banche greche dovranno aumentare i titoli portati come garanzia per avere lo stesso ammontare di prestiti

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La Banca Centrale Europea tiene ferma la liquidità di emergenza (Ela) alle banche greche a 89 miliardi di euro dopo la netta vittoria del 'no' al referendum. Il consiglio direttivo di Francoforte si è riunito decidendo di non chiudere l'unica fonte di finanziamento per gli istituti di credito ellenici, evitando così il collasso totale del sistema finanziario del Paese, ma alla luce dell'esito del referendum ed in mancanza di un accordo non ha potuto alzare il tetto, come chiedeva Atene. Le altre banche centrali e il Board della Bce possono bloccare le richieste della Banca di Grecia con una maggioranza di 2/3.

Al tempo stesso Francoforte ha anche deciso di apportare una correzione in forma di un aumento dello sconto (haircut) sul valore dei titoli greci portati in garanzia dalle banche per avere la liquidità di emergenza. Con questa correzione le banche greche dovranno aumentare i titoli portati come collaterale per avere lo stesso ammontare di prestiti. La correzione, la cui entità non è nota, è comunque ben lontana da una soglia critica che avrebbe di per sé l'effetto di precipitare un evento di default. Non solo, come sostiene Marcello Minenna docente di finanza della Bocconi, obbligherebbe le banche greche a ripagare la BCE attingendo ai conti correnti dei depositanti. Misura fin qui esclusa dal governo di Atene. Gli istituti di credito ellenici hanno ancora abbastanza collaterale per far fronte alle nuove richieste della Bce e per continuare ad erogare il denaro dai bancomat per questa settimana. E il governo di Alexis Tsipras ha deciso di tenere le banche chiuse fino a tutto mercoledì, con un prelievo massimo di 60 euro al giorno fino a venerdì prossimo.

Una scelta, quella del presidente Mario Draghi, esclusivamente tecnica. Il numero uno della Bce infatti si è sempre tenuto lontano dalle strumentalizzazioni politiche, svolgendo più un ruolo da 'garante'. Il contrario di Jens Weidmann, presidente della Deutsche Bundesbank, che ancora ad un'urne aperte, aveva messo in guardia il suo gabinetto affermando che un'uscita di Atene dall'euro avrebbe provocato un buco nel bilancio della BCE, non considerando che le Banche centrali possono tranquillamente gestire negativi di bilancio senza alcun problema.

Un mano tesa, inaspettata, è arrivata invece ad Atene dal direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde. Il Fmi è pronto ad aiutare la Grecia se il governo lo chiederà, anche se tecnicamente la Grecia non può al momento accedere ai finanziamenti del Fmi a causa del mancato pagamento di 1,6 miliardi di dollari all'istituto di Washington. Potrebbe arrivare anche da Washington quel prestito ponte che consentirebbe alla Grecia di proseguire le trattative senza assistere in pochi giorni al crack del sistema bancario? Vedremo. 

I timori sul risultato del referendum sono arrivati dall'agenzia Fitch, secondo cui la vittoria del 'no' "spinge drammaticamente la Grecia verso una uscita disordinata dall'euro". Tuttavia "i rischi di una crisi sistemica nell'Eurozona, che potrebbero scaturire da una Grexit, sono diminuiti negli ultimi tre anni", sottolinea Fitch, spiegando che le "posizioni di bilancio e partite correnti, della crescita e del sistema bancario dei
Paesi periferici sono migliorate". Inoltre l'Eurozona "si è dotata di meccanismi di sostegno" e le "banche hanno ridotto la propria esposizione verso la Grecia".

La palla comunque adesso passa alla politica. Il primo tentativo di individuare una via d'uscita dallo stallo greco lo farà l'Eurogruppo convocato alle 13. Anche i ministri hanno chiesto ad Atene di portare le nuove proposte, per capire in che direzione vadano. Il loro atteggiamento, però, non sarà diverso dalla loro ultima riunione di lunedì scorso, quando respinsero la richiesta di estensione del programma di aiuti e lo lasciarono scadere, aspettando il referendum. Le resistenze ci sono ancora, Berlino in testa. La ristrutturazione del debito è un problema anche per la Bce, visto che "per definizione" il debito greco che detiene Francoforte non può essere ristrutturato perché ciò costituirebbe un finanziamento monetario di uno Stato.