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MONDO

Terrorismo Islamico

Guerra all'Isis, Obama fa il punto al Pentagono: "Non sarà campagna veloce, ma sarà sconfitto"

Il presidente americano dice che sarà una "guerra lunga ma che l'Isis può essere e sarà sconfitto". E per la Siria spiega che serve un nuovo equilibrio senza Assad

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Il presidente Obama va al Pentagono per fare il punto sulla guerra all'Isis, che sembra segnare il passo, e in una successiva conferenza stampa dice, in sostanza, che quella contro lo Stato Islamico sarà una guerra lunga, ma che sarà vinta. E puntando poi l'attenzione sul rischio interno per gli Usa dice: "Dobbiamo restare vigili nel proteggere gli Stati Uniti".

Una rara visita quella fatta dall'inquilino della Casa Bianca nel cuore del Dipartimento della Difesa per "un aggiornamento dai membri del suo team di sicurezza nazionale sulla campagna per indebolire e infine distruggere" lo Stato Islamico. Ma anche per dare un chiaro segnale di leadership. Specie dopo le polemiche seguite alle sue affermazioni di un mese fa, secondo cui il Pentagono, fino a quel momento, non aveva ancora "una strategia completa" per l'addestramento delle forze irachene.    

Nelle ultime settimane c'è stata di certo una notevole accelerazione della attività militare Usa, ma anche i jihadisti dell'Isis sono passati di nuovo all'offensiva, prendendo in particolare il controllo della città irachena di Ramadi. Nel frattempo, Obama ha disposto l'invio in Iraq di altri 450 soldati Usa, con il compito di addestrare e consigliare le forze irachene, portando così a 3.550 il numero dei soldati americani dislocati nella regione. Il presidente ha inoltre dato luce verde alla realizzazione di un centro di addestramento per i soldati iracheni nella base militare irachena di al Taqqadum, nella provincia sunnita di al Anbar, a poca distanza dalla 'prima linea'. Ed è inoltre trapelato che Obama sarebbe incline a realizzare anche diverse alte basi del genere, cosa che potrebbe comportare l'invio di altre centinaia di soldati americani anche se, ha assicurato il presidente, non ci sono piani per ora di inviare più forze oltreoceano, perché al centro della ''nostra strategia'' c'è aiutare le forze locali. Allo stesso tempo, numerosi stretti collaboratori del califfo al Baghdadi, sia in Siria che in Iraq, sono stati eliminati con razzi sparati da droni Usa, mentre la coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti ha intensificato i suoi raid aerei, iniziati ornai 11 mesi fa. Solo ieri ne sono stati condotti 44, di cui 18 in Siria e 26 in Iraq.  

"L'Isis può essere e sarà sconfitto"
"Lo Stato Islamico può essere e sarà sconfitto", ha assicurato Obama, sottolineando che durante la battaglia ci saranno però delle battute d'arresto. Il presidente Usa ha riconosciuto che si iniziano a vedere dei progressi nella battaglia contro l'Isis ma che è necessario affiancare alla battaglia militare anche quella politica ed economica ed ha aggiunto che "quella contro l'Isis non sarà una campagna rapida, ma una campagna molto lunga". Obama ha quindi descritto l'Isis come un gruppo 'opportunistico' e 'agile', in grado quindi di muoversi con velocità.

Al lavoro per soffocare le cellule terroristiche
"Stiamo lavorando per soffocare le nuove cellule dell'Isis", ha detto ancora Barack Obama a proposito della lotta al terrorismo jihadista, sottolineando come le prime vittime di questa violenza terroristica sono le popolazioni musulmane. "Dobbiamo restare vigili nel proteggere gli Stati Uniti", ha aggiunto sottolineando che la minaccia dell'attacco di un "lupo solitario" negli Stati Uniti è "complessa". 

Continuano i raid
"I nostri raid aerei continueranno a prendere di mira impianti per il petrolio e per il gas che forniscono importanti fondi alle operazioni" dei miliziani dell' Isis, ha affermato il presidente Usa aggiungendo che allo stesso tempo "lavoriamo per fermare il flusso di combattenti stranieri verso la Siria e L'Iraq", mentre "acceleriamo la consegna di equipaggiamento di importanza critica, tra cui missili anti-carro, alle forze irachene".

La Siria
"In Siria - ha detto Obama -serve una transizione politica che porti a un nuovo governo senza Bashar al Assad".