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MONDO

Lotta per la democrazia

Hong Kong, ultimatum al governo: dimissioni entro mezzanotte o escalation nella protesta

Alcuni studenti contestano l'alzabandiera alla cerimonia per i 65 anni dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese. Chieste le dimissioni del capo del governo locale Leung Chung-ying. Minacciata l'occupazione di edifici governativi

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Hong Kong
Nel giorno in cui si celebrano i 65 anni dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese, a Hong Kong arrivano contestazioni per il capo del governo locale, Leung Chung-ying. Decine di manifestanti, guidati dal leader diciassettenne Joshua Wong, sono intervenuti alla cerimonia ufficiale dedicata alla ricorrenza e, con gesti e slogan, hanno chiesto il passo indietro del vertice del governo locale entro mezzanotte. In caso contrario hanno minacciato azioni eclatanti.

Ultimatum e minacce di escalation
In particolare, i contestatori hanno annunciato che se non arriveranno le dimissioni da parte di Leung Chung-ying sono pronti a nuovi gesti clamorosi, come l'occupazione di alcuni edifici governativi. L'ultimatum è stato lanciato dai portavoce delle due principali organizzazioni studentesche del territorio in una conferenza stampa tenuta ad Admirality, una delle aree del centro occupato dalla scorsa settimana dai manifestanti

Sale la tensione
Oggi sono iniziati i due giorni di vacanza per la Festa della Repubblica e la gente per le strade è ulteriormente aumentata. Nel tardi pomeriggio locale (Hong Kong è sei ore avanti rispetto all'Italia), in tutta l'area di Admirality si poteva a stento camminare tra le decine di migliaia di persone venute ad esprimere la loro solidarietà ai giovani contestatori.

Da Occupy Central a Occupy Hong Kong
La protesta di Occupy Central assume sempre più i contorni di una contestazione civile già ribattezzata Occupy Hong Kong. Con il supporto di oltre trenta città nel mondo, è diventata una protesta globale.

La Cina: "I diplomatici stranieri non interferiscano"
In Cina intanto viene segnalato l'arresto di una decina di persone che avevano manifestato il proprio sostegno alla gente scesa in strada. Il governo di Pechino ha anche invitato i diplomatici che si trovano nell'ex colonia britannica a tenersi lontani dalle proteste che si stanno svolgendo in città con una lettera che invita ad attenersi alla Convenzione di Vienna. "Al momento", si legge nella missiva fatta recapitare il 28 settembre scorso e della quale ha riferito il South China Morning Post, "si svolgono assemblee illegali di Occupy Central e ne sono seguiti diversi reati". Ma se è vero, infatti, che l'art. 55 della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche sottolinea il dovere del personale di ambasciate e consolati di "rispettare leggi e regolamenti dello Stato ospitante" e di "non interferire negli affari interni " di quello stesso Stato, è altrettanto vero che all'art. 34 la Convenzione "assicura libertà di movimento e di viaggio" ai diplomatici su quel territorio.