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ITALIA

Il disastro in Abruzzo

Hotel Rigopiano, è finita: nella notte trovati gli ultimi 2 corpi. 29 morti il bilancio definitivo

Trovati tra la hall e il bar gli ultimi due corpi: a una settimana dal disastro non si scava più perchè non c'è più alcun disperso da trovare. Le autopsie eseguite nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Pescara fanno luce sulla causa della morte: "In alcuni casi, ci sono state morti immediate per schiacciamento, in altri casi ci sono stati decessi meno immediati con concorrenza di cause temporalmente assai prossime: schiacciamento, ipotermia e asfissia".

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Soccorsi a Rigopiano

Almeno da da 24 ore era apparso chiaro che ormai la speranza era finita. Ma ufficialmente parola fine arriva nella notte,  ad una settimana esatta dalla valanga che ha travolto tutto: attorno alle 23 di ieri i vigili del fuoco tirano fuori da quel groviglio di macerie, neve, tronchi d'albero e detriti i corpi degli ultimi due dispersi. Quel che resta dell'hotel Rigopiano, a questo punto, e' ormai solo un monumento all'orrore sotto il Corno Grande del Gran Sasso d'Italia.

Che fosse questo, il finale, lo si era capito ormai da un paio di giorni e mercoledi' se ne e' avuta la certezza: nei discorsi ufficiali, nelle dichiarazioni ai tg, non c'erano neanche piu' quelle parole formali che servivano a lasciare aperta comunque una seppur minima speranza. E l'unico obiettivo rimasto a chi stava scavando senza sosta da giorni, era quello di trovare prima possibile tutti i corpi sepolti sotto la neve e le macerie. Per chiudere finalmente la macabra conta delle vittime, restituire i corpi alle famiglie e abbandonare prima possibile quella montagna piena di dolore.




La svolta e' arrivata lunedi' notte e da allora, in 48 ore, i vigili del fuoco hanno tirato fuori da quel che resta dell'hotel 18 vittime; 9 le hanno estratte martedi' e 9 mercoledi'. Queste ultime sono sei donne e tre uomini: i loro corpi, come la maggior parte di quelli usciti da quell'inferno poche ore prima, erano incastrati tra pilastri, pezzi di cemento, neve e tronchi. Ed erano tutti in un unico ambiente: quello dove, prima che sul Rigopiano si abbattessero centinaia di tonnellate di neve, era il bar.  

I vigili del fuoco, in quella zona, c'erano arrivati due giorni fa. Erano entrati passando dalle cucine e li' avevano avuto gia' un brutto presentimento: alcuni di quegli ambienti erano rimasti miracolosamente intatti, ma non c'era nessuno. "Speravamo di trovare qualcuno ancora vivo - hanno ripetuto fino a ieri - anche se sapevamo bene che stavano per lasciare l'albergo e dunque erano tutti radunati da un'altra parte. Pero' magari qualcuno era tornato indietro, o si era attardato per qualche motivo in cucina. E se fosse stato cosi' si sarebbe forse salvato".

Concluse le verifiche nelle cucine, gli Usar, gli specialisti delle ricerche tra le macerie, sono passati al bar. Un'ampia zona tra la sala del camino, dove c'erano alcuni dei sopravvissuti, e l'area ricreativa, dove sono stati estratti vivi i tre bambini. Ma li' dentro la situazione era molto peggio: un unico groviglio di macerie e neve. E di corpi. Qualcun altro, invece, lo hanno recuperato nella zona dove erano le camere: quattro piani venuti giu' completamente e schiacciati uno sull' altro. E gli ultimi due, un uomo e una donna, li hanno trovati sempre li': nella zona tra il bar e la hall. Dove tutti gli ospiti e i dipendenti dell'albergo attendevano l'arrivo dello spazzaneve che avrebbe dovuto portarli via. Ma il mezzo non si e' mai visto e al suo posto e' arrivata la valanga maledetta.  

Alla fine di una giornata lunghissima, i morti sono quindi 29, quindici uomini e quattordici donne. Sommati agli 11 sopravvissuti, fanno tutte e quaranta le persone che mercoledi' pomeriggio si trovano nel Rigopiano. Non c'e' piu' nessuno da cercare. Almeno non c'e' piu' nessuno di ufficiale da rintracciare. Per questo le ricerche saranno sospese gia' questa notte, anche se e' probabile che riprenderanno in mattinata per bonificare l'intera area ed escludere con certezza che non vi siano altre persone che non erano finite in nessun elenco.  

Delle 29 vittime, 20 sono state identificate: si tratta di 9 donne e 11 uomini: Rosa Barbara Nobilio e suo marito Piero di Pietro, Nadia Acconciamessa e il marito Sebastiano di Carlo, l'estetista dell'hotel Linda Salzetta, Paola Tommasini, Ilaria De Biase, Luana Biferi, Jessica Tinari, Sara Angelozzi, Marinella Colangeli, il maitre dell'hotel Alessandro Giancaterino, il cameriere Gabriele D'Angelo, Stefano Feniello, Marco Vagnarelli, l'amministratore dell'hotel Roberto Del Rosso, il receptionist Alessandro Riccetti, il rifugiato senegale Faye Dame, Claudio Baldini, Emanuele Bonifazi. Gli ultimi 9 corpi da identificare sono all'obitorio dell'ospedale di Pescara, dove i parenti attendono di poterseli riportare finalmente a casa. Per i duecento uomini che hanno scavato per giorni, dopo aver capito che non ci sarebbe stato piu' nessuno vivo, ritrovarli tutti era l'unico obiettivo. E ci sono riusciti. 

Pm, 'morti per freddo, asfissia e traumi" Legale,'D'Angelo era assiderato'
La macchina dei soccorsi si e' resa conto per la prima volta che qualcosa di grave era veramente accaduta a Rigopiano alle 19.01, la seconda volta che Giampiero Parete aggancia il 118 di Pescara e racconta la valanga. E' questa telefonata che convince le sale operative. In quel lasso di tempo tra le 16.30-16.45, ora presunta della slavina, e i disperati tentativi dei sopravvissuti di chiamare i soccorsi, ci sono state, "e' evidente, delle incomprensioni relative alle richieste di aiuto", ha ammesso la procura di Pescara. Ma l'indagine conferma che la macchina dei soccorsi non e' stata ferma: semmai ha incontrato ostacoli nel trovare conferme nel corso di quelle ore.  

C'erano 40 persone nell'hotel Rigopiano: 28 ospiti, di cui 4 bambini, e 12 dipendenti, compresi il titolare Roberto Del Rosso e il rifugiato senegalese Faye Dane. I sopravvissuti sono 11 e 29 i morti (di cui 12 identificati).

"Al momento non ci sono indagati", ha spiegato il pubblico ministero Cristina Tedeschini, ma intanto e' stata ascoltata la filiera dei funzionari che ha risposto agli appelli in sala operativa della Prefettura: ieri Daniela Acquaviva, oggi Ida De Cesaris.    La tempistica, come e' chiaro da tempo, ha una importanza vitale per le indagini, e le autopsie daranno le risposte decisive su dove indirizzare le responsabilita'.

Per Domenico Angelucci, medico legale di parte, Gabriele D'Angelo sarebbe morto assiderato sotto la valanga che ha travolto l'hotel Rigopiano. "Non ci sono segni di traumi ne' di asfissia come emorragie congiuntivali. Secondo noi, se fosse stato soccorso entro due ore probabilmente poteva essere salvato", riferisce il medico. Smentisce l'ipotesi, pero', lo stesso pm, secondo cui "non ci sono casi in cui la causa esclusiva e' l'ipotermia". Le prime sei autopsie hanno evidenziato "dinamiche di decesso diverse l'una dall'altra", ha spiegato Tedeschini. "In alcuni casi, ci sono state morti immediate per schiacciamento, in altri casi ci sono stati decessi meno immediati con concorrenza di cause temporalmente assai prossime: schiacciamento, ipotermia e asfissia".

Rimane fermo sulla sua versione, invece, il medico legale di parte, secondo cui anche il maitre Alessandro Giancaterino sarebbe morto per mero assideramento, perche' lui e D'Angelo sono stati ritrovati vicini e nelle stesse condizioni. Cioe' all'esterno dell'hotel. Secondo Angelucci la causa dell'ipotermia sarebbe anche contenuta nel certificato di morte redatto e inviato al Comune di Penne per il nulla osta per i funerali del ragazzo.  

Il procuratore Tedeschini ha intanto parlato di acquisizioni importanti di documenti: se martedìin Regione era stato raccolto il materiale elettronico, oggi si e' presa visione della parte cartacea. Meno il Piano valanghe, per il semplice fatto che non c'e'. "Ad oggi la elaborazione di tale importante strumento, a causa della esiguita' dei fondi da dedicare all'attivita' di censimento e ricerca, riguarda una piccola parte del territorio regionale montano": e' quanto si legge sul sito della Protezione Civile Regione Abruzzo in merito alla redazione della "Carta di localizzazione dei pericoli di valanghe", prevista dalla legge del 1992. La Regione quindi non ha in questi anni disposto risorse per la realizzazione della mappa delle aree a rischio valanga. Sul sito l'ente ricorda che nelle "aree soggette a tale pericolo e' sospesa l'edificazione, la realizzazione di impianti e infrastrutture ai fini residenziali, produttivi e di carattere industriale, artigianale, commerciale, turistico e agricolo nonche' ogni nuovo uso delle aree che possa comportare un rischio per la pubblica e privata incolumita"'.

Giorgia e Vincenzo, tirati fuori dai piedi Fidanzati di Giulianova, paura sisma, nessun avviso su valanghe
Quando la valanga li ha travolti erano seduti su un divanetto di vimini e in quel divanetto i vigili del fuoco hanno fatto un buco per tirarli fuori per i piedi. Giorgia Galassi e Vincenzo Forti sono due degli undici "miracolati" della tragedia dell'hotel Rigopiano, come si sono definiti i due, poco piu' che ventenni di Giulianova.    "Eravamo in sala te', accanto al camino, come ci avevano consigliato di fare perche' quella era la parte piu' sicura dell' albergo: abbiamo sentito un boato, abbiamo pensato di nuovo a un terremoto ma in un baleno ci siamo ritrovati sotto alla neve".



I fidanzati giuliesi uno spazzaneve lo hanno visto, quello che nel pomeriggio di martedi' 17 gennaio ha permesso loro di arrivare all'albergo, dopo una sosta forzata di circa un'ora per strada al blocco della polizia locale. Il mattino dopo, il 18 gennaio, il terremoto, sentito forte, che ha terrorizzato gran parte degli ospiti: "Io piangevo - dice Giorgia - e alcune signore mi rassicuravano". "Io avevo le valigie in macchina - ricorda Vincenzo - volevo andare via".   "Loro ci tranquillizzavano - prosegue Giorgia - e ci hanno detto di aspettare nella sala grande. Valanghe? No nessuno ci ha pensato e nessuno ce lo ha detto che poteva esserci il rischio".    L'enorme massa di neve li ha trascinati in tre, sotto una bolla d'aria, loro due e Francesca Bronzi, la fidanzata di Stefano Feniello che non ce l'ha fatta: "Non vedo Francesca da quando ci hanno tirati fuori ma devo vederla al piu' presto. Penso sempre a lei". Cinquantotto ore trascorsi stretti l'uno all'altro ("mangiavamo il ghiaccio e lo dividevamo", "abbiamo sofferto maledettamente la sete") soltanto nella prima ora con la luce del telefonino: "Non abbiamo mai avuto paura di non farcela - ripete Giorgia - non abbiamo pensato mai a questo senno' impazzisci. Sapevamo che qualcuno sarebbe comunque arrivato". Nel buio solo le voci di Giorgia, Vincenzo e Francesca, ma anche "della moglie di Parete e del bambino e niente altro". E quando la voce e' stata diversa, hanno sentito pronunciare 'Mauro': "abbiamo urlato di gioia. Erano arrivati".

E cosi' 'Checco' il pompiere toscano che li ha sorretti e parlato con loro, resta nei loro cuori un po' piu' di tutti gli altri: "La frase che ripeteva non la dimenticheremo: 'noi siamo qui e non ce ne andremo fino a quando non vi portiamo fuori'. E la prima cosa che abbiamo detto e' stato il nostro nome: "Sono Giorgia - ho urlato - e sono viva. Vi prego date i nostri nomi al campo base, ho implorato perche' sapevamo che i nostri genitori erano in ansia per noi". Come protagonisti di un film, un film che "ci ha cambiato la vita. Io pensavo di conoscermi - ha concluso Giorgia - e questa esperienza mi ha fatto apprezzare ancor di piu' la vita. Non potrebbe essere altrimenti, dopo aver abbracciato la morte".

Giampiero Parete, l'uomo che ha dato l'allarme: "Ho visto la valanga sfiorarmi"
Al Tg1 parla il cuoco che miracolosamente è scampato alla valanga del 18 gennaio. Era fuori dall'albergo e per questo non è stato sepolto insieme allo staff e ai clienti: salvato da soccorritori con gli sci all'alba del 19 gennaio per 40 ore ha sperato che la sua famiglia fosse salva. Poi finalmente ha riabbracciato i figli - Gianfilippo di 8 anni, Ludovica 6 - e sua moglie Adriana. L'intervista dell'inviata Rosita Rosa