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Coronavirus

L'Appello rivolto alle altre strutture sul territorio lombardo

Humanitas di Milano, il responsabile del pronto soccorso: "Così non reggiamo nemmeno una settimana"

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"Se il flusso di accessi e ricoveri rimane lo stesso, non reggiamo nemmeno una settimana. Siamo in grossissima difficoltà", ha dichiarato in un'intervista al Corriere della Sera Antonio Voza, responsabile del pronto soccorso e della Medicina d’urgenza dell’Irccs Humanitas di Milano.

"Non è un mistero che i pazienti restino anche 48 ore in attesa di un posto letto. Avremmo bisogno di una grossa mano dalle strutture del territorio a più bassa intensità, ma la rete fatica ormai a distribuire i pazienti". "Il problema - sottolinea - non sono gli spazi, ma il personale medico e infermieristico, che è impegnato già al 100%. Stiamo cercando di invertire i flussi, pareggiando i ricoveri alle dimissioni. Se non riusciamo a dimettere pazienti man mano che aumentano i ricoveri, non abbiamo altri posti letto da dedicare, ma soprattutto non abbiamo più personale. E come noi la maggioranza degli ospedali milanesi.

Oggi l’Humanitas ospita 545 pazienti in totale: 260 letti, quasi la metà, sono occupati da pazienti Covid, di cui 24 in terapia intensiva; 120 da pazienti oncologici o con patologie tempo dipendenti; 165 sono ricoveri 'non Covid' che arrivano dal pronto soccorso. "In 48 ore dall’apertura a fine settembre, abbiamo saturato completamente l’Emergency Hospital, che dispone di un pronto soccorso dedicato dove arrivano tutti i pazienti Covid. E da quel momento abbiamo già convertito sette reparti dell’ospedale in area Covid. In questo momento viaggiamo attorno ai 130-140 accessi al giorno, di cui circa 50 per problemi respiratori. La criticità cresce giorno dopo giorno: due settimane fa, di questi 50 ne ricoveravamo 15 al giorno, oggi tra i 25 e i 30. Pre Covid eravamo sui 160 accessi quotidiani: oggi molti codici verdi, spaventati dal Covid, non arrivano".

Rispetto a marzo, però, spiega Voza, "chi arriva in pronto soccorso è leggermente meno compromesso: in primavera più della metà andava in terapia intensiva. Oggi, dei ricoverati per Covid, va in terapia intensiva il 10%. Ma la difficoltà è che a marzo tutto quello che non era Covid si era spento. L’Humanitas oggi è hub per Covid, stroke (gli ictus) e per il politrauma. Significa che, rispetto a marzo, dobbiamo mantenere i letti attivi anche per questi altri pazienti: il flusso Covid è parallelo al flusso di pazienti oncologici, cardiopatici, neurologici e con patologie croniche che tendono a riacutizzarsi".

"Dobbiamo garantire le patologie urgenti e le riacutizzazioni. Ma non è possibile avere una piena disponibilità, normalmente i letti dedicati alle medicine sono un terzo di quelli occupati attualmente dai letti Covid", ha concluso Voza.