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POLITICA

Un sindaco controverso

Ignazio Marino: dalla Panda rossa agli scontrini, due anni di 'passione'

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Sono passati oltre due anni da quel 12 giugno 2013, quando Ignazio Marino, a due giorni dalla vittoria alle urne per lo scranno più alto della Capitale, arrivò in Campidoglio per il passaggio di consegne con il suo predecessore e per l'insediamento. Due anni e 4 mesi passati sulle montagne russe, dal caso delle multe alla Panda rossa ai funerali dei Casamonica fino alla lunga vacanza ai Caraibi. Oggi sembrano lontani anni luce i giorni in cui Marino arrivava sorridente in Campidoglio in sella alla sua bicicletta. Con lo scandalo di Mafia Capitale a fare sempre da sfondo, il primo cittadino della Capitale è costretto a spostarsi in macchina, circondato sempre da quattro guardie del corpo. Il Pd e Palazzo Chigi mostrano sempre più insofferenza per il sindaco-chirurgo, un 'alieno' alla guida della Capitale. Il governo gli affianca il Prefetto Gabrielli e Marino, intervenendo all'assemblea dei costruttori romani, lo presenta come la sua ''badante''. Il caso delle spese in cene sostenute con la carta di credito del Campidoglio è la goccia che fa traboccare il vaso: gli attacchi dell'opposizione sono poca cosa rispetto al gelo che arriva dal Pd e dal governo, che culmina con le dimissioni degli assessori e del vicesindaco 'dem'. Gli attriti con il Partito democratico erano già emersi a novembre 2014, con la scoperta che la Panda rossa del sindaco ha varcato varie volte la Ztl senza il permesso. Marino si difende, chiama in causa hacker informatici che si sarebbero intrufolati nella rete del Comune ma ammette anche che c'è stato un ritardo nel pagamento del permesso.

"Non ho mai parlato con Buzzi". Ma poi spuntano le foto
Passa circa un mese e nel pieno dell'inchiesta su Mafia Capitale, il sindaco afferma in modo categorico di non aver mai parlato con Buzzi. Nel giro di poche ore però spuntano le foto di Marino e dell'ex vicesindaco Nieri - alla fine costretto a dimettersi per far posto al Pd Causi - intenti a parlare con Buzzi nella sede della cooperativa '29 giugno' durante un incontro per la campagna elettorale. Nel frattempo uno dei primi atti annunciati dal sindaco, diventa realtà: i Fori vengono chiusi al traffico delle auto private. In un primo tempo i commercianti della zona si ribellano ma nelle intenzioni di Marino c'è una radicale valorizzazione del parco archeologico urbano più grande del mondo. Via i camion-bar da davanti al Colosseo e controlli più rigidi da parte dei vigili contro abusivi e tavolino-selvaggio in Centro storico. Il primo cittadino della Capitale però farà i conti presto con una vera piaga di Roma: i rifiuti.

La piaga di Roma: i rifiuti
Con la chiusura della discarica di Malagrotta infatti, i romani si ritrovano sommersi dall'immondizia e l'azienda che dovrebbe occuparsene, l'Ama, non riesce a gestire il servizio in modo efficiente. Si arriva così alle foto dei maiali sorpresi a mangiare rifiuti dai cassonetti stracolmi di Boccea. Passeranno mesi e la situazione non accennerà a migliorare. Tanto che dai quotidiani nazionali il degrado di Roma, in piena estate, arriva sulla prima pagina del 'New York Times'. Erba alta fino al ginocchio nei giardini pubblici, una metropolitana che procede a passo d'uomo, rallentata dallo scontento dei dipendenti, un aeroporto stipato e caotico a causa di un incendio. Mentre si susseguono gli arresti di funzionari pubblici che portano alla luce un'infiltrazione criminale nel governo della città. "Non tutti i problemi sono necessariamente colpa del sindaco Ignazio Marino , ex chirurgo la cui integrità resta senza macchia. Ma, cosa strana - si legge - a Roma, la sua correttezza non viene necessariamente considerata parte della soluzione".

Cominciano mesi di autentica 'passione'
Con l'estate appena trascorsa, per Marino cominciano mesi di autentica 'passione'. Anche i nervi iniziano a essere tesi. Intervenendo alla Festa dell'Unità, il sindaco sceglie di parlare alla pancia della platea e gridando, afferma che la destra ''deve tornare nelle fogne''. Un'uscita che lo costringerà di lì a poco a chiedere scusa in Aula durante la seduta del Consiglio comunale per la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024. Un mese dopo però ci ricasca. A margine della cerimonia per ricordare il bombardamento del quartiere di San Lorenzo, Marino si rivolge così a una donna che lo contesta: ''Signora, provi a far funzionare quei due neuroni che ha''. Passano due giorni e ancora una volta il sindaco si scusa: "Non avrei dovuto perdere la calma". Per tentare di recuperare un po' di calma, il sindaco pensa bene di andarsene in vacanza ai Caraibi. Ma, come i romani sanno ormai molto bene, quando Marino lascia Roma, nella Capitale succede sempre qualcosa. Questa volta è una cerimonia per un funerale: è il 20 agosto e a piazza don Bosco, al Tuscolano, si celebrano le esequie di Vittorio Casamonica, capo dell'omonima famiglia spesso coinvolta in episodi di criminalità organizzata. Una cerimonia pacchiana con tanto di carrozza ed elicottero da cui vengono lanciati petali di fiori sui cieli di Roma.

Arriva Gabrielli
Ma soprattutto, il sindaco è ancora in vacanza quando il governo deve decidere le misure da adottare dopo lo scandalo giudiziario di Mafia Capitale. Come ampiamente previsto viene scongiurato lo scioglimento del Comune, ma Palazzo Chigi affianca il prefetto Franco Gabrielli a Marino. "La mia badante", lo chiama il sindaco intervenendo all'assemblea dei costruttori romani. Dalla platea però nessuno ride. In ultimo, poi, il viaggio negli Usa, a Filadelfia, per seguire il Papa. Il Pontefice, cascando in una domanda a 'trabocchetto', afferma di non aver invitato il sindaco. Subito dopo però si scopre che il viaggio era legato a una conferenza all'università di Princeton e che il Comune ha speso diverse migliaia di euro. L'opposizione va all'attacco e Marino, pensando di fare un gesto 'eroico', pubblica tutte le spese sostenute con la carta di credito del Campidoglio. Spulciando tutte le voci però, emergono alcune cene 'sospette', i cui risvolti vengono smentiti anche dalla Comunità Sant'Egidio e da alcuni ristoratori.