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MONDO

Nel mirino delle compagnie telefoniche

Il Brasile ferma Whatsapp per 48 ore. Zuckerberg: "Un giorno triste"

Un giudice di San Paolo ha disposto la sospensione del servizio di messaggeria istantanea in tutto il Paese a partire dalle 21 di oggi ora locale. Zuckerberg amareggiato scrive su Facebook: "Fino a oggi, il Brasile era stato un alleato nel creare un Internet aperto"

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Le compagnie telefoniche brasiliane sono in crisi, danno la colpa a Whatsapp e chiedono a un giudice la chiusura del servizio. Il giudice, dopo mesi di pressioni, decide allora di sospendere il servizio per 48 ore in tutto il paese. Switch off a partire dalle 21 ora locale (la mezzanotte italiana) di oggi della popolare applicazione di messaggistica, definita dalle compagnie telefoniche “illegale” e strumento di “pirateria pura”. In Brasile WhatsApp, che è di proprietà di Facebook, è l’applicazione più usata in assoluto, con circa 93 milioni di utenti in tutto il paese.

Zuckerberg: un giorno triste per il Brasile
Mark Zuckerberg ha scritto che Facebook sta lavorando per convincere le autorità brasiliane a rimuovere il blocco deciso dal tribunale di San Paolo. E ha aggiunto: "Finora, Facebook Messenger è ancora attivo e può essere usato per comunicare. Questo è un giorno triste per il Brasile. Fino a oggi, il Brasile era stato un alleato nel creare un Internet aperto".

Whatsapp nel mirino delle compagnie telefoniche
Non è la prima volta che Whatsapp finisce nel mirino delle compagnie telefoniche brasiliane, ma in passato la questione non era mai approdata a un tribunale. La decisione del giudice di San Paolo rappresenta un cambio di approccio del governo e si inserisce in una serie di politiche restrittive sull’uso di internet adottate quest'anno dalle autorità brasiliane. Ha pesato, secondo analisti del settore, la pressione esercitata da Eduardo Cunha, il presidente della Camera Bassa del parlamento brasiliano, che nei primi giorni di dicembre ha autorizzato l’avvio di un procedimento di impeachment contro la presidente Dilma Rousseff.

Cunha, ex lobbista delle società di telecomunicazioni, è stato uno dei più grandi oppositori della 'Marco Civil', una sorta di “Costituzione di Internet” voluta un anno fa dal partito di Rousseff, che garantisce tra le altre cose, ampia libertà di espressione e la cosiddetta “net neutrality”, un concetto basato sull’idea che tutto il traffico internet deve essere trattato allo stesso modo, senza corsie preferenziali. Non certo di secondaria importanza, poi, la profonda crisi economica in cui è precipitato il Paese, giusto ieri inserito nella categoria dei paesi "spazzatura" dalle agenzie di rating; e il procedimento di impeachment contro la presidente Rousseff.

Il Congresso ha già avviato una serie di azioni per limitare e criminalizzare l’uso dei social network. Tra le iniziative, una legge che prevede fino a due anni di prigione per chiunque filmi, fotografi e registri la voce di una persona senza il suo espresso consenso (quindi anche un selfie che mostri qualcuno sullo sfondo potrebbe diventare illegale). La pena prevista si alza a sei anni se lo stesso materiale viene pubblicato in internet.