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ITALIA

L'inchiesta torinese e il caso di Marina, morta di melanoma

Il cancro,il medico e la teoria di Hamer:"Sei il mio faro nel buio.Ma ogni seduta con te sto peggio”

Negli atti dell’inchiesta appena chiusa dalla procura sul decesso di una donna di 53 anni c’è un impressionante scambio di mail tra lei e la dottoressa Germana Durando. "Ci vediamo presto- risponde la Durando a una mail accorata della paziente- intanto tu lavora sul perdono e cerca di incontrare il tuo ex: è lui il tuo punto di svolta”

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Di Germana Durando non si sa molto. Del resto, fino a pochi giorni fa era uno dei tanti medici che operano in Italia: medico di base e omeopata, studio nella zona precollinare di Torino, quartiere “bene” del capoluogo piemontese, un buon numero di pazienti. Fedele alle teorie di Ryke Geerd Hamer, medico tedesco radiato dall’ordine e latitante, secondo il quale la guarigione dal cancro può avvenire solo risolvendo gli choc psicologici che hanno causato il male. E’ stata la morte di una donna, Marina, torinese di 53 anni, ad accendere un faro sull’operato di Germana Durando.

Negli atti dell’inchiesta appena chiusa dalla procura di Torino sul decesso della donna c’è un impressionante scambio di mail tra lei e la Durando. Marina è morta nel 2014 per le conseguenze di un melanoma che le ha portato 13 metastasi al cervello. Nel carteggio, si leggono le raccomandazioni della dottoressa: prima le consiglia di non togliere il melanoma, poi le dice di non asportare nemmeno i linfonodi, che ormai erano diventato tumorali. E’ in base a queste mail che è scattato l’arresto per la Durando: l’accusa è di omicidio con l’aggravante della colpa con previsione per aver “incredibilmente impedito alla sua paziente un approccio diagnostico e terapeutico, che sarebbe stato necessario sulla base delle più elementari conoscenze mediche”.

A far partire l’inchiesta è stato il fratello di Marina, un medico che vive a Roma e che ha scoperto quello che era accaduto quando ormai era troppo tardi. Nel maggio 2013, la donna aveva previsto cosa le sarebbe successo di lì a pochi mesi: "Ciao Germana, ti mando un aggiornamento: il neo non migliora. È ancora più gonfio, sanguina, ha un cattivo odore, mi fa male ed è sempre più brutto. Come farò al mare quando tutti mi diranno “cosa aspetti a togliertelo?” Io vorrei che si seccasse e cadesse come una crosta, ma forse non ho capito niente dei segnali che arrivano e lui peggiora. Forse partiranno tutte le metastasi, morirò e tutti diranno: ”gliel’avevamo detto”. Allora penso che devo subito scrivere al mio ex perché così guarisco". Marina scrive questo, basandosi sulle cinque leggi biologiche delle teorie hameriane che, come abbiamo detto, si fondano sull’idea che la guarigione dal cancro può avvenire solo risolvendo gli choc psicologici che hanno causato il male. Come era successo a lui, ad Hamer, colpito da un tumore dopo la morte del figlio all’isola di Cavallo per un proiettile vagante forse sparato da Vittorio Emanuele di Savoia. La dottoressa le risponderà: “Cosa stai prendendo come rimedio omeopatico? Ci vediamo presto, intanto tu lavora sul perdono e cerca di incontrare il tuo ex: è lui il tuo punto di svolta. Mandami la lettera che vorresti scrivergli”. Ma passano i mesi e i dubbi di Marina diventano sempre più forti: “Sono stanca, tu mi parli di perdono e di angeli, mi dici “fai così o non ti salvi”, ma le tue parole non sono le mie, io cerco di venirti dietro, ho sempre cercato di seguirti perché temevo che altrimenti non mi avresti più curato”. Infine: “Tu sei la mia dottoressa, un faro nel buio. Ma ogni seduta con te sto peggio”.