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ITALIA

Riforma dell'istruzione Renzi-Giannini

Il giovane prof precario: più soldi a chi vuole lavorare di più. Il merito? "Difficile da valutare"

Paolo, 32 anni, è un giovane insegnante che lavora tra Fossano e Savigliano, nella provincia di Cuneo, in Piemonte e non sa ancora dove insegnerà quest'anno. E' d'accordo nel premiare l'impegno e il merito nella scuola

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di Carlotta Macerollo
Merito al primo posto, stop ai professori precari, ingresso dei capitali privati nella scuola pubblica. Queste le linee guida del disegno di legge del governo che vuole riformare l'istruzione italiana. Paolo Ingaramo, 32 anni, è un giovane insegnante precario che lavora tra Fossano e Savigliano, nella provincia di Cuneo, in Piemonte. E' un ingegnere elettrico e insegna Elettrotecnica e applicazioni in istituti tecnici e professionali. Di anno in anno, nel mese di settembre, viene assegnato in un istituto o in altro: dipende da tanti fattori.

Dove insegnerai quest'anno?
"Non lo so ancora, sono in attesa di nomina. Ci sono due grandi graduatorie: la GaE, graduatoria ad esaurimento divisa in classi di concorso che assegna ogni anno cattedre di ruolo agli insegnanti. Esaurita questa, di cui faccio parte, ci sono le graduatorie di istituto, dove per farne parte è sufficiente la laurea. Adesso c'è anche il Tfa, tirocinio formativo attivo, che dura un anno o due e poi abilita per fare i concorsi: l'ultimo è stato fatto quando era ministro Profumo".

Cosa pensi della riforma della Scuola?
"Di base, mi pare di capire che il ministro Giannini voglia tagliare le ore dalle graduatorie di istituto e regolare gli insegnanti presi dalle graduatorie di esaurimento. Sì, sono d'accordo. Forse però ci sarà meno lavoro per i giovani neo laureati".

E sul merito?
"Secondo me si dovrebbe premiare, con uno stipendio maggiore, chi vuole fare di più, ad esempio corsi pomeridiani o progetti. E' giusto che chi lavora di più sia pagato meglio...sempre che ci siano i fondi per farlo. Ci vuole comunque flessibilità. L'impegno può essere quantificato così ma il merito è difficile da valutare, sono anni che se ne parla ma non si è ancora arrivati al punto".

E i corsi di aggiornamento?
"Ben vengano se resi obbligatori. Perché, se non vengono pagati né incentivati, un insegnante magari non più giovane e con meno motivazioni non li fa".

E lo stipendio?
"Secondo me lo stipendio di un professore rispetto alle ore in cui lavora ci può stare. In Italia un insegnante delle superiori parte da uno stipendio di 1300 euro netti per 18 ore settimanali, poi si devono aggiungere il tempo per la correzione dei compiti, la preparazione delle lezioni, i collegi docenti: tempo che non viene conteggiato nelle 18 ore. Una volta che diventi di ruolo hai gli scatti di anzianità e cresci; a fine carriera arrivi a 1800/1900 euro e ti fermi lì. All'estero prendono di più ma bisogna quantificare il numero di ore e poi bisogna contare che il costo della vita è più alto".