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MONDO

Capo di medicina legale: notizia artefatta e priva di verità

Il premier egiziano sulla morte di Regeni: si tenta di sfruttare il caso

La Procura di Giza smentisce le indiscrezioni riguardo all'autopsia sul corpo di Regeni che parla di "ferite e fratture provocate in tempi diversi nell'arco di circa 5-7 giorni"

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Il premier egiziano Sherif Ismail ha dichiarato che "ci sono tentativi di sfruttare il caso del giovane italiano" Giulio Regeni "e dell'aereo russo" esploso in volo nell'ottobre scorso "per influenzare le nostre relazioni esterne". Lo riferisce il sito Al Shorouk citando un'intervista concessa dal primo ministro alla tv pubblica egiziana.
La controparte italiana ha chiesto che ci fosse una squadra di lavoro congiunta, scrive da ieri sera il sito sintetizzando le dichiarazioni di Ismail, e quando emergeranno risultati saranno immediatamente pubblicati in piena trasparenza e con i dettagli.

Procura Giza smentisce notizie su autopsia
Il direttore della procura di Giza, Hossam Nassar, ha confermato ad "Agenzia Nova" la versione già fornita questa mattina dal vice ministro della Giustizia, Shaaban al Shami, il quale ha smentito le notizie riportate dai media internazionali in merito ai risultati dell'autopsia sul corpo del giovane ricercatore italiano, Giulio Regeni, l'italiano scomparso il 25 gennaio al Cairo il cui corpo è stato ritrovato lungo la via che conduce ad Alessandria d'Egitto con evidenti segni di torture.

Nassar ha contestato in modo particolare la veridicità della presunta testimonianza rilasciata ai media dal presidente della sezione di medicina legale egiziana, Hesham Abdel Hamid, che avrebbe sottolineato che il giovane Regeni sarebbe stato torturato e interrogato per sette giorni consecutivi per ottenere informazioni. Per Nassar nessuno all'interno della procura di Giza ha mai fatto tali osservazioni, notando che solo gli organi ufficiali hanno avuto accesso alle informazioni. "Non abbiamo mai interpellato il presidente della sezione di medicina legale Hesham Abdel Hamid".

Ribadendo la versione offerta dal viceministro della Giustizia, il direttore della procura di Giza ha precisato che il rapporto è stato consegnato dal dottor Hazem Nossam, ribadendo che le autorità non hanno mai convocato o chiesto informazioni ad Abdel Amid.

Anche Capo di medicina legale nega di aver deposto
Dopo quella di ieri del Ministero della Giustizia, è venuta la smentita anche del Capo dell'Atorità di medina forense egiziana, HIsham Abdel Hamid, il quale nega di aver comunicato alla Procura di Giza le proprie conclusioni sull'autopsia condotta sul corpo di Regeni, il giovane ricercatore friulano.Abdel Hamid ha sostenuto che la notizia è totalmente "artefatta e priva di verità" riferisce l'agenzia Mena. 

Regeni torturato per una settimana
Torturato per almeno cinque, e forse addirittura sette giorni, ad intervalli di 10-14 ore: nuove indiscrezioni filtrate sull'autopsia egiziana di Giulio Regeni forniscono altri raccapriccianti dettagli del martirio subito dal giovane ricercatore italiano. E soprattutto confermerebbero che chi ha torturato Giulio molto probabilmente cercava di estorcergli informazioni.

Il governo egiziano ha smentito seccamente ma l'Italia, attraverso il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, è tornata a chiedere al Cairo di collaborare "in pieno" con gli inquirenti italiani per scoprire chi furono i torturatori, senza indicare piste "improbabili". "Le ferite e le fratture" riscontrate sul corpo di Regeni sono state provocate in tre "tempi diversi" nell'arco "di circa 5-7 giorni", hanno riferito alla Reuters due fonti della Procura egiziana riportando una presunta deposizione del direttore del dipartimento di medicina legale del Cairo, Hisham Abdel Hamid, che ha condotto l'autopsia.

Le fonti hanno parlato di "intervalli di 10-14 ore", lasciando intendere lunghe - e allucinanti - sedute di tortura: "Questo significa", hanno argomentato, che chi lo torturava lo stava "interrogando per ottenere informazioni". Il ministero della Giustizia egiziano ha negato tutto, definendo le ricostruzioni "destituite di qualsiasi fondamento" e negando in particolare che il capo della medicina legale abbia fatto alcuna deposizione in Procura. Attraverso un assistente del ministro, il dicastero ha messo in guardia da "fonti che vogliono deformare la verità per scopi politici".

Peraltro una fonte del dipartimento di medicina legale, citata venerdì scorso dal sito del quotidiano Al Masry Al Youm, aveva già sostenuto che Regeni era stato torturato "per cinque giorni". E le indicazioni delle fonti Reuters sono tutto sommato in linea con le indiscrezioni circolate sull'autopsia svolta in Italia, di cui peraltro si attendono i risultati ufficiali.

Rilevante appare inoltre un altro dettaglio fornito dal quotidiano egiziano citando "fonti vicine all'accademico": ossia che il telefono di Regeni, staccato dalle 20.25 del 25 gennaio, sera della scomparsa, sarebbe stato riattivato "per qualche minuto" il 26 gennaio ("non posso ne' confermare ne' negare", ha commentato il capo degli inquirenti egiziani, Ahmed Nagy). E' difficile dire se la riaccensione del telefono possa fornire una traccia sul luogo dove si trovava almeno uno dei rapitori il giorno dopo la scomparsa di Regeni.

Manca infatti un reale controllo 'italiano' dell'indagine egiziana: gli investigatori inviati da Roma, secondo quanto si apprende, non hanno ancora loro arrivo e cioè tabulati e celle telefoniche di Regeni ed amici; immagini delle videocamere di sorveglianza della strada dove abitava, dove e' sparito e della metropolitana; i verbali degli interrogatori e i risultati dell'autopsia.

Proprio in queste ore Gentiloni ha ammonito che l'Italia si aspetta "una cooperazione piena, efficace e tempestiva sul terreno investigativo" perche' "sia la famiglia Regeni che la dignità del nostro Paese richiedono elementi certi e seri". "Verificheremo", ha ricordato Gentiloni, le "promesse" fatte dal Cairo a questo proposito.

I media egiziani in questa ricerca non aiutano e, come fatto nelle ultime ore dal pur autorevole quotidiano Al-Akhbar, continuano a veicolare quelli che sembrano chiari depistaggi - come le ombre di attività di spionaggio evocate a proposito del think-tank 'Oxford Analytica' con il quale Regeni collaborava - e dichiarazioni contraddittorie di suoi conoscenti.