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MONDO

Sisma di magnitudo 7.1

Il terremoto in Messico è devastante: "Il bilancio potrebbe sfiorare 1000 morti"

Già 226 le vittime accertate. Decine di edifici crollati nella capitale, anche una scuola: almeno 32 i bambini morti. Si scava senza sosta per estrarre altre persone vive dalle macerie. Quasi 4 milioni di persone sono senza energia elettrica. Nessun italiano tra le vittime. Appello di papa Francesco alla solidarietà internazionale

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Ore difficilissime quelle che sta vivendo il Messico. Si aggrava di ora in ora il bilancio del terremoto magnitudo 7.1 che ieri ha colpito 120 km a Sud di Città del Messico, mentre quasi 4 milioni di persone sono rimaste al buio. 

Il bilancio provvisorio: 226 vittime
L'ultimo bilancio lo comunica il capo del servizio di protezione civile del Messico, Luis Felipe Puente. "Al momento sono riportati 226 morti - 55 a Morelos, 117 a Città del Messico, 39 a Puebla, 12 nello Stato del Messico e tre a Guerrero", ha detto Puente sul suo profilo Twitter. 

Messico, crollo al battesimo: 11 morti tra cui neonato
Una chiesa nello stato messicano di Puebla è crollata durante un battesimo, a causa del forte terremoto di ieri. Lo riferisce la Bbc, specificando che undici persone sono morte. Anche quattro bambini, tra cui il piccolo che doveva essere battezzato. L'edificio, del 17esimo secolo, è crollato nella città di Atzala. Tra i superstiti, il parroco ed il sagrestano. Un'altra chiesa è crollata nella stessa regione, alle pendici del vulcano Popocatepetl, uccidendo 15 persone.
 
Appello del papa alla solidarietà internazionale 
"In questo momento di dolore chiedo di manifestare solidarietà a tutta la popolazione messicana". Questo l'appello lanciato da Papa Francesco in piazza San Pietro nell'Udienza Generale di oggi. "Un terribile terremoto in Messico ha causato numerose vittime", ha detto Francesco. "Preghiamo per le vittime, i feriti e i familiari, e per quanti stanno portando soccorsi", ha esortato rivolto alla folla dei fedeli rivolgendo infine la preghiera alla Vergine di Guadalupe, protettrice dell'intera America Latina.

Il dramma della scuola Enrique Rebsamen: morti 32 bambini
I media locali hanno trasmesso in diretta le drammatiche fasi dei soccorsi all'esterno della scuola Enrique Rebsamen, nella zona di Coyoacan, completamente crollata. Tratti in salvo 14 piccoli,  ma per quattro adulti e almeno 32 bambini non c'è stato nulla da fare.

Ambasciatore Maccotta: nessun italiano tra le vittime
"Per il momento tra le vittime non ci sono italiani", ha detto l'ambasciatore italiano a Città del Messico, Luigi Maccotta, in un'intervista a InBlu Radio, il network delle radio cattoliche italiane, commentando il terremoto che ha colpito il Messico. "Siamo in contatto permanente", ha aggiunto l'ambasciatore Maccotta, "con la rete dei consoli onorari. Le zone più colpite sono quelle del centro e del sud. Questa rete funziona perché riusciamo ad avere notizie in tempi brevi. Ciò che dispiace molto è la morte di tanti messicani. Nonostante tutto il Paese, le autorità e la popolazione danno dimostrazione di grande efficienza e solidarietà".

Panico tra la popolazione
Migliaia di persone terrorizzate, poco dopo le 13 di ieri, si sono riversate in strada per sfuggire agli edifici che si sgretolavano, solo 12 giorni dopo il sisma 8.2 che ha ucciso 98 persone e proprio in occasione del 32esimo anniversario del devastante terremoto, uno dei peggiori del Novecento, che il 19 settembre del 1985 in Messico ha provocato 10.000 vittime. 



Il bilancio potrebbe arrivare a mille morti
La United States Geological Survey (Usgs), l'agenzia scientifica del governo Usa per il territorio, ha stimato che potrebbe arrivare a 1.000 morti il bilancio del terremoto magnitudo 7.1 che ieri è tornato a far tremare la terra in Messico, 12 giorni dopo il sisma 8.2 che ha causato 98 morti. L'Usgs ha lanciato un'allerta "arancione" sulle possibili vittime e "rossa" per l'impatto economico che, è stato spiegato, richiederà una significativa risposta a livello nazionale e internazionale. 



Emergenza nazionale
Soccorritori e volontari stanno lavorando senza sosta per estrarre le vittime dalle macerie. "E' emergenza nazionale", ha dichiarato il presidente Enrique Pena Nieto, attivando anche i militari per i soccorsi. Tutte le scuole sono state chiuse a Città del Messico e negli stati di Puebla e Guerrero. L'aeroporto della capitale, inizialmente chiuso, è stato riaperto solo in serata e sembra non vi siano stati registrati danni. Negli ospedali a rischio crollo sono state ordinate evacuazioni. "Dio benedica la gente di Città del Messico. Siamo con voi e saremo accanto a voi", ha twittato ieri il presidente Donald Trump mentre l'ex presidente Barack Obama, sempre con con un tweet, ha offerto le sue condoglianze inviando "un forte abbraccio a tutti".



Al buio milioni di messicani
In queste ore l'ulteriore emergenza è il collasso della rete elettrica. "Il 40% di Città del Messico e il 60% dello stato di Morelos è senza elettricita'", ha detto in un messaggio al paese il presidente Enrique Pena Nieto. Si tratta di milioni di persone. "La priorità rimane quella di portare soccorso a chi è ancora intrappolato e prestare assistenza medica ai feriti", ha aggiunto, precisando che il sisma "rappresenta una dura e dolorosa prova per il paese".
 


Il terremoto sembra aver provocato anche un'eruzione del vulcano Popocatepetl, nella regione di Puebla, provocando la morte di 15 persone, secondo il governatore Jose Antonio Gali. E' il vulcano piu' attivo del Messico. L'ultima eruzione era stata registrata lo scorso luglio di quest'anno.


Il sisma nell'anniversario del terremoto del 1985
Nella metropoli si erano appena concluse le commorazioni del terremoto del 1985, che provocò migliaia di vittime. "Siamo spaventati. La gente è tutta scesa in strada. Alle 11 c'era stata la cerimonia di commemorazione del sisma dell'85", spiega ala DIRE una residente, contattata telefonicamente. "So che sono crollati vari muri della facoltà di comunicazione dell'Università Anahuac Mexico Norte, mentre in quella di medicina è venuto giù il tetto".






La solidarietà dei leader
Messaggi di solidarietà sono arrivati da tutti i leader sudamericani, a partire dall venezuelano Nicolas Maduro, dal presidente di El Salvador, Salvador Sanchez e dal presidente dell'Honduras, Juan Orlando Hernandez. Il segretario generale dell'Onu,  Antonio Guterres, ha augurato ai feriti e al Paese una veloce ripresa.